Berlusconi sempre

di Vittoria Pagliuca - Liberacittadinanza - Roma - 31/03/2009
Ce lo avevano detto, ce lo avevano ripetuto mille volte. Dopo l’11 settembre 2001 niente sarebbe stato come prima. Invece non è vero. Berlusconi c’era allora e c’è anche adesso

Crollano torri, gli tsunami sommergono i continenti, le crisi economiche divorano i capitali, ma lui è ancora qui.  Ora, a dire il vero, lui c’è “di più”. 

Domenica è stato incoronato, in modo assolutamente democratico, padrone e signore del suo partito personale. Signore e padrone dei suoi sudditi.  Pare che avesse chiesto al Duomo di Monza di prestargli la Corona Ferrea e al Papa di fare un salto alla Nuova Fiera di Roma. Niente da fare. Sembra che quelli del Duomo si siano messi a ridere e che Benedetto XVI fosse troppo stanco per le contestazioni sui preservativi. 

Ma una cosa è certa: il Cavaliere non riuscirà mai ad essere “padrone e signore” di quelli ai quali nessun Giucas Casella riuscirà a far intrecciare le dita, nessuna Vanna Marchi venderà il sale da cucina a peso d’oro e nessun imbonitore  venderà mai finti tappeti persiani. E dopo undici mesi di governo, o meglio di spot pubblicitari, quella metà degli italiani che ha i cucchiaini da caffè belli dritti, senza curvature perché è immune dall’influenza di qualsiasi illusionista, è stanca. E inizia a ribellarsi. Per fortuna. L’ultima carta, quella fasulla, da illusionista, il nostro dux-mago, che segue al dux-operaio,  al dux-capostazione, per incantare e accalappiare la mente di quelli che vengono definiti moderati (come se noi fossimo pericolosi estremisti), abracadabra, l’ha fatta uscire dal cilindro del fido Calabrò: è un ddl che sembra una Dat (tradotto: il testamento biologico), ma non lo è. Perché è una dichiarazione che non conta niente.

 Saremo alimentati e idratati forzatamente anche se avremo detto “no” nel pieno esercizio delle nostre facoltà mentali.  Questi novelli Torquemada resistono al sentimento della pietà “cristiana”. Anche se si dichiarano cristiani. Godono nel vederti imbottito d’aghi come un puntaspilli dove sono attaccati mille tubicini, pur sapendo che nessuna linfa vitale potrà mai scorrere in quei serpentini di plastica. Non riesco ancora a capire come faccia l’altra metà degli italiani, quella che ha votato per il centro-destra, dei 730 che fanno impallidire quelli degli insegnanti per quanto sono “poracci”, a fingere così bene che questa dat sia una buona legge.  Perché è così che ti dicono se chiedi, ufficialmente, la loro opinione ai populisti della libertà. 

Non mi quadra. Com’è possibile che all’80% degli italiani non piaccia questo ddl? Bricconcelli. Allora dobbiamo presumere che anche loro, i populisti di cui sopra, zitti zitti, mettendo una mano sulla cornetta del telefono per camuffare la loro voce, abbiano risposto al sondaggista di turno “no, per carità, questo ddl è una schifezza”. O no?

Dicevamo però che molti italiani sono stanchi e reagiscono.  E tra questi italiani ci siamo noi di Liberacittadinanza – rete girotondi e movimenti.  Non ci camuffiamo. Questo ddl non ci piace e lo riteniamo anticostituzionale.  Perché l’Italia, per chi non lo ricordasse - vero “Sig. Vaticano”? - è uno stato laico e quindi rifiuta i “suggerimenti” della Chiesa e perché l’art. 32 della “santa” Costituzione dice che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Inoltre, la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. L’abbiamo detto forte e chiaro anche il 25 marzo, nel sit-in a Piazza Navona.

E’ stato il primo giorno di clima accettabile, dopo settimane in cui, anche il cielo non ha smesso di piangere. E lo capiamo benissimo. C’erano un medico e un notaio (molto somigliante - guarda caso - al senatore Ignazio Marino) e che in circa due ore, udite udite, ha autenticato più o meno  150 Dat. Come in tutti i sit-in, la gente non era ferma. Salvo quando ha parlato Pancho Pardi sulla mitica scaletta a tre gradini dei vecchi “Girotondi”: silenzio assoluto. Tutti si sono messi in fila come alla Posta, magari a casaccio, ma non ho sentito nessuno dire “c’ero prima io”. No, erano tutti amici, uniti dalla rabbia per il ddl che il Senato stava per approvare e da una grande voglia di dire “io sono mia/o”. La presenza di Gianfranco Mascia, amico carissimo di tante battaglie politiche, è stata graditissima. Trovate le sue interviste sul sito  tv.verdi.it e http://www.unirelasinistra.net/2009/03/25/la-diretta-del-presidio-al-senato-contro-la-legge-sul-testamento-biologico/. Qualche turista ci ha chiesto di cosa si trattasse. Noi, con il nostro francese (e inglese) un po’ così, abbiamo accennato una spiegazione. Quando non ci riuscivamo, bastava dire “no Berlusconi”. Chissà perché, hanno capito al volo.

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