Chiesa cattolica e omosessualità: la grande bugia

di Samuele Bartolini - 12/04/2010
Mentre infuria il turbine di accuse sulle migliaia di abusi che i preti cattolici hanno fatto nei confronti dei bambini di mezzo mondo, vorrei aprire un altro capitolo di discussione: quello su chiesa cattolica e omosessualità.

Mentre infuria il turbine di accuse sulle migliaia di abusi che i preti cattolici hanno fatto nei confronti dei bambini di mezzo mondo, vorrei aprire un altro capitolo di discussione: quello su chiesa cattolica e omosessualità.
Anni fa il quotidiano “La Repubblica” pubblicò un articolo in cui si raccontava di un questionario che era stato fatto circolare fra i sacerdoti. Il formulario non obbligava il rispondente a dare le proprie generalità, era in forma anonima. Questo a garanzia di una maggiore libertà nella risposta, ma anche, probabilmente, in una funzione solo statistica delle risposte che sarebbero state raccolte. Nel bouquet delle domande rivolte a chi veste l'abito talare, ce n'era una che andava diretta al punto: chiedeva al prete se aveva tendenze omosessuali, se provava attrazione verso le persone dello stesso sesso. “La Repubblica” rivelò che il 60% di chi aveva risposto, aveva detto: “Sì”.
Certo. Non mancava chi aveva saltato la domanda rifiutandosi di rivelare forse cose non confessabili anche dietro il velo dell'anonimato. Ma oltre la metà dei rispondenti si era espressa liberamente con un “sì, ho tendenze omosessuali”. Ora, se a chi scrive la memoria non inganna, la notizia che più della metà dei sacerdoti dichiarava di essere gay non ebbe un gran seguito nell'opinione pubblica (son passati almeno dieci anni). Ci furono delle proteste, sì, ma poi non se ne parlò più. La cosa scomparve.
Interrogati con discrezione sugli omosessuali, alcuni prelati, anche se a mezza voce, lo ammettono. Si presentano sulla soglia delle sacrestie, bussano alle porte dei seminari di santa romana chiesa. Sono ragazzi che vanno in cerca di un riparo. Fuori vivono un forte disagio, la società non li accetta e chiedono il permesso di entrare. E la chiesa che fa? Li accoglie, li fa studiare, gli riempe la testa di dogmi, canti e preghiere, mentre di notte loro s'intrufolano nelle camere dei compagni di studi e dopo qualche anno vanno a cantar messa vestiti di nero nelle parrocchie. La loro diversità è una mescola. La confondono con la chiamata di Dio. O magari c'entra anche Dio. Chi lo sa. Nessuno lo può sapere davvero. Su questo, però, gratta maligna l'ipocrisia. Entri in chiesa e ti ritrovi ad ascoltare il sacerdote che, durante una funzione religiosa, lancia dal pulpito strali contro l'omosessualità a una sparuta platea di fedeli. O leggi, magari, di nette prese di posizione della gerarchia cattolica contro l'omosessualità. Ma se sono poi gli stessi sacerdoti che si dichiarano gay? Se è la chiesa stessa che fa da ombrello a ciò che in pubblico denuncia come sodoma? Perché, allora, non ammettere l'enorme bugia e lasciare che la questione venga discussa alla luce del sole?

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