DISUNITA' D'ITALIA

di Lino D’Antonio Napoli - 30/07/2009
I professori, per poter lavorare, devono affrontare un test sul dialetto in uso nel luogo dove intendono insegnare

“I professori, per poter lavorare, devono affrontare un test sul dialetto in uso nel luogo dove intendono insegnare”. L’antifona è chiaramente rivolta ai docenti meridionali, migranti il più delle volte, per necessità. E’ questa l’ultima boutade della “Lega Nord”, la quale in Commissione Cultura ha proposto il suddetto emendamento.

Poi, puntuale come sempre è arrivata la smentita del capo – gruppo leghista alla Camera, Cota, che appare peggiore della iniziale enunciazione.

Pare di capire dall’infelice ed aggrovigliata esposizione dell’esponente leghista, che i professori debbano mostrare titoli accademici, rilasciati da Università non compiacenti. Vista la “classifica”, stilata dal Ministro Gelmini, appare chiaro che gli Atenei virtuosi sono tutti al Nord, mentre al Sud proliferano “scuole ed università senza alcun titolo valido e credibile”. Per la qual cosa, è automaticamente precluso del tutto l’insegnamento a professori provenienti dal Mezzogiorno d’Italia.

A questo punto sarebbe il caso di soffermarsi sulla pericolosità di simili proposte, che generano allarme, divisioni e discriminazioni. Ma sarebbe anche l’occasione per ricordare ai leghisti che l’asse portante dello Stato Italiano è retto da meridionali. Siano essi Giudici, Presidi, Questori, Prefetti, Cancellieri, Maestri, Professori, Pompieri, Carabinieri, Poliziotti, Medici, Scienziati,  Professionisti vari ecc..

Comunque la “Lega Nord” non straparla in questo caldo luglio, ma persegue un lucido disegno politico, basato proprio sulla presenza di un ricco e racchiuso in se stesso Nord ed un poverissimo Sud. E per attuare questo nefasto progetto, a spese di una parte consistente del Paese, ha davanti a sé un’autostrada libera, concessagli dalla debolezza politica di Berlusconi, che ha quindi, urgenza di Bossi come l’aria che respira. E si verifica il paradosso di un movimento localistico e ben delimitato, con in più vocazione secessionista e xenofoba, privo di rappresentanza al Sud, che spadroneggia su tutto il territorio nazionale, occupando importanti dicasteri nel governo centrale.

Forse avremmo dovuto fare noi meridionali ben altri esami a quegli “imprenditori” settentrionali, che, attraverso lunghi anni, venuti quaggiù, hanno usufruito dei fondi della Cassa del Mezzogiorno, per impiantare fabbriche mai sorte o mai in funzione. Rubando quest’ultimi letteralmente fondi destinati allo sviluppo del Mezzogiorno. Un continuo latrocinio ed anche la beffa criminale dell’invio dal Nord alle nostre plaghe dei rifiuti tossici, con danni incalcolabili per l’ambiente e le persone, in combutta con organizzazioni malavitose locali.

Ma bando alle ripicche, che potrebbero dar vita ad una nostra lista interminabile di soprusi subiti e soffermiamoci al presente non esaltante ed al ruolo subalterno, al quale siamo destinati come Meridione dalla destra al potere. Fagocitante essa, ma non proponente o risolutiva.

Anche se qualcosa sembra agitarsi all’interno della compagine governativa riguardo al Sud, non appaiono chiari quali siano i termini dello scontro e che cosa sia realmente in palio. Se fette di potere personale o la voglia di alcuni settori della destra di sottrarre spazi di manovra alla “Lega Nord”.

Qualsiasi siano i fatti, in presenza di uno scenario generale per niente confortante, c’è da prendere atto che mai la Repubblica era pervenuta ad un livello così infimo. Con le Istituzioni degradate al ruolo di “osterie da strapaese”, ritrovo abituale di gradassi un po’ alticci e dove si fa a gara a spararla più grossa. Mentre il Paese langue e viene di continuo sfregiato ed umiliato.

E agli interessi del Sud chi ci pensa? Un minimo di logica porta a pensare che difficilmente possa essere la destra e nello specifico il “berlusconismo”, alleato indissolubile del “leghismo nordista”, a contribuire al riscatto ed alla rimonta del Mezzogiorno d’Italia.

A questo punto necessitano più che mai l’impegno civile, una maggiore presa di coscienza da parte dei cittadini meridionali. Ed una disamina attenta su quello che realmente sta accadendo oggi nel nostro Paese.

Ma è soprattutto la politica, quella vera (e mi riferisco in particolare alla lungimiranza e sapienza politica di Bassolino), contrassegnata dall’onestà di intenti, dalla sobrietà comportamentale e dalla capacità di elaborare strategie degne e foriere di risultati tangibili, la quale non può tardare ulteriormente ad agire per il Sud.

Siamo ormai ad un punto di non ritorno, in cui non sono più consentite le roboanti enunciazioni ed il vuoto dolersi.


Post Scriptum: Ricorrono nel 2011 i 150 anni dell’Unità d’Italia. Esiste un comitato ad acta per le celebrazioni e di cui fa parte Carlo Azeglio Ciampi, che lamenta la mancanza di progettualità a riguardo. Quasi fosse cosa non sentita e solo formale per il governo in carica.

Giuste le rimostranze del Presidente Ciampi, il quale minaccia le dimissioni dal suddetto organismo, in quanto, giorno dopo giorno, va in onda nel Paese la “Disunità d’Italia”, ad opera di Bossi, Berlusconi & soci, fiancheggiati da media compiacenti.

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