Se Scajola si è dimesso da ministro dopo aver
scoperto che gli era stata comperata una casa “a sua insaputa” per il
sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega
al Federalismo Aldo Brancher – con un curriculum giudiziario di tutto rispetto – ieri il premier ha pensato bene di “costruire” un ministero ad hoc:
attuazione del Federalismo. Un dicastero senza portafoglio ma non senza
costi per un bilancio pubblico che non gode di buona salute visti i
sacrifici chiesti con la manovra. E un ministero triplo visto che di
federalismo si occupano già Calderoli e Bossi e di rapporti con le Regioni Fitto. “Solo una moltiplicazione di poltrone e dei costi della politica” attacca il Pd Claudio Martini.
Seppure ci sia chi giura che si tratta di un ministero di transizione
che presto verrà accorpato a quello dello Sviluppo economico, in quanto
secondo il teorema-Lega il federalismo porta proprio lo sviluppo e
Brancher è l’anello di congiunzione tra il Berlusconi imprenditore, il Pdl e partito di Bossi.
Una nomina che farà salire a quattro il numero dei ministri indagati e
imputati. Brancher infatti oltre ad essere stato arrestato (3 mesi)
durante Tangentopoli e condannato in appello per falso in bilancio e
finanziamento illecito al Psi
– salvato dalla depenalizzazione del primo reato (grazie al governo
Berlusconi di cui faceva parte) e dalla prescrizione per il secondo – è
anche imputato a Milano per appropriazione indebita nel processo Fiorani-fallita scalata Antonveneta. “Ora potrà salvarsi con il legittimo impedimento”, attacca il Pd. “E vogliamo scommettere – aggiunge Di Pietro – che nei prossimi giorni si avvarrà anche del famoso lodo Alfano?
Il messaggio che si manda ai cittadini è uno solo: il delitto paga e
conviene fare il delinquente perché magari si diventa anche ministro”.
Passione mazzette...
Quella di Brancher è una di quelle storie che lasciano traccia. Dismessa la tonaca di prete paolino, diventa dirigente Fininvest. Siamo nel 1993: Brancher viene arrestato con l’accusa di aver pagato 300 milioni al ministro della Sanità De Lorenzo per
una campagna pubblicitaria contro l’Aids. Per bocca del suo avvocato,
si difende confermando la tesi del gruppo di Berlusconi: “I 300 milioni
sono stati dati per una serie di rapporti che il signor Brancher,
attraverso la sua società Promo Golden, ha avuto col ministero”. Versione smentita al giudice Di Pietro da Giovanni Marone, segretario di De Lorenzo: “Posso affermare che Brancher e Valeria Licastro (segretaria romana di Fedele Confalonieri ) si raccomandarono affinché alla Fininvest
fosse destinato più spazio nella campagna pubblicitaria contro l'Aids.
Privilegio subito realizzato. E Brancher mi portò i soldi in due rate
nell'ufficio di Roma della mia agenzia di assicurazioni. Entrambe le
volte disse che si trattava di un tangibile riconoscimento a De Lorenzo
per l'attenzione mostrata”. Brancher venne coinvolto anche
nell’inchiesta sul finanziamento illecito a L'Avanti!, il
quotidiano del Partito socialista: condannato in primo e secondo grado
per falso in bilancio – reato depenalizzato – e per finanziamento
illecito – reato caduto in prescrizione grazie proprio al governo di B.
Nel frattempo Brancher entra nelle fila di Forza Italia, viene eletto
alla Camera, nominato sottosegretario alle Riforme istituzionali e la
Devoluzione, poi vicepresidente del gruppo Forza Italia e infine
confluisce prima nella Casa delle libertà e poi nel Pdl. L’ombra del
Cavaliere lo protegge, o ne “blinda” i segreti. Innanzitutto con le
leggi ad personam sulla giustizia. Che tornano utili proprio
nel processo in corso a Milano. Secondo l’accusa, infatti, Brancher
avrebbe incassato dall’ad della Banca Popolare di Lodi Giampiero Fiorani alcune
centinaia di euro assieme alla moglie. “Sì, confermo tutto: pagai anche
Aldo Brancher. Al sottosegretario veronese ho dato dei soldi” racconta
Fiorani a verbale a cui seguono altri particolari che hanno trovato
riscontro in mesi e mesi di indagini terminate con il rinvio a
giudizio. “Per Aldo Brancher e la Lega avevo quantificato una somma in
parte versata sul conto della moglie di Brancher e in parte
consegnatagli nell’ufficio di Lodi alla presenza del funzionario della Bpl Spinelli
dentro una busta gialla contenente 200 mila euro” racconta Fiorani che
aggiunge: “Ricevuta la busta, Brancher ha raggiunto Calderoli (la cui
posizione è stata poi archiviata, ndr) che si trovava in un'altra sala.
Non ho assistito alla divisione della somma tra loro ma ho notato che
Calderoli era visibilmente entusiasta, tenendo in seguito un accalorato
discorso in favore di Bpl”. L’udienza del 17 aprile scorso è
saltata per legittimo impedimento dell’imputato: il sottosegretario
Brancher era ad Hannover a una fiera.
... e passione doppiette
Il suo nome spunta anche nell’inchiesta Fastweb-Telecom Italia Sparkle. Lo fa Gennaro Mokbel al telefono a riguardo della candidatura di Di Girolamo nelle
liste del Pdl: “Noi siamo un partito, il Partito federalista
italiano...(Questa) è una richiesta fatta da Brancher e Brancher è il
braccio destro di Berlusconi e Tremonti, praticamente l'uomo operativo
che screma qualsiasi iniziativa e poi la porta avanti”. Questa la
“carriera” giudiziaria. A cui vale la pena aggiungere il ricordo di un
elegante ed “esplosivo” attacco all’allora governatore del Veneto Giancarlo Galan reo di aver criticato il Pdl regionale:
“Purtroppo – disse allora Brancher del collega di partito – alleviamo
avvoltoi nel cortile di casa, dalle parti di Bardolino. Ma abbiamo già
dimostrato di avere ottima mira con la doppietta”. Siamo a cavallo,
peccato che Masaniello sia morto.
Per lui Berlusconi inventa l'inutile ministero per il Federalismo, una scappatoia per salvarlo dal processo Antonveneta grazie al legittimo impedimento