Gli ordini del capo da Roma a Milano

di Daniela Gaudenzi - dalla rivista "Il Ponte" - 13/05/2010
Indecorosa e ingiustificabile (anche nei modi) esclusione di Francesco Saverio Borrelli dalla presidenza del conservatorio di Milano: un vergognoso esempio di spoil system italico.... Ringraziamo L'autrice per averci anticipato questo articolo che uscirà nel prossimo numero della rivista "Il Ponte" di Calamandrei

Gli ordini, quelli decisivi arrivano sempre da Roma, anzi dal capo, sia che si tratti delle epurazioni interne al partito dell’amore, sia che si debbano regolare i conti “con i nemici storici”. A predisporre il terreno e a travisare o ribaltare i fatti, irridendo o delegittimando gli ostacoli da rimuovere, dal macro al microcosmo, ci pensano gli addetti alla propaganda del capo, dalle testate di famiglia o affiliate fino ai direttori dei TG nazionali al seguito a seconda della dimensione del “caso”.

A ben vedere si è sempre ripetuto l’identico copione, dall’editto bulgaro fino alla stagione attuale delle epurazioni con tanto di logoramento di nervi e screditamento personale dei dissidenti.

Un episodio molto significativo del metodo della rimozione o della mortificazione a qualsiasi costo del presunto nemico a prescindere dai meriti, dai risultati conseguiti, dalla autorevolezza e nel più assoluto disprezzo delle regole minime di correttezza e di rispetto delle persone e dei ruoli, è stata la cacciata di Francesco Saverio Borrelli dalla presidenza del Conservatorio di Milano. Il licenziamento è avvenuto a sorpresa, senza alcuna comunicazione ufficiale, in maniera “indiretta e traversa” come ha sottolineare l’interessato amareggiato per non aver ricevuto personalmente nessuna informazione e sorpreso in quanto i segnali provenienti dal ministero erano nel senso della riconferma. Il veto assoluto sulla sua persona, ratificato in extremis dal ministro Gelmini è dunque partito dal massimo livello, dal capo supremo che sotto il vezzo dell’esibita noncuranza e dell’ostentato disinteressamento nei confronti di simili “bazzecole” determina ogni punizione, esclusione e gogna mediatica da infliggere ai suoi “personali” nemici.

E ovviamente quello che è stato il capo della procura tuttora più odiata è il nemico per antonomasia al quale va riservata un’interdizione tassativa ed insuperabile, anche a costo di creare situazioni altamente imbarazzanti e ingestibili, come già era avvenuto nel 2002 per l’attribuzione gli Ambrogini, quando, anche allora, l’ordine di non premiare mai e poi mai Mani Pulite era partito dalle sfere supreme.

Se la partita finale venne giocata a Palazzo Marino con il granitico no di 24 consiglieri forzisti su 26 contro l’assegnazione dell’ Ambrogino a Borrelli, le telefonate di sostegno prima e di congratulazioni dopo arrivavano dai vertici nazionali ai massimi livelli; e il no a Borrelli rimase irremovibile anche se le conseguenze furono penose in quanto a seguito dei veti incrociati, l’onorificenza non venne assegnata con grande rammarico del sindaco Alberini e discredito per la città.

La reazione all’interno del Conservatorio è stata di stupore e di disappunto, si sono raccolte firme contro il blitz e in molti si sono domandati come mai la riconferma, annunciata dallo stesso ministro a più persone sia saltata; ma insieme allo sconcerto è altrettanto forte la preoccupazione per il futuro di un istituto con un passato illustre e un presente molto travagliato e a rischio degrado.

Dalle dichiarazioni del direttore e dei docenti insieme alla convinzione del veto politico emerge la consapevolezza della perdita di uno strenuo difensore delle ragioni del Conservatorio, che aveva cercato di traghettare l’istituto nella fase critica di una riforma poco chiara “con un lavoro innovativo e capillare per portare trasparenza anche in un ente burocratico come il nostro” e che si era sempre battuto per avere più risorse anche i tempi durissimi, come stanno confermando le lotte degli enti lirici contro i tagli del decreto Bondi.

Il successore, il 38enne Arnoldo Mosca Mondadori, scelto secondo la dichiarazione last minute del ministro Gelmini “per dare spazio ai giovani e rispettare il criterio della rotazione” è stato prontissimo a dichiararsi sorpreso e a precisare, non richiesto, che la sua nomina non ha nulla a che fare con la politica. E’ titolare dell’omonima casa editrice che si occupa di arte e spiritualità e la sua prima collana Le Arti è stata presentata alla Borsa di Milano nell’ottobre 2009 all’interno del Mediolanum Market Forum e, non risulta che abbia a differenza dell’ex presidente nessun tipo di formazione musicale, né titoli, né che abbia vinto borse di studio per Bayreuth, e nemmeno straordinarie capacità manageriali.

Senza volere dare giudizi anticipati e fuori luogo si può al momento solo osservare come la nomina del nuovo presidente sia stata prevalentemente consequenziale all’interdizione assoluta nei confronti del predecessore.

Naturalmente l’arroganza di questa applicazione punitiva dello spoil system molto ad personam è stata amplificata prevedibilmente ma in modo significativo dalle testate di famiglia e affini che con scarsa fantasia e banali titoli fotocopia hanno ovviamente ridicolizzato l’ex magistrato “assuefatto al comando” che non vuole lasciare spazio ai giovani. Il Giornale che come stanno ampiamente confermando gli attacchi ad orologeria ai traditori interni Fini e Bocchino seleziona accuratamente “le vittime” secondo le priorità del padrone non ha deluso le aspettative e sotto il titolo “ ‘Resistere, resistere’ il verbo di Borrelli applicato alla poltrona” si è addirittura arrampicato in una ardua comparazione tra il nuovo presidente “manager- intellettuale con un curriculum che difficilmente potrebbe trovare eguali” e Francesco Saverio Borrelli “senza alcuna riconosciuta competenza nell’ambito artistico. Fedina morale candida, ma meriti culturali oscuri”. Insomma il presidente avvicendato “buttandola in politica e adombrando il complotto” non avrebbe semplicemente accettato l’idea di farsi da parte, “vizio peraltro tutto italiano”, e si sarebbe comportato come uno dei tanti rappresentanti della “Repubblica gerontocratica” refrattario al “normale, legittimo, salutare avvicendamento”.

Sotto il titolo fotocopia di Libero “Resistere, resistere Borrelli non molla l’ultima poltrona” Filippo Facci non è scivolato banalmente nel volgare e semplice screditamento: riconosce come quattro anni fa la sua nomina sia stata “azzeccata”, il suo curriculum ineccepibile e che si tratti “di un caso di spoil system all’italiana” ma si rammarica come di questo sistema “di questo clima da licenziamento per motivi ‘politici’, le sortite di Borrelli a loro volta facciano terribilmente parte”.

La partecipazione al “teatrino” di chi è stato cacciato senza nemmeno essere avvertito, starebbe nelle sue “declamazioni” e cioè nell’ aver commentato “Ci sono ragioni evidentemente politiche. Appartengo ad una corporazione che è in odio alle alte sfere della politica, evidentemente non devo essere gradito agli esponenti di questo governo”.

A dimostrazione, ancora una volta che nel paese dominato dal malefico incantesimo della scomparsa dei fatti e della selezione al contrario, non solo vengono allontanate nel modo più opaco le persone giuste al posto giusto, ma i rimossi o cacciati o epurati non possono nemmeno dire di cosa si è trattato, se non vogliono essere accomunati, secondo una logica demenziale e perversa, al “teatrino” del supremo capocomico loro epuratore.

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