IL LAPSUS FREUDIANO DEL PARTITO DEMOCRATICO

di Lino D'Antonio - Liberacittadinanza - Napoli - 07/10/2012
Due sagome di cartone, raffiguranti Matteo Renzi e Pierluigi Bersani, sono state esposte nell’atrio dell’Hotel Ergife di Roma, dove sabato, 6 ottobre, si è svolta la direzione nazionale del Partito Democratico

La considerazione più immediata, a fronte di questa singolare iniziativa, è che trattasi di un lapsus freudiano da parte del PD.  

Trattasi infatti solo di due sagome di cartone, che rischiano di rimanere tali per sempre, decisamente ininfluenti, mentre il Paese ha bisogno di ben altro. In primis di una vera politica industriale, che tolga dalle ambasce e ridia speranza a milioni di lavoratori, che si trovano a vivere una delle crisi più profonde, per le quali sembrano allontanarsi per sempre degne soluzioni. E questo può venire solo da un cambio di marcia, rispetto ad una forma di liberismo selvaggio in atto in Italia, più che altrove. Anzi, per quanto riguarda l’andamento economico del nostro Paese, ci si trova di fronte ad una vera e propria opzione culturale, apposta su ogni discussione o decisione da prendere dagli “jatollah” del libero mercato.

Di tanto altro ha bisogno l'Italia, al di là delle semplici enunciazioni, di vuoti propositi bellicosi, nella mancanza assoluta di una reale politica di sinistra, che, dato il comportamento e al di là degli sterili pronunciamenti, non ci può certo essere data da Bersani o da Renzi, seguiti a ruota da Vendola. Renzi è tutt'ora un democristiano, che inneggia al neoliberismo e quindi a Marchionne, senza originalità alcuna. Si presenta egli come il nuovo e non fa altro che attraversare piste già battute da altri come Blair e che oggi, se perseguite, sarebbero del tutto inefficaci e poco producenti, avendo esaurita la loro spinta propulsiva. Quindi Renzi miscuglio di tante cose, che fanno dire al sindaco di Firenze tutto e nulla, dietro lo schermo di una virtù, che non può essere considerata tale: la giovane età e che nel caso specifico ben si sposa con un nascente rampantismo.

Bersani è un ex comunista pentito, con tutto ciò che di negativo implica. E dell’origine comunista ha conservato una verbosità, a tratti populista, che a volte lo porta ad affermazioni importanti, reiterate immediatamente da ciò che il PD decide poi in Parlamento. E mai che si trattasse di provvedimenti popolari, ma di ben precise scelte neoconservatrici. La conseguenza di ciò è che Monti, in tutta tranquillità, ha potuto ridimensionare lo stato sociale e lo Statuto dei lavoratori, varando provvedimenti economici di una disuguaglianza inusitata, a sfavore dei ceti più deboli e commettendo, tramite uno dei suoi ministri più influenti, Elsa Fornero, errori inqualificabili come quello relativo ai cosiddetti esodati, risultato dovuto anche ad imperizia e prosopopea dei celebrati tecnici.

Vendola, al momento non ha la sua sagoma di cartone, ma è come se l’avesse, data la sua posizione codina rispetto al Partito Democratico. Il presidente pugliese è uno che fa bei temi, è bravo in italiano, anche se usa una forma barocca, un po’ ostica per i lavoratori. Ma vuole egli entrare a tutti i costi nel territorio della governabilità e del conseguente potere.

Poiché alla sinistra del suddetto Vendola esiste un'area di forte dissenso a tutto quanto vien fatto impropriamente in nome di una ipotetica sinistra, penso che sia giunta l'ora che tale area, spaziante dall’IdV alla Federazione della sinistra passando per tutti i movimenti democratici del nostro Paese, si organizzi e che sia la gente, dal basso, ad operare una sintesi tra le varie posizioni non inconciliabili tra loro e creare un’opposizione rappresentativa.

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