Il canale delle libertà

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 15/05/2009
Confessione a metà di Mentana su giornalismo e comitato elettorale Mediaset

Per Libero è stata l’occasione di un titolo cubitale, uno dei tanti, con caricatura incorporata di due improbabili sposi, uniti forse solo dai tempi, non troppo rapidi, della presa di coscienza: “Mentana come Veronica”, e cioè la “velina ingrata” e “il giornalista indipendente” di Canale 5 accomunati dall’improvvida decisione di voltare le spalle al loro grande benefattore.

Alla fine, dopo tutte le infinite rivendicazioni di “assoluta autonomia”, dopo aver ribadito decine di volte che in casa Mediaset votano in buona parte contro Berlusconi, che il conflitto di interessi e il duopolio monopolistico di Raiset non esiste o che comunque si supererebbe agevolmente privatizzando una o più reti Rai, che le reti commerciali sono infinitamente più libere del servizio pubblico, Enrico Mentana ha dato conto in prima persona della veridicità di tutte quelle dichiarazioni.

Su Vanity Fair che ha pubblicato in anteprima una lettera indirizzata a Confalonieri, contenuta nel suo libro di prossima uscita, si legge tra l’altro a proposito della serata di festeggiamenti ad una settimana dalla vittoria elettorale del 2008: “E’ stato un errore invitarmi, mi sono sentito fuori posto. C’era tutta la prima linea dell’informazione, ma non ho sentito parlare di giornalismo neanche per un minuto…. Non mi sento più di casa in un gruppo che sembra un comitato elettorale, dove tutti ormai la pensano allo stesso modo e del resto sono stati messi al loro posto proprio per questo..” .

E in chiusura un appello e una promessa, ancora da interpretare: “Mi aiuti a uscire presidente! Lo farò in punta di piedi”.

Evidentemente il tempo è galantuomo, o secondo un proverbio delle alpi italo- francesi “il vento fa il suo giro e tutto torna” e, così anche chi si dichiarava solidale a parole con Santoro e con gli epurati dalla Bulgaria, prendendone in realtà le distanze, forse nell’inconfessabile timore di potersi trovare prima o poi in circostanze analoghe, ha fatto a sua volta richiesta di reintegra al tribunale del lavoro. Sì perché cogliendo la palla al balzo delle dimissioni da direttore generale che Mentana ha dato a seguito del niet dell’azienda a mandare in onda uno speciale su Eluana Englaro a discapito dell’intoccabile Grande Fratello, Mediaset ha immediatamente rimosso il numero uno di Canale 5 dalla conduzione di Matrix.

Qualche idea su quale puntata non sia stata particolarmente gradita, il conduttore se l’è fatta: certamente quelle con Di Pietro a cui il Giornale

di famiglia dedica in campagna elettorale, ma già da molto tempo prima, titoli cubitali su case, contratti, statuti, conti, e commenti tipo “La dinastia nord coreana di Tonino” dell’insuperabile Facci.

 

Però il problema è che Di Pietro nonostante il trattamento tutt’altro che accomodante se l’è sempre cavata bene e Berlusconi non ha per niente gradito. In più, ed è un elemento tutt’altro che irrilevante, nei giorni della crociata contro “il mostro del tabulato”, “il grande orecchio” che spiava minaccioso milioni di italiani, il protagonista del “più grave scandalo della storia della Repubblica”, il super- tecnico Gioacchino Genchi si è materializzato a Matrix e ha polverizzato in modo puntuale e inattaccabile, con i dati, il sorriso e la battuta acuminata, la più grande bufala del decennio peraltro in via di sgonfiamento anche sul fronte giudiziario.

E pensare che, volendo anche andare un po’ indietro nel tempo, l’ex direttore del TG 5, già “avvicendato” in favore di Carlo Rossella, un competitore impossibile in grado di tenere testa nell’aggiustamento fotografico perfino al geniale Signorini, sui fronti strategici della giustizia, nel senso dei processi e delle condanne del capo e amici inseparabili, e dello screditamento dei responsabili “dell’uso criminoso” del servizio pubblico, in primis l’irriducibile Luttazzi, non si era mai tirato indietro.

 

Ed anche a Matrix non erano state poche le puntate in compagnia della Palombelli o di Rondolino in cui le ironie e il dileggio dei magistrati “da copertina”come Woodcock e De Magistris, colpevoli di fare inchieste che finiscono nel nulla sui vip pur di andare sulle prime pagine, supportavano la crociata anti-intercettazioni, così sentita dal padrone di casa, che beninteso, mai e poi mai, come è andato ripetendo a mo’ di litania per qualche lustro Mentana si è permesso di mettere lingua, anche indirettamente, sulla conduzione di programmi e TG.

Noi gli abbiamo sempre creduto, naturalmente.

Adesso comunque Mentana sta aspettando la sentenza del tribunale del lavoro a cui si è rivolto per ritornare alla conduzione di Matrix pur sapendo che anche se vincesse la causa, Mediaset può chiedere immediatamente la risoluzione del contratto, ma aggiunge “voglio che siano loro a dire che mi mandano via”.

 

Al di là dei suoi meriti, che personalmente non mi sono particolarmente evidenti, un uomo dall’esperienza televisiva decennale come Mentana, può essere tranquillamente allontanato dall’oggi al domani semplicemente perché non c’è mercato televisivo, non c’è concorrenza e il monopolio mediatico segue quelle che sono di volta in volta le urgenze politico- comunicative del capo. Verrebbe da chiosare banalmente “ E’ il conflitto di interessi, bellezza!”

 

 

 

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