Guerra alla magistratura, D'Alema supera Berlusconi

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 24/12/2010
Da Wikileaks - "Sebbene la magistratura italiana sia tradizionalmente considerata orientata a sinistra, l’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha rivelato lo scorso anno all’ambasciatore Usa che la magistratura è la più grande minaccia allo stato italiano"

Non è una notizia che nella conferenza stampa di fine anno, un monologo fiume interrotto qua e là da qualche cauta domanda, il presidente del Consiglio abbia chiesto per l’ennesima volta con una monotonia che eguaglia solo la prevaricazione istituzionale, una commissione parlamentare di inchiesta che “verifichi se non ci siano all’interno della magistratura associazioni a delinquere tese all’eversione” e ovviamente identificabili in tutti i magistrati che dalle procure alla Corte Costituzionale si sono occupati degli infiniti procedimenti che lo riguardano.

E forse non è nemmeno una notizia avere una conferma inoppugnabile per via diplomatica, grazie a Wikileaks, che l’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, attuale presidente del Copasir, abbia della magistratura una analoga considerazione. Solo che Massimo D’Alema pensa più in grande, o vive semplicemente in un delirio di onnipotenza superiore a quello di Berlusconi, che lo porta a considerare qualsiasi minaccia alla sua persona come un pericolo per lo Stato tout court. Solo così si spiega il contenuto del report risalente al 3 luglio 2008 dell’allora ambasciatore in Italia Ronald Spogli pubblicato da El Pais dove si legge testualmente: “Sebbene la magistratura italiana sia tradizionalmente considerata orientata a sinistra, l’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema ha rivelato lo scorso anno all’ambasciatore Usa che la magistratura è la più grande minaccia allo stato italiano”.

Naturalmente la valutazione di D’Alema riportata da Spogli va inquadrata nella vicenda delle intercettazioni dell’estete dei furbetti, nelle comunicazioni quotidiane con Giovanni Consorte e nell’ostacolo opposto dalla magistratura al sogno perseguito con qualsiasi mezzo di avere una banca e di portare a buon fine almeno la bicamerale degli affari.

Ma l’assioma che “la magistratura è la più grande minaccia allo stato italiano” è stato in fondo la vera bussola comportamentale bipartisan nei confronti della magistratura dal 1993 ad oggi.

Le parole sprezzanti ed ostili nei confronti di Mani Pulite da parte di Massimo D’Alema, risalgono agli albori dell’inchiesta, come ha riportato in diverse occasioni Paolo Flores D’Arcais; ma più delle parole contano i fatti che sono univoci e innumerevoli. Dalle proposte reiterate di commissioni di inchiesta su Mani Pulite e sul lavoro dei magistrati quando non si occupano di ladri di polli, alla Bicamerale, riferimento obbligato di qualsiasi controriforma della giustizia; dalle “aperture” sul drastico ridimensionamento delle intercettazioni e sul bavaglio per la stampa, scongiurato solo grazie alla presa di posizione della FNSI e degli editori e dallo stop di Fini fino al lodo Maccanico Schifani, prototipo di tutti i successivi.

E quanto “la magistratura sia la più grande minaccia allo stato italiano” lo ha confermato il comportamento fotocopia dei governi Berlusconi e Prodi nei confronti dei magistrati Armando Spataro e Ferdinando Pomarici quando si sono imbattuti nel rapimento di Abu Omar e sono stati additati come nemici pubblici ed accusati da D’Alema, Rutelli, Mastella di aver violato il segreto di Stato per aver osato indagare anche sui vertici dei servizi segreti italiani (in merito a fatti di pubblico dominio), oltre che sui 26 agenti della Cia, tutti condannati.

In questo scorcio di fine anno che ha registrato il fenomeno perverso di una maggioranza in decomposizione che non può finalmente essere seppellita per assenza di opposizione, abbiamo avuto anche la riprova di come uno dei maggiori rappresentanti dell’inesistenza della stessa, più che mai impegnato a completarne la demolizione, sia anche una specie di ventriloquo qualificato del premier, sul tema, l’unico che veramente lo appassiona: la giustizia.

E si tratta sempre di quel D’Alema che qualche giorno fa, commentando la compravendita da suk che anima il Parlamento, si è detto sconcertato per non vedere nel paese l’indignazione che la campagna acquisti richiederebbe.

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