I REFERENDUM E LA COSTITUZIONE

di Francesco Baicchi - 04/06/2011
“Il referendum è necessario per togliere al Parlamento il carattere di solo organo sovrano, mentre in fondo la sovranità del Parlamento è mediata, giacché il vero sovrano deve essere il popolo.” Meuccio Ruini

L'istituto del referendum, cioè la consultazione degli elettori su specifici temi, è stato a lungo dibattuto nel corso dei lavori della Costituente.La decisione finale dell'Assemblea ridusse notevolmente le ipotesi presentate originariamente da Costantino Mortati.In effetti lo strumento referendario può apparire contraddittorio con un sistema istituzionale fondato sul sistema rappresentativo parlamentare, che vede i cittadini delegare il loro potere a una assemblea eletta a suffragio universale.La possibilità di ricorrere, in alcuni casi, all'espressione diretta della volontà popolare risponde però pienamente al principio del bilanciamento dei poteri richiamato da Montesquieu.

Meuccio Ruini, presidente della 'Commissione dei 75' nel corso della Costituente dichiarò: “Il referendum è necessario per togliere al Parlamento il carattere di solo organo sovrano, mentre in fondo la sovranità del Parlamento è mediata, giacché il vero sovrano deve essere il popolo.”

La attuale situazione italiana, in cui il Parlamento ha perso il suo ruolo di sede di dibattito fra le forze politiche per divenire solo il mero esecutore della volontà di una maggioranza prezzolata, che non ha mai ricevuto l'investitura popolare, giustifica pienamente la preoccupazione dei Costituenti.

Nella proposta Mortati il ricorso al referendum poteva anche essere deciso dal Presidente della Repubblica in caso di voto diverso delle due Camere sullo stesso provvedimento, oppure per fermare la promulgazione di una legge, o al contrario, per mantenere in vita una proposta bocciata dal Parlamento. Tutte queste ipotesi furono bocciate proprio per evitare che anche i poteri del Capo dello Stato divenissero eccessivi.

Anche la preoccupazione di una vera e propria delegittimazione, o almeno di una paralisi del Parlamento mediante il ricorso continuo al referendum portarono alla fine alla decisione di mantenere nella Costituzione solo alcune ipotesi di referendum nazionale:

  • quello previsto dall'art. 138 per le modifiche costituzionali che non siano state approvate in seconda lettura con maggioranza dei 2/3

  • il referendum abrogativo previsto all'art. 75.

Come strumento di democrazia diretta è rimasta anche la possibilità per 50.000 elettori di formulare una proposta di legge al Parlamento; strumento questo di fatto depotenziato dal mancato obbligo per i Parlamentari di esaminare la proposta in tempi certi a pena di automatica approvazione.

I Costituenti pensavano comunque che il Parlamento avrebbe tenuto conto della espressione della volontà popolare, cercando di interpretarla più fedelmente, ma erano altri tempi e soprattutto figure di statisti di ben altra statura morale.

Oggi lo strumento del referendum abrogativo, così come il referendum costituzionale, costituiscono una estrema risorsa per impedire che il Parlamento operi contro la volontà popolare. Solo con il referendum riuscimmo nel 2006 a impedire che la nostra Costituzione venisse stravolta dalla riforma approvata, anche allora con la sola forza dei numeri della maggioranza.

Ma anche in questo caso si è cercato, troppe volte con successo, di cancellare di fatto il diritto a esercitare quel potere che l'art. 1 della Costituzione assegna ai 'popolo'. Infatti, dato che i referendum abrogativi per essere validi devono vedere una partecipazione al voto del 50% degli elettori, chi intende opporsi alla cancellazione delle norme sottoposte a giudizio si limita a chiedere di non andare a votare.

Con l'attuale astensionismo 'fisiologico' (che si verifica cioè a ogni tornata elettorale) intorno al 35-40%, è sufficiente far mancare un ulteriore 15% di votanti per annullare il referendum. Così la volontà di una minoranza finisce col prevalere su quella della maggioranza.

Ecco perché, affinché il modello democratico previsto dalla Costituzione rimanga valido, è assolutamente necessario esercitare il diritto/dovere di votare, fornendo al Paese una immagine non distorta della volontà popolare .

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