Stato laico sulla difensiva, come la Costituzione Italiana

di Claudio Lazzaro - 24/01/2010
INTERVENTO DI CLAUDIO LAZZARO PER LIBERACITTADINANZA ALL'ASSEMBLEA NAZIONALE DI ARTICOLO 21 - ACQUASPARTA 22-23-24 GENNAIO 2010

Per la  Costituzione  Italiana la laicità è “un principio supremo della Stato”. Lo stabilisce l’articolo 4 della sentenza n.203/1989 della Corte Costituzionale.

Il principio di laicità è riaffermato in ben sei articoli della Carta Costituzionale: 2, 3, 7,8,9,19 e 20.

Ma questo principio, come altri presenti nella nostra Costituzione, ancora non è stato attuato.

E l’influenza del Vaticano sulla cosa pubblica tende ad aumentare nel tempo, fino ad essere percepita, dai laici, come una cappa soffocante.

Esempio. Mi capita a volte di stare all’estero senza riuscire a seguire, per un periodo di tempo, la stampa italiana. La prima cosa che mi colpisce, quando sfoglio i quotidiani al mio rientro, è la presenza del Papa, della Chiesa, del Vaticano, insomma dell’autorità religiosa, nei titoli e nelle notizie, che si tratti di cronaca, scienza, politica. Si rimane spiazzati, perché stando all’estero si perde l’abitudine, dal momento che niente di simile accade negli altri paesi, almeno in quelli occidentali.

E badate, non si tratta di un’impressione soggettiva. Ogni tanto i Radicali si divertono a misurare la presenza del Vaticano (Papa e alte gerarchie) nelle edizioni principali dei TG Rai. Poi fanno una conferenza stampa per diffondere le tabelle. Tutte le volte salta fuori che il Vaticano ha tempi di accesso molto più lunghi del Presidente del Consiglio o di quello della Repubblica. Altro dato interessante: la protesta radicale passa nella totale indifferenza. Nessuno vuol dare l’impressione di mettersi contro il Santo Padre. Che, in un clima mediatico di questo tipo, si sente autorizzato e incoraggiato ad affermare esplicitamente “la superiorità della fede sulla conoscenza razionale e scientifica”. Un’idea che il Cardinale Camillo Ruini, Vicario Generale emerito di Sua Santità per la diocesi di Roma, s’incarica di tradurre in politica, quando dichiara che “Lo Stato non deve prevaricare sugli altri poteri”.

Lui si riferisce al potere temporale della Chiesa, ma forse ha ragione in senso lato. Lo Stato italiano non prevarica, patteggia. E’ lo Stato della “trattativa”, come sembrano confermare notizie anche recenti.

Il potere della Chiesa però, nello Stato laico definito dalla nostra Costituzione, dovrebbe essere un potere spirituale. Ecco invece il Cardinal Ruini, che si autodefinisce “un vero animale politico”, fare campagna elettorale, per le prossime regionali, contro la Bonino.

Fece campagna anche contro Badaloni, spostando il voto cattolico verso Storace. Secondo le stime dei sondaggisti, la capacità di spostare voti della Chiesa italiana oscilla tra il 3 e il 5 per cento, che non è moltissimo, ma spesso risulta decisivo.

Un’influenza politica,  quella della Chiesa, esercitata in un clima di pesante ipocrisia. Si spostano voti a favore di governi conservatori, sempre pronti ad appoggiare una parte della dottrina cattolica (limiti alla ricerca scientifica, ai diritti personali, ai comportamenti privati “contro natura”) e sempre pronti, quegli stessi governi, a fare orecchie da mercante quando la Chiesa chiede maggiore umanità nei confronti dei poveri e dei migranti.

Un clima d’ipocrisia in cui ci tocca assistere ai contorcimenti della Lega Nord, che nasce pagana e adesso vuole inserire la croce nella bandiera italiana (lo stesso Tricolore che Bossi, fino a qualche anno fa, incitava a usare in modo improprio).

Di fronte a queste ipocrisie la Chiesa tace: sembra pensare più a interessi di bottega che alle questioni di principio. Peccato, perché Gesù, quello del Vangelo (un testo che a sua volta cerca ancora attuazione), è un provocatore, sempre pronto a stanare le contraddizioni.

Ma - dobbiamo chiederci - questa mancata attuazione del principio di laicità sancito dalla Costituzione, che cosa comporta per la nostra vita di tutti i giorni?

Non c’è solo il tentativo di fare marcia indietro sull’aborto, cioè sul diritto a una procreazione consapevole. C’è la volontà, da parte della Chiesa, attraverso la sua influenza politica, di condizionare la nostra vita nelle sue scelte più intime, personali, a volte dolorose. Penso alla questione del testamento biologico.

O all’impossibilità di fare la diagnosi preimpianto per le coppie portatrici di una gravissima malattia genetica, che non vogliono trasmetterla ai figli. Con il sottosegretario al ministero della Salute, Eugenia Roccella, un’ex radicale passata alla destra cattolica, che dichiara: “Il desiderio di maternità non può trasformarsi in diritto, e in particolare in diritto al figlio sano”.

Non si riesce nemmeno a far passare, a causa della crociata del quotidiano dei vescovi, una leggere che riconosca la libertà di conservare le cellule staminali presenti nel cordone ombelicale. Una pratica di prevenzione terapeutica attuata senza limiti in tutti i paesi occidentali.

Ed è impossibile far passare una campagna pubblicitaria che trasformi il preservativo in un oggetto disponibile, diffuso, positivo, spiritoso. Che lo faccia insomma diventare di moda tra i giovani. Salvo poi scoprire, con ipocritissimo stupore, da una lettera al Corriere della Sera di una ragazzina della buona borghesia, che anche i ragazzi perbene diventano sieropositivi.

Il clima in Italia è cambiato, da quando un cattolico di ferro, come il Presidente emerito Oscar Luigi Scalfaro, ci schierava in difesa della laicità dello Stato e infervorandosi ribadiva: “A me, la laicità dello Stato, l’hanno insegnata i preti”.

Adesso il laico viene chiamato “laicista”, cioè si sovrappone a un’idea buona, direi sacrosanta, una connotazione negativa. Un po’ come hanno fatto gli inventori del termine “giustizialista”.

Questa connotazione negativa è stata introiettata perfino a sinistra. Sarà un caso, ma uno dei leader del partito democratico, Marrazzo, dopo aver sperperato denaro e credibilità, assestando un duro colpo alla sua parte politica e alla Regione, non ha chiesto scusa ai cittadini o ai suoi elettori. No. Ha chiesto scusa al Papa.

Anche lui, come la Chiesa, dovrebbe attenersi alla parola di Cristo, che è molto chiara su ciò che divide le responsabilità politiche dall’osservanza del culto: “Date a Cesare quello che di Cesare e a Dio quello che è di Dio”.

Chissà, forse Gesù era laico. Di sicuro essere laici non vuol dire essere contro la religione. Personalmente, da laico, mi considero abbastanza religioso. Credo che la ricerca di Dio faccia parte della nostra vita. Siamo tutti figli alla ricerca di un Padre (o di una Madre). Credo che anche la ricerca scientifica sia ricerca di Dio: capire cosa siamo e da dove veniamo. Se Dio ci ha dato un cervello lo dobbiamo usare.

Essere laico vuol dire coltivare l’arte del dubbio: è faticoso, ma è ciò che fa progredire il mondo. Le certezze dogmatiche sono consolatorie, possono per un momento salvarti dal doloroso spaesamento, dalle sfide della modernità, ma alla fine sono certezze che uccidono, perché portano giù, nel pozzo scuro, nel fanatismo.

 

                                                                                                           Claudio Lazzaro

 

 

 

 

18 novembre 2011
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