Contro l'editto bulgaro permanente

di Liberacittadinanza - 11/09/2009
Se non vogliamo avallare con la nostra inerzia e la nostra indifferenza questa delegittimazione permanente di ogni voce fuori dal coro che ci racconta semplicemente dei fatti, abbiamo l’opportunità e la possibilità di farlo il 19 settembre a Roma.

Perché mobilitarsi ancora una volta per la libertà di Informazione, perché chiedere ancora una volta a molti cittadini, ormai comprensibilmente stanchi e delusi, dopo anni di mobilitazione a difesa dello stato di diritto e dei più elementari diritti a fondamento delle democrazie liberali, di andare ancora in piazza per chiedere che trovi applicazione il diritto di essere informati e il dovere di informare da parte dei giornalisti della carta stampata e delle tv?

Ormai le espressioni conflitto di interessi, monopolio e/o duopolio televisivo, autocensura, pensiero unico, monocultura berlusconiana, non sono più in grado di spiegare adeguatamente il “caso italiano”, o il paese di papi, la “Roma che brucia” secondo le immagini che dominano la stampa internazionale.

L’assuefazione, il disinteresse, il senso di impotenza o di rassegnazione fanno ormai da filtro opacizzante a ciò che sta avvenendo; la inadeguatezza o purtroppo spesso la contiguità con il potere berlusconiano nella gestione delle pratiche politico-affaristiche del maggiore partito di opposizione hanno acuito il sentimento di frustrazione e di esclusione di un numero sempre maggiore di cittadini.

Bisogna però essere consapevoli dell’elementare verità che qualsiasi possibilità di cambiamento e di inversione di tendenza rispetto ad un inabissamento progressivo del paese ad un ritmo vertiginoso, giorno dopo giorno, ci sarà forse, solo se non verranno ridotte al silenzio le voci che ancora si ostinano a raccontare i fatti.

E’ bastato che il direttore di un giornale che per quindici anni ha sostanzialmente appoggiato Berlusconi, desse almeno in parte voce all’imbarazzo e al disagio dell’elettorato cattolico davanti alle imprese epiche dell’ utilizzatore finale, perché il Giornale personale del premier si sbarazzasse dell’ “incauto” direttore con modalità e tempistica semplicemente squadristiche, a concreta dimostrazione che “c’è un confine del proibito che si sposta e si allarga continuamente” come ha sottolineato Michele Santoro che a due settimane dalla partenza di AnnoZero ha le troupe ferme perché i contratti non sono stati ancora firmati.

Quel che resta del servizio pubblico è in via di spedita “normalizzazione”; per la direzione di Rai 3 si fa sempre più insistente il nome di Minoli affiancato da Mentana al TG 3; il TG1 è saldamente presidiato da un direttore, Augusto Minzolini che garantisce quotidianamente la sterilizzazione delle notizie che non contribuiscono a consolidare la popolarità di chi lo ha insediato; Milena Gabanelli rischia di ripartire in ottobre senza tutela legale per Report , nonostante che la redazione abbia vinto tutte le 30 cause che le sono state intentate.

Forse non è un caso nemmeno l’ostracismo ribadito nei confronti di Marco Travaglio ad AnnoZero per il semplicissimo motivo che come ha detto Santoro “Travaglio è il simbolo della persistenza di una censura verso tutti quelli (Guzzanti, Luttazzi, Grillo..) banditi dalla TV” ed è forse questa la migliore riprova che “L’editto bulgaro non è mai finito, è diventato legge della comunicazione in Italia”.

Se non vogliamo avallare con la nostra inerzia e la nostra indifferenza questa delegittimazione permanente di ogni voce fuori dal coro che ci racconta semplicemente dei fatti, abbiamo l’opportunità e la possibilità di farlo il 19 settembre a Roma.

A questo punto non crediamo sia il momento di porsi troppe pur legittime domande sul perché per troppo tempo siamo stati considerati “demonizzatori” da evitare con molta cura, anche da parte di chi, in extremis, da Noemi in poi, si è fatto protagonista di una martellante campagna antiberlusconiana come se avesse incontrato il vero Berlusconi sulla via di Casoria.

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