IL 25 APRILE DI QUESTO ANNO 2012

di Lino D'Antonio Napoli - Liberacittadinanza - 23/04/2012
Una cappa di rabbia e di sconforto gravida su tutti gli Italiani di sincera fede democratica, ogni volta che il pensiero corre alla pilatesca sentenza, emessa nei giorni scorsi dalla Magistratura e relativa alla strage di Brescia, avvenuta nel maggio del 1974

Quest’anno il 25 Aprile non si svolge in un clima favorevole. Nonostante le manifestazioni a riguardo, che avranno luogo in ogni parte del Paese, organizzate da Associazioni, donne e uomini, giovani ed anziani, a cui è cara la data fondativa della nostra democrazia. Ciò, senza che si possa essere disgiunti, nella celebrazione, dalla sequenza di eventi eroici, che portarono alla data del 25 Aprile. Ed il ricordo non appare mai retorico, superfluo o ripetitivo, pur a distanza di 67 anni. Soprattutto se gli atti della Resistenza vengono raffrontati con un presente al quanto miserevole, che siamo costretti a vivere, nonostante le premesse piene di speranze degli inizi della Repubblica.

Una cappa di rabbia e di sconforto gravida su tutti gli Italiani di sincera fede democratica, ogni volta che il pensiero corre alla pilatesca sentenza, emessa nei giorni scorsi dalla Magistratura e relativa alla strage di Brescia, avvenuta nel maggio del 1974. Si è deciso che nessun colpevole possa essere identificato a fronte del terribile eccidio. Mentre indagini e giudizi precedenti hanno sancito che a Brescia ci fu un proditorio attacco di matrice fascista contro inermi manifestanti e che provocò morti e feriti. C’è solo da augurarsi che non trattasi di una sentenza maturata nel clima imperante di revisionismo. Tramite cui c’è il tentativo marchiano e grossolano di riscrivere la nostra storia nazionale. Ripetendo il vecchio e stantio adagio, il quale recita che la storia viene scritta inevitabilmente dai vincitori. Per questo motivo la storia tramandata non sarebbe verità inoppugnabile, ma piuttosto parziale ed imprecisa. Quindi sempre in agguato il maldestro tentativo di manipolare e stravolgere gli eventi del passato, per fini utilitaristici e non certo nobili dell’oggi. A perseguire questo tentativo vengono spesso chiamati diversi “maitres a penser”, che con raffinati interventi e squisite forme letterarie ci imboniscono e con sussieguo ci ricordano che abbiamo sbagliato tutto nel nostro consolidato concetto di democrazia.

Quanto accade comunque deve tenerci più che mai all’erta, perché i nemici della libertà, da intendere bene comune assoluto, sono sempre in agguato. Così come si allargarono pericolosamente le maglie della vigilanza democratica durante i cosiddetti anni di piombo con tante vittime innocenti. Ma in quell’occasione fu proprio lo spirito della Resistenza a salvare l’Italia, nel respingere un nemico subdolo, spurio rispetto alla nostra tradizione e alla fine respinto.

Anche la situazione economica gravissima, vissuta nel presente, sta mettendo opzioni consistenti sulla tenuta democratica del nostro Paese. Tanto più se in questi giorni viene sancita dal Parlamento la revisione dell’articolo 81 della Costituzione. Con l’approvazione di tale legge costituzionale la politica economica italiana viene di fatto sottratta al Parlamento, agli elettori e allo stesso governo. E’ avvilente come non ci si renda conto di aver snaturato la Costituzione e di averla assoggettata al neo liberismo della finanza europea. Se a tutto questo di negativo e di incerto per il futuro, si aggiunge la crisi della politica e dei partiti, squalificati e non più rappresentativi dei bisogni dei cittadini, si ha il polso del momento veramente difficile, che attraversa l’Italia.

Io credo che in questa situazione così grave e complessa, debba fare ancora una volta da sprone lo spirito dei resistenti. Uomini e donne senza potere, che riuscirono, tra distruzioni e macerie, ad invertire il senso degli eventi e far risorgere il Paese. In che modo evocare lo stesso impeto ideale, lo stesso desiderio di equità e giustizia sociale? Senza il rischio di risultare vuotamente retorici? Nell’epoca del disincanto, del pragmatismo spicciolo, del conformismo più bieco, dell’egoismo, che a volte appare quasi obbligato, conservare in primis quei valori che vengono da lontano ed agire esclusivamente in nome di essi. Ciò, dati i tempi, è già di per sé rivoluzionario.
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