Di corsa verso il baratro

di Franceco Baicchi - 10/04/2010
Berlusconi intende mantenere l'attuale legge elettorale (incostituzionale) che prevederebbe il turno unico e la elezione contemporanea del Presidente della Repubblica e del Parlamento, quindi i Deputati sarebbero di fatto dipendenti dal leader.

Berlusconi ha finalmente enunciato la sua idea di 'riforme istituzionali'. Nessuna sorpresa, ma solo la conferma che siamo ormai vicinissimi al baratro.

E, come al solito, la verità è nascosta da una cortina di balle.

Il riferimento al 'semi-presidenzialismo alla francese' costituisce un evidente tentativo di trovare un modello già esistente e funzionante. Ma la proposta di Berlusconi è completamente diversa.

C'è l'elezione del Presidente della Repubblica (con maggiori poteri) a suffragio universale, ma la fondamentale diversità, che farebbe del modello italiano una pura e semplice dittatura, è nel metodo elettorale .

Il metodo francese prevede turni elettorali separati per il Presidente e il Parlamento, e un possibile doppio turno con l'esplicito ricorso a patti di 'desistenza' per la seconda votazione. Questo garantisce la sopravvivenza del pluralismo delle forze politiche e può consentire la formazione di maggioranze non omogenee con quella presidenziale.

D'altronde anche per lo stesso Presidente, che deve rappresentare la maggioranza assoluta dei votanti, può essere necessario ricorrere al ballottaggio, e in questo caso è evidente che la formazione della maggioranza consente una dialettica che coinvolge tutte le forze politiche. Chi non ricorda il ringraziamento di Chirac alla sinistra che senza contropartite lo votò contro LePen?

Berlusconi invece intende mantenere l'attuale legge elettorale (incostituzionale) che prevederebbe il turno unico e la elezione contemporanea del Presidente della Repubblica e del Parlamento. Quindi i Deputati sarebbero di fatto dipendenti dal leader, la maggioranza sarebbe monoliticamente omogenea al Presidente e la Camera non potrebbe svolgere alcuna funzione di controllo sull'operato del Governo.

Con il turno unico, inoltre, il Presidente potrebbe (come è accaduto nel 2008) essere eletto solo da una maggioranza relativa (cioè una minoranza degli elettori) che prevarrebbe su una maggioranza divisa o in parte astensionista.

Per chi, grazie al proprio potere economico e al quasi monopolio dell'informazione, può pesantemente influenzare l'opinione pubblica in senso plebiscitario si tratterebbe di una situazione di estremo vantaggio e di una vittoria certa.

E chi, dalla opposizione, pensasse di approfittare di questa opportunità per arrivare al tanto desiderato bipartitismo e garantirsi per qualche anno ancora qualche posizione di potere non sarebbe meno antidemocratico e colpevole, oltre che miope.

Di fronte a questa oscena prospettiva è necessario mobilitarsi, senza distinzione di appartenenza, per pretendere che l'opposizione non accetti di avviare trattative che non potrebbero che modificare aspetti marginali del meccanismo e finirebbero col legittimare quello che invece è un attentato esplicito alla democrazia.

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