FESTINI

di Fulvio Ferrario - “Riforma” n. 28 – settimanale delle chiese evangeliche battiste, metodiste e valdesi - 03/08/2009
Assai più ripugnanti e pericolose dei festini del presidente del Consiglio trovo le leggi ad personam; le reiterate pressioni sul potere giudiziario; i conflitti di interesse e si potrebbe continuare

Non posso dire che la gazzarra scatenatasi intorno ai festini e alle frequentazioni femminili, nonché alle vicende familiari, del presidente del Consiglio mi abbia particolarmente interessato. Nemmeno mi ha particolarmente scandalizzato: trovo almeno altrettanto ripugnanti e assai più pericolose le leggi ad personam; le reiterate pressioni sul potere giudiziario; la volontà di blandire le spinte più torbide scatenate nella società da drammi reali (come l’immigrazione), mediante leggi in parte demagogiche e in parte lesive dei diritti umani; le innumerevoli forme di conflitto di interessi; la tendenza a generare uno scontro istituzionale dopo l’altro; e si potrebbe continuare.
Detto questo, è un fatto che la farsa centrata su veline ed escort, regalini da migliaia di euro e favori non elargiti, con conseguenti vendette mediatiche, non è un esempio di decoro. Mentre molti invocano una politica laica, ci viene ammannito lo spettacolo di una politica laida.
L’intreccio tra potere, denaro e volgarità non è nuovo: lo è però l’improntitudine con la quale viene esibito. Per non parlare dei famuli del Principe che moraleggiano sull’inattendibilità di fanciulle non propriamente disinteressate: lo zelo servile fa un sol boccone di ogni senso del ridicolo ed esime da
commenti.
Va anche da sé che, data la materia della «discussione », anche chi insiste nel rilanciarla finisce per rotolarsi nel fango. Per carità, siamo tutti (quasi tutti, a dire il vero) per la libertà di stampa, ci mancherebbe. Però diciamocelo: la campagna del Washington Post contro «tutti gli uomini del Presidente» era un’altra cosa.
Su un punto questo Presidente ha ragione: «Gli italiani – egli avrebbe dichiarato – mi vogliono così». Non tutti gli italiani, naturalmente: comunque più della metà. E infatti il problema non è Berlusconi, ma il fatto che un simile personaggio costituisca il perno della politica italiana da più di 15 anni. Il partito di quelli che, come diceva Romano Prodi, «parcheggiano in seconda fila», è anche il partito che strizza l’occhio compiaciuto e un po’ invidioso di fronte alle festicciole presidenziali e che si riconosce nel tipo di politica della quale tutto ciò è un sottoprodotto. Ingenuo invece, o peggio, è l’atteggiamento di chi solo pochi mesi fa plaudiva al nuovo partito che difende i «valori cristiani» e ora vorrebbe «spiegazioni», come se la faccenda non fosse chiarissima.
Chi legge si tranquillizzi: non mi lancerò ora in una tirata sui ritardi storici di un paese «che non ha conosciuto la Riforma» e il suo rigore in fatto di morale pubblica. Credo però sia giusto constatare che, non da oggi, l’opinione pubblica nazionale dimostra di non avere alcuna intenzione di reagire a quello che, negli ultimi anni, si è imposto come un nuovo senso comune. Come dice il presidente del Consiglio, la maggioranza del paese si sente rappresentata e, quando è chiamata a farlo, lo esprime.
Qualcuno, per dovere d’ufficio, individua segni di inversione di tendenza esponendosi, comprensibilmente, alle ironie dell’altra parte. La verità è che il balletto delle escort e il mondo del quale è espressione rappresentano la realtà neanche troppo nascosta sotto i discorsi sulla difesa dei «valori», delle «radici», delle «tradizioni», della «famiglia».
Inutile, su questo, chiedere spiegazioni al Capo. Chi, chiese comprese, ritiene di avere qualcosa di diverso da dire, e da testimoniare, alla società, lo faccia.

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