Nel 1959 in tutti i cinema del mondo uscì “L’ultima spiaggia”, un film che fu considerato catastrofico, apocalittico, fantascientifico. In realtà in quegli anni eravamo in piena Guerra Fredda e la paura dello scoppio di una terza guerra mondiale, combattuta con le bombe atomiche, era diffusa in tutto il mondo. Il film, in bianco e nero, appunto raccontava gli ultimi giorni dei sopravvissuti a un conflitto totale e nucleare.
La storia in realtà comincia quando la guerra è già finita e l’emisfero nord del pianeta è stato distrutto e tutta la gente è morta, ma il fallout nucleare sta avvelenando piano piano tutto il resto del globo: gli oceani, le terre, l’aria, facendo morire ogni creatura vivente. La poca gente rimasta si è raccolta al sud estremo del pianeta, sulle spiagge dell’Australia, ma moriranno tutti lo stesso, uno ad uno, ognuno con la sua storia e le immagini finali del film fanno vedere città deserte, in cui volano cartacce e penzola ancora uno striscione - tutto ciò che resta di una manifestazione religiosa - che dice “sei ancora in tempo, fratello”. Ovviamente lo striscione si riferisce al pentirsi, ma il messaggio è didatticamente forte e chiaro e riguarda evidentemente la possibilità di evitare questa fine.
Beh, a tutt’oggi non c’è stata una Terza Guerra mondiale, non almeno del tipo di cui avevamo paura in quegli anni, ma forse siamo sull’orlo della stessa tragedia, con lo scoppio della centrale di Fukushima, in Giappone e le radiazioni che stanno cominciando a inquinare l’oceano, mentre la nube radioattiva che si è alzata da una delle centrali è già arrivata in Europa.
Nessuno ci dice cosa rischiamo davvero, come pianeta, se non si riesce a fermare la fusione del nocciolo. Glissano tutti, minimizzano, boffonchiano, sia i politici – e questo non meraviglia – che gli scienziati e questo invece preoccupa. Davanti a questa sciagura il nostro governo “accantona” il suo progetto per il nucleare e lo fa – come ha detto candidamente in un fuori-onda la Prestigiacomo – solo perché se no perde le elezioni, e questo piano truffaldino e miserabile lo mette in atto proprio mentre i paesi seri, che il nucleare già lo hanno, stanno dismettendo tutto e ripensando i loro programmi energetici futuri.
Il nostro governo è bugiardo, ambiguo e inaffidabile non solo su questo argomento, tanto che due giorni fa, nel summit sulla Libia tra Francia, Germania, Inghilterra e USA, l’Italia non era stata invitata, pur avendo dato alla coalizione la disponibilità delle sue basi aeree, pur avendo ospitato i fuoriusciti del Magreb e pur essendo la terra più vicina al nord Africa. Uno schiaffo in piena faccia – è stato commentato da tutta la stampa – in realtà è molto di più: è un gesto di disprezzo non tanto verso il nostro paese, quanto verso il nostro ineffabile premier, che ha baciato la mano al dittatore in gellaba e che si è dispiaciuto pubblicamente per lui.
Ma torniamo al nucleare: un cittadino, intervistato per la strada in un TG, e che evidentemente non si illude sul governo, ha fatto una considerazione tristemente e amaramente vera: se un disastro come Fukushima può capitare in Giappone, in un paese cioè affidabile e serio, cosa potrebbe succedere qui? La domanda fa riflettere: oltre ai rischi noti qui c’è la mafia, la camorra, la n’drangheta, immaginiamoci un po’ che succederebbe con lo smaltimento delle scorie, visto quello che succede con quello dei rifiuti!
Eppure c’è chi sostiene che il nostro approvvigionamento energetico futuro non può prescindere dal nucleare. Ma sarà vero? Sarà vero che le cosiddette energie rinnovabili non sono sufficienti?
C’è una città del Brasile che si chiama Curitiba, che sembra smentire queste affermazioni.
Curitiba è l’esempio del concretizzarsi del buon governo in una città verde, vivibile ed efficiente, colta e razionale, ma soprattutto autosufficiente da un punto di vista energetico.
Tutto nasce nel 1971, dal sogno di un giovane architetto, Jaime Lerner, che diventa sindaco e cambia il volto di una qualsiasi cittadina brasiliana, piena di abusi edilizi, di problemi idrogeologici, di povertà, di rifiuti inquinanti, esattamente come tante delle nostre città. La cambia tanto che nel 2010 Curitiba è stata premiata come la città più ecosostenibile del pianeta con il “Globe Sustainable City Award”, che riconosce e premia le città del mondo che si distinguono per il loro sviluppo eco-sostenibile.
Curitiba ha inaugurato un nuovo stile di vita politica e sociale, in cui i cittadini e le istituzioni hanno ricostruito insieme la loro città, secondo criteri di ecosostenibilità: gli abusi edilizi sono stati abbattuti, il caos urbanistico corretto e il pericolo di inondazioni allontanato con la costruzione di canali di drenaggio, secondo quella filosofia urbanistica che è stata chiamata “progettare con la natura” e che le ha consentito di passare dal mezzo metro di verde procapite del 1970, ai 55 metri quadrati attuali.
In questa progettazione ci sono in prima fila i trasporti pubblici, cui è affidato un percorso diverso da quello usato dalle auto, così che si può parlare di una vera e propria metropolitana di superficie, molto meno costosa e devastante per il territorio di quella sotterranea e soprattutto molto più veloce da costruire e di più facile manutenzione. Tanto è efficiente e veloce che il 35% dei proprietari di auto hanno scelto di usarla. L’energia usata per questi veicoli pubblici è elettrica e prodotta da fonti rinnovabili di natura biologica. Ma non solo il trasporto urbano è alla radice della costruzione di questa Utopia: è la vita stessa dei cittadini che è cambiata completamente, trasportando la città e i suoi abitanti in un futuro più che auspicabile per tutti. Ve la vogliamo raccontare con le parole di Dario Fo, uno dei pochi ( o forse proprio l’unico) che ne abbia parlato nel nostro paese, e che ne scrisse diversi anni fa:
“Le autovie di Curitiba
trasportano 20 mila passeggeri all'ora (più di quanti viaggino sui
mezzi pubblici di New Jork). Gli autobus percorrono ogni giorno una
distanza pari a 9 volte il giro del mondo. Rio de Janeiro ha una
metropolitana che trasporta un quarto di passeggeri e costa 200 volte
di più.
Grazie a questa gestione oculatissima dei costi le linee
di trasporto si autofinanziano con il solo costo dei biglietti (circa
mille lire), ammortizzano i costi di un parco mezzi costato 45
milioni di dollari, offrono utili alle 10 imprese che hanno in
appalto il servizio e remunerano il capitale investito con un tasso
di profitto del 12% annuo. L'autorizzazione rilasciata ai gestori del
servizio è revocabile all'istante. Le banche, restie a collaborare
con altre amministrazioni locali, sono ben disponibili a prestare
denaro al comune di Curitiba.
Il problema delle baraccopoli e
della miseria è stato affrontato trovando sistemi semplici in grado
di offrire effetti positivi immediati e un cambiamento radicale della
cultura a lungo termine. E' la fantasia delle soluzioni quello che
stupisce di più. Sembrano pazze ma contengono un'efficienza
enorme.
Ci sono servizi di distribuzione quotidiana di pasti
gratuiti. Sono state costruite 14 mila case popolari. Ma si è agito
anche distribuendo piccoli pezzi di terra per orti e per costruire
case. I materiali di costruzione vengono acquistati con un
finanziamento comunale a lungo termine ripagato con rate mensili pari
al costo di due pacchetti di sigarette. Ogni nuova casa riceve poi in
regalo dal comune un albero da frutta e uno ornamentale. Il comune
offre anche un'ora di consulenza di un architetto che aiuta le
famiglie a costruirsi case più confortevoli ed armoniose. I
quartieri poveri di Curitiba sono i più belli del mondo.
Esiste
un servizio di camioncini che girano per la città scambiando due
chili di immondizia suddivisa con buoni acquisto che permettono di
acquistare un chilogrammo di cibo (oppure quaderni, libri o biglietti
per gli autobus). Così il 96% dell'immondizia della città viene
raccolta e riciclata [I cestini per i rifiuti sono doppi: per
l'organico e per l'inorganico, n.d.r.]. [Uno degli slogan che
caratterizzano la città è "la spazzatura che non è
spazzatura". Praticamente tutta la carta raccolta viene
riciclata e, come spiega orgogliosamente un cartello elettronico che
campeggia in mezzo al parco, "50 chili di carta riciclata
bastano a salvare un albero. Il riciclaggio della carta ha salvato
finora 4'693'559 (il numero aumenta di secondo in secondo) alberi.
n.d.r.]. Il che ha permesso di risparmiare milioni di dollari per
costruire e gestire una discarica. Attraverso la pulizia della città
e una migliore alimentazione della popolazione povera si è ottenuto
un netto miglioramento della salute.
Il tasso di mortalità
infantile è un terzo rispetto alla media nazionale. Ci sono 36
ospedali con 4500 posti letto, medicinali gratuiti e assistenza
medica diffusa sul territorio. Ci sono 24 linee telefoniche a
disposizione dei cittadini per informazioni di ogni tipo. Una di
queste linee fornisce ai cittadini più poveri i prezzi correnti di
222 prodotti di base. In questo modo si garantisce ai consumatori di
non cadere vittime di negozianti disonesti.
Ci sono anche 30
biblioteche di quartiere con 7000 volumi ciascuno. Si chiamano "Fari
del sapere" e sono casette prefabbricate e dotate di un tubo a
strisce bianche e rosse alto 15 metri. Sulla sommità della torre c'è
una bolla di vetro dalla quale un poliziotto controlla che bambini e
anziani possano andare in biblioteca indisturbati.
Ci sono 20
teatri, 74 musei e centri culturali e tutte le 120 scuole della città
offrono corsi serali. Vengono organizzati corsi di formazione
professionale per 10 mila persone all'anno. Gli abitanti di Curitiba
sono collegati a un "Telefono della solidarietà" che
permette di raccogliere elettrodomestici e mobili usati che vengono
riparati dagli apprendisti artigiani e rivenduti a basso prezzo nei
mercati o regalati.
Grazie al microcredito, una volta imparato un
mestiere i giovani possono aprire un'attività in proprio. Vengono
aiutati anche coloro che vogliono diventare commercianti ambulanti
attraverso la concessione di autorizzazioni al commercio facilitate.
Ed è proprio la logica con la quale si affrontano i problemi ad
essere diversa. Ad esempio, le azioni di un gruppo di giovani
teppisti che strappavano fiori all'orto botanico furono interpretate
come una richiesta di aiuto e i ragazzi furono assunti come
assistenti giardinieri. Un'altra grande iniziativa di Lerner è stata
quella di creare decine di parchi dotati di laghetti e di piantare
ovunque alberi. Curitiba è la città più verde del mondo (55 m2 per
abitante, n.d.r.). Insomma un paradiso con il 96% di alfabetizzazione
(nel 1996). Gli abitanti che hanno un titolo di studio superiore sono
l'83%. La città ha un terzo in meno dei poveri del resto del Brasile
e la vita media arriva a 72 anni, grossomodo quanto negli USA, ma con
un reddito procapite che è solo il 27% di quello degli Stati Uniti.
Insomma, per essere una città del Terzo Mondo non è male... (Dario
Fo. Fonte: www.francarame.it
)
Allora: un altro modo di vivere è possibile! Lo sapevamo, ma ora possiamo anche citare un esempio concreto e non di un piccolo villaggio, ma di una città di 2 milioni emmezzo di abitanti! Non abbiamo più alibi: un altro mondo è possibile, dipende solo da noi volerlo. Ricordiamocelo quando andremo a votare per il referendum contro il nucleare.