Il lavoro nobilita e rende liberi

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 15/01/2011
Mirafiori: vince di stretta misura il sì, grazie ai voti degli impiegati. Orgoglioso no degli operai. E adesso che succederà? Si aprono scenari interessanti, ma anche inquietanti.

Fino alle prime ore del mattino vinceva il no. Un orgoglioso no, un no sofferto, ma politicamente consapevole è uscito dallo spoglio delle schede nei reparti che riguardano le varie fasi della catena di montaggio, ma la svolta si è avuta con lo spoglio del seggio n.9, quello degli impiegati, che hanno votato compattamente sì. Facile dire sì per chi sta seduto a una scrivania. Ma non sarà facile per quegli operai che, secondo la nuova turnistica, dovranno lavorare in fabbrica anche per 10 ore consecutive per 6 giorni alla settimana e avendo solo 30 minuti di pausa divisi in 8 ore di lavoro. Potranno mangiare solo a fine turno e avranno 120 ore di straordinario obbligatorio. Inoltre sono ridotti i giorni di malattia pagati e come se non bastasse ogni lavoratore dovrà firmare un contratto individuale in cui praticamente si impegna a non scioperare. Inoltre i sindacati che non hanno firmato l’accordo come la FIOM non possono avere una rappresentanza sindacale. (vedi allegato)

Insomma stiamo tornando indietro di 60 anni, quando gli operai non avevano che doveri e i diritti erano ridotti al minimo.

Ma come osservava acutamente Goethe, duecento anni fa, “Quando alla gente si impongono doveri e non si vogliono accordare diritti, bisogna pagarla bene.” . Già, se no cresce un furore che poi sarà molto difficile e pericoloso gestire. Una bolla di rabbia si sta già gonfiando fra chi, in Europa, ma ormai ovunque nel mondo, non ha più il lavoro o lo ha precario e viene ricattato e costretto a piegarsi a salari da fame, senza nemmeno poter protestare.

Marchionne sta cinicamente usando lo strumento del ricatto economico su persone che vivono già a rischio di povertà. Ha usato questo sistema anche in America sugli operai della Crysler: prima del suo avvento guadagnavano 30 dollari l’ora, avevano l’assicurazione medica, compresa quella dentistica e oculistica. Oggi guadagnano 14 dollari l’ora e senza assicurazione medica. Ma l’America sta vivendo una crisi profonda e grave quasi quanto quella del ’29: tanti hanno perso la casa e vivono in auto, nei parcheggi. E’ facile fare i prepotenti con questa povera gente.

Ma che tipo di lavoro è quello di Marchionne? Vorremmo capirlo, al di là di qualsiasi troppo facile considerazione etica.

Così come vorremmo capire chi comprerà ormai le bruttissime macchine della Fiat. Perché il punto è tutto qui: ormai la Fiat ha preso incentivi di ogni tipo, aiuti dallo stato, contributi sulla rottamazione, ma è comunque dal 2009 in caduta libera sul mercato dell’auto. E non è certo colpa degli operai! Il fatto è che vogliono continuare a ritagliarsi non solo gli stessi profitti, ma possibilmente altri più alti ancora ( e se no da dove li prende i soldi del suo mega stipendio Marchionne? E dove prendono gli utili gli azionisti Fiat?), alla faccia della crisi dell’automobile a benzina, pesante ingombrante e inquinante, e alla faccia soprattutto della diffusa povertà di chi dobvrebbe comprare questi “pacchi” di lamiera. E allora come si fa per continuare a fare soldi alla faccia di tutto e dopo aver esaurito anche le risorse dello stato? O si affamano e sfruttano di più gli operai, contraendo il numero degli occupati e facendo lavorare di più quelli che restano, o si sposta la fabbrica in un paese del terzo mondo, dove la gente si accontenta di vivere con un pezzo di pane. Questa è la grande, nuova e rivoluzionaria proposta di Marchionne e di quelli come lui. E ci voleva un esperto di finanza per capirlo!

Ma la domanda resta comunque la stessa: chi comprerà le macchine? Chi avrà voglia di comprarsi una scatola di latta Fiat, quando non ha i soldi per mangiare o per mandare a scuola i figli? E fra i pescecani arricchiti sulle sventure altrui, quelli che si mettono i rubinetti d’oro nel bagno, chi comprerà una plebea Fiat?? Nessuno!! Questa è la risposta logica. Dunque cos’è questa buffonata della grande svolta economica?

Perché non cambiano produzione, invece? Perché non si mettono a costruire macchine ecologiche o vetture per uso collettivo e pubblico, perché non si pensa a un diverso modo di spostarsi nello spazio cittadino e non solo in quello? Perché il mondo è comandato dai petrolieri. Ne sa qualcosa il povero Enrico Mattei.

Non c’è bisogno di una sfera di cristallo o di una zingara per indovinare come finisce questa storia, per sapere che fra un anno o due saremo daccapo, che ci saranno altri cassintegrati e altri che perderanno il posto. Che gli operai verranno talmente angariati che sciopereranno, si ribelleranno e daranno così la scusa alla Fiat – dopo aver ben spolpato tutto quello che c’era da divorare – di andare ad affamare altri operai, in altre nazioni. Mica sono tutti come la Germania, che gli hanno sbattuto la porta in faccia!

E comunque siccome per dirla con Tenco “la speranza ormai è una abitudine”, noi continuiamo a illuderci che nel frattempo qualcosa accada. Ma forse è già accaduto, se ci pensiamo bene. Forse tutti quei no vogliono dire che qualcosa si sta risvegliando nella coscienza della sinistra. Forse. Magari è solo un’illusione, ma quando tutto è buio anche il lume di un cerino sembra la luce di una stella.

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