Caro Pierluigi Bersani,
leggo
su tutti i giornali, da mesi ormai, la Sua probabile vittoria come
premier candidato dal centrosinistra alle prossime, ormai imminenti,
elezioni politiche, e non posso sinceramente che augurarglielo ed
augurarmelo, specie a fronte del profilarsi all'orizzonte dell'ennesima
candidatura di una vecchia e nefasta conoscenza degli italiani, Silvio
Berlusconi, artefice del disastro economico-finanziario,
politico-istituzionale e etico-morale in cui è precipitato il Paese in
questi ultimi anni. Un sisma che ha divorato dall'interno l'economia, ma
anche l'anima del Paese. Un Paese che rischia di restare per sempre
senza anima e senza futuro, futuro che pertanto potrebbe essere fra
qualche mese nelle Sue mani. Cosa che, da una parte, mi rasserena per i
rischi che pesano sull'altro piatto della bilancia, ma che, dall'altra
parte, non mi tranquillizzano del tutto.
E sa perché, pur avendo
stima della Sua persona e pur essendo certo della Sua buona fede, non
mi sento né tranquillo né tranquillizzato? Perché, al contrario, di
molti italiani, ho esercitato in questi anni di rimozione, il vizio
della memoria. Che non è solo un vizio, è anche un gusto. Il gusto della
memoria, che ti consente di sentire la storia, di apprezzarla, di farne
un'esperienza ed una ricchezza. Ebbene, esercitare il gusto della
memoria mi consente di sentire anche il retrogusto amaro della
delusione. La delusione delle tante occasioni mancate, le tante
occasioni che altre coalizioni di governo di centrosinistra hanno
perduto negli anni passati, appena giunte alla prova del fuoco. Quando
si trattava di cambiare l'Italia, di imprimere una svolta ad un Paese, a
volte stanco e sfiduciato, ma ugualmente pronto, generosamente, a
credere nel cambiamento. Una fiducia nel cambiamento troppe volte
frustrata anche dall'incapacità che, per ragioni che sarebbe inutile
esaminare qui ed ora, il centrosinistra ha dimostrato in passato proprio
su questo terreno cruciale, quello del suo dna quale forza di
progresso.
Io sono un cittadino ed un magistrato. Non rappresento
nessuno se non me stesso, ma ho la fortuna di portare con me, in Italia
come in Guatemala, un bagaglio di valori, idee e principi, che ritengo
di condividere con molti italiani, i tanti "partigiani della
Costituzione" che per fortuna affollano ancora ogni angolo del nostro
territorio nazionale. E che, sconsiderati o appassionati che siano,
credono ancora nella possibilità di cambiare in meglio il nostro Paese.
E
quindi mi rivolgo a Lei, con l'umiltà ma anche con l'autorità che mi
deriva da questo duplice ruolo di cittadino "partigiano della
Costituzione" e di magistrato che discende da una generazione di uomini
di Stato che hanno dato un contributo, anche di sangue, alla lotta
contro i poteri criminali, per la giustizia e l'eguaglianza di tutti gli
italiani, e quindi alla crescita della democrazia. E' solo in virtù di
questo che mi permetto di porLe anche alcune questioni ed interrogativi a
cui spero vorrà rispondere, non a me, ma agli italiani indecisi ancora
se votarLa come futuro premier.
Perché dico che l'Italia sta
diventando un Paese senz'anima? Perché l'anima del Paese è la sua
Costituzione, specie in un caso come il nostro, dove la carta dei
principi fondamentali è densa di così tanti valori promotori di "diritti
progressisti". E questa Carta dei Valori e dei Principi troppe volte è
stata sfregiata, mortificata, umiliata. I cittadini sono più poveri di
diritti, a partire dal principio dei principi, a fondamento di tutti gli
altri in uno Stato democratico, il principio di eguaglianza, che
necessita di essere ripristinato, formalmente e sostanzialmente. E per
ripristinarlo occorrono alcuni provvedimenti urgenti, che dovrebbero
essere i primi da approvare da una coalizione governativa che voglia
davvero cambiare le cose. A cominciare dalle leggi ad personam, che a
decine sono state approvate negli ultimi anni. Un'intollerabile
legislazione di privilegio che ha creato praterie di impunità per i
potenti, ma soprattutto ha mortificato il principio di eguaglianza dei
cittadini.
Le chiedo, la maggioranza da Lei guidata vorrà
abrogare, tutte, senza esclusione alcuna, le leggi ad personam fino ad
oggi approvate? Ed ancora, per parlare ancora del diritto penale,
materia che mi è più congeniale per la mia passata esperienza, nel
diritto anglosassone c’è un reato molto grave, l'ostruzione della
giustizia, ampiamente praticata, e con successo, nel nostro Paese.
Perché non introdurla anche in Italia, con pene altrettanto severe, così
ampliando la figura attualmente vigente, ma inadeguata, dell'intralcio
alla giustizia?
E perché non punire, finalmente, il mercato dei
voti fra candidati in campagna elettorale e mafie e lobby illegali di
ogni tipo e genere? Cominciando col sanzionare seriamente lo scambio
elettorale politico-mafioso, oggi solo apparentemente punito
dall'attuale formulazione dell'art.416-ter del codice penale, che invece
è garanzia di impunità? E perché ancora ignorare l'incriminazione
dell'autoriciclaggio che consente ai colletti bianchi riciclatori di
professione di farla franca?
Ho fatto solo degli esempi minimi,
ma c'è da affrontare il tema più importante del nostro Paese dentro una
crisi profonda, etica ed economica. Due aspetti niente affatto
indipendenti. Un Paese senza un'etica e senz'anima, come ho detto prima,
un Paese senza passione, non può uscire dalla crisi dove si trova. Una
crisi che perciò rischia di divenire un coma irreversibile, che non può
essere curato da un medico dalle ottime cognizioni tecniche ma che,
privo di passione per la giustizia e l'eguaglianza, può essere disposto,
come l'attuale Premier Monti, a salvare una parte dell'organismo
lasciando andare in cancrena gli organi ritenuti "meno nobili", i deboli
ed i senza diritto che in Italia oggi sono sempre più poveri e meno
tutelati.
Bisogna cambiare pagina. E se si vuole la crescita
dell'economia bisogna attaccare, alle radici e senza tregua, l'economia
dell'illegalità, perché il "sistema Italia" è strangolato da mafie e
corruzione, la vera palla al piede, la zavorra che impedisce alla nostra
economia di crescere. Che respinge gli investitori esteri, che
penalizza gli operatori economici puliti, che priva i lavoratori dei
loro diritti. Solo se il prossimo Governo, caro Bersani, riuscirà
davvero ad uscire dalla logica della convivenza col sistema
politico-economico della illegalità, si potrà imprimere una spinta per
la crescita.
Premiare l'economia della legalità e confiscare i
patrimoni illeciti, tutti ed in fretta. I patrimoni della mafia e dei
colletti bianchi suoi complici. E le ricchezze dei corrotti. Restituire
il maltolto all'Italia della legalità. Non attraverso belle
dichiarazioni di principio, ma attraverso provvedimenti concreti che
ripristinino ciò che è stato distrutto negli anni della rottamazione
berlusconiana del diritto penale e che costruiscano un diritto
propulsivo dei diritti e della crescita economica nella legalità. Anche e
non solo attraverso aggiornati strumenti operativi e legislativi dentro
nuovi testi unici normativi, antiriciclaggio e antimafia.
Insomma,
c'è molto da fare e si può fare. Si può cambiare l'Italia. Si possono
creare le premesse per un autentico rinnovo della classe dirigente,
recidendone i legami col sistema criminale integrato delle mafie e della
corruzione che ha schiavizzato e sfruttato il Paese. Occorre una nuova
Liberazione. La liberazione dalle cricche, dalle caste e dalle mafie. Lo
potrà e lo vorrà fare davvero la compagine governativa che vuole
guidare, caro Bersani, al contrario di quanto non si sia fatto in
passato?
Abrogare le leggi del privilegio. Introdurre il reato di ostruzione alla giustizia. Premiare l'economia della legalità. Confiscare i patrimoni illeciti. Solo così l'Italia potrà liberarsi da cricche, caste e mafie. Lo potrà e lo vorrà fare davvero la compagine governativa che vuole guidare, caro Bersani, al contrario di quanto non si sia fatto in passato?