Chi difende la Magistratura?

di Francesco Baicchi - 12/03/2013
La gazzarra organizzata dal PDL non può essere fatta passare come semplice 'espressione di dissenso', e non sarebbe stata giustamente tollerata se messa in atto da studenti o lavoratori

ll Presidente della Repubblica Napolitano, nonostante la clamorosa contestazione nei confronti di uno dei 'poteri' dello Stato messa in atto dai parlamentari del PDL davanti e dentro il Tribunale di Milano, ha ritenuto di dover incontrare i responsabili di questa manifestazione che può essere considerata quanto meno al limite della eversione, anche alla luce della contemporanea minaccia 'aventiniana'.

Certo a molti manifestanti non mancavano i motivi di risentimento verso i Magistrati, specialmente ai molti inquisiti e/o condannati che in un paese serio non sarebbero stati candidabili.

Il comunicato emesso dalla presidenza dopo l'incontro parla di 'vivo rammarico per il riaccendersi di tensioni e contrapposizioni tra politica e giustizia' e di 'appello a un comune e generale senso di responsabilità'. Un po' poco, mi sembra.

Direi che manca quella inequivocabile condanna e il richiamo al rispetto delle regole democratiche che, solo, avrebbe giustificato l'incontro.

Anche se viene ribadita l'impossibilità per il Capo dello Stato a interferire sulle decisioni della Magistratura, la lettura del comunicato lascia l'impressione di una equidistanza impossibile fra i giudici che, nonostante siano costretti ad operare nelle condizioni difficilissime cui il ventennio berlusconiano li ha ridotti, continuano a fare il loro dovere e un gruppo di manifestanti, persone designate (e non elette) al Parlamento, comprensibilmente disposte a tutto per difendere gli interessi del loro benefattore.

Appare poi seriamente preoccupante l'annuncio finale di un incontro con il Comitato di Presidenza del CSM, quanto meno contraddittorio con le premesse. Se l'argomento fosse proprio relativo ai procedimenti cui Berlusconi cerca affannosamente di sottrarsi da anni con mezzi che ormai hanno superato la soglia del ridicolo, non sarebbe questa una indiretta interferenza?

L'amministrazione indipendente della giustizia e l'eguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge costituiscono i fondamenti irrinunciabili di una democrazia e la loro violazione è sufficiente, al contrario, a connotare come autoritario qualunque regime. L'attuale difficilissima situazione in cui il nostro Paese si trova alla luce dell'esito elettorale non può certo giustificare indulgenze in tal senso, che non potrebbero che peggiorare il clima generale.

Proprio per questo sorprende il silenzio o, nel migliore dei casi, il sommesso mormorio di dissenso con cui, fino al momento in cui sto scrivendo, le altre forze politiche hanno reagito a una azione di questa gravità.

Ancora una volta dobbiamo rifarci ai comunicati di Antonio Ingroia per Rivoluzione Civile e alla dichiarazione del M5S, che ha annunciato che voterà per la ineleggibilità di Berlusconi e contro richieste di immunità, per trovare prese di posizione esplicite nei confronti di un fenomeno degenerativo che mina da anni la credibilità delle nostre Istituzioni.

Eppure il rischio di ingovernabilità che stiamo vivendo, con il possibile ulteriore aggravarsi della crisi, è diretta conseguenza del mancato rispetto del dettato costituzionale e della tolleranza, purtroppo trasversale, verso comportamenti inaccettabili e la continua violazione delle norme da parte di una 'casta' che ha ormai perso totalmente ogni prestigio.

La gazzarra organizzata dal PDL non può essere fatta passare come semplice 'espressione di dissenso', e non sarebbe stata giustamente tollerata se messa in atto da studenti o lavoratori.

Non ci rimane che sperare che si sia trattato solo di un passo falso di quanti hanno il dovere istituzionale di difendere e mettere in atto quanto previsto dalla Costituzione, e che venga quanto prima smentita l'ipotesi di una 'legislatura costituente', che dovrebbe attentare proprio alle norme che sino a oggi ci hanno difeso dai tentativi di concentrare in poche mani di tutti i poteri, annullando i meccanismi di garanzia e di controllo.

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