Il caso Riccardi

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 10/03/2012
Due argomenti fanno imbestialire Berlusconi, e cioè il riassetto televisivo e una decente normativa anticorruzione

Ancora una volta il mondo alla rovescia con il capovolgimento dei ruoli ed il ribaltamento della realtà sta dominando il panorama inguardabile della politica e rischia di travolgere il governo tecnico che si trova su un binario morto appena osa anche solo sfiorare i tabù che da un ventennio inchiodano il paese: conflitto di interessi e giustizia.

All’indomani dell’incredibile e vergognoso dietrofront del soldatino Alfano sull’incontro tra i partiti che sostengono il governo con il presidente del Consiglio per parlare anche dei due argomenti che fanno imbestialire Berlusconi, e cioè il riassetto televisivo e una decente normativa anticorruzione, scoppia quello che senza sprezzo del ridicolo viene definito il “caso Riccardi”.

Il ministro alla cooperazione si sarebbe macchiato di aver pronunciato in un contesto tutt’altro che ufficiale, e cioè commentando con colleghi in un fuori onda, una frase “irriguardosa” nei confronti di Angelino Alfano, dal cui comportamento avrebbe dichiarato di sentirsi semplicemente “schifato”.

E’ difficile dargli torto e sarebbe altrettanto difficile definire altrimenti il comportamento del cosiddetto segretario di un partito che pretenderebbe di annettersi Mario Monti e che disdice sdegnato l’incontro fissato da tempo, guarda caso mezz’ora dopo che Fedeli Confalonieri ha incassato un bel niet dal presidente del Consiglio sul cosiddetto beauty contest: e cioè le frequenze televisive non verranno regalate a Rai e Mediaset ma saranno, come dovrebbe essere più che pacifico, messe all’asta e quindi a pagamento.

Se si voleva avere una riprova del grado di lealtà e coerenza del maggiore partito che “sostiene” il cosiddetto governo tecnico non si poteva ottenere niente di più concreto e dirompente: una schiera di servitori in servizio permanente effettivo del capo, quello vero, dalle fila pidielline si sono subito mesi in fila per firmare una mozione di sfiducia contro “l’incauto” Riccardi, che peraltro senza negare quanto ha detto si è prontamente scusato con Alfano.

Il gioco dell’amico di Putin, in Russia per omaggiare il vincitore con una visita di cortesia e di affari, è sempre identico a se stesso ed i metodi sono sempre quelli costanti del baro che gioca sopra e sotto il tavolo e che viene incredibilmente preso sul serio dai cosiddetti avversari politici che oggi sono per di più alleai di Governo.

Da Orvieto dove si tengono gli stati generali del PDL è poi andata in scena la seconda parte della pagliacciata antigovernativa con la scenetta del dietrofront sulle 46 firme raccolte per sfiduciare “l’incauto” ministro.

Portavoce della sceneggiata un Gasparri che dice tranquillamente che non se ne farà di niente perché “la sfiducia è una cosa seria, mentre Riccardi è uno irrilevante che non la merita” tanto più che non sarebbe per niente vero che è appoggiato dal Vaticano che “non lo stima affatto”. Se poi l’intervistatore fa notare all’acutissimo capogruppo PDL che “lo schifo” per la politica, per questa politica della quale ormai i cittadini si sentono ostaggio, denunciato da un ministro “tecnico” emerge da tutti i sondaggi, ecco rispuntare con più orgoglio che mai la rivendicazione di appartenenza alla casta e la pretesa di sopravvivere e di esercitare quel preteso “primato della po litica” che se ha sempre significato poco, oggi sembra autoironia involontaria.

La convinzione di questi personaggi che hanno ridotto il paese nello stato disperato di due mesi fa e gravemente pericolante di oggi è che il governo dei tecnici a cui si aggrappano e che contemporaneamente tengono al guinzaglio gli farà il lavoro sporco e poi come d’incanto nel 2013 loro rinasceranno a nuova, fulgida, duratura vita politica più cialtroni, arroganti, incapaci che pria. E ovviamente più potenti ed inaffondabili che mai.

Infatti alla domanda se Monti possa arrivare a fine legislatura, un personaggio della statura politica di Gasparri risponde supponente e minaccioso “sì, se Riccardi starà zitto e se la Severino non farà altri errori”, sottinteso se non si sentirà più parlare di riassetto televisivo e rimarrà in carica tutta la cricca e se il ministro della Giustizia rimetterà velocemente nel cassetto il pacchetto anticorruzione, senza nemmeno azzardarsi a pensare alla sola eventualità di mettere mano alla vergogna della prescrizione.

Quanto al futuro, non ci sono dubbi: come per D’Alema, con il quale si dice totalmente d’accordo, anche per Gasparri dal 2013 “devono tornare i partiti”. L’importante è che non siano i loro e soprattutto che non ci siano più loro.

29 aprile 2013

Costruiamo l'alternativa al governo Berlusconi

Giorgio Cremaschi-www.micromega.net
13 marzo 2014

Quello che non c'è

Francesco Baicchi
30 aprile 2013

La coerenza

Francesco Baicchi