Facciamo un piccolo,
incompleto e purtroppo provvisorio
bilancio. Manovre (comprese quelle
tremontiane) per complessivi 150 miliardi di euro; provvedimenti
dagli effetti recessivi; misure inique; l’Italia tecnicamente già
in recessione con una produzione industriale al -2,5%; impoverimento
generale; polverizzazione del ceto medio; cancellazione dell’esito
dei referendum del giugno scorso; peggioramento dei servizi locali e
innalzamento insopportabile di tariffe e imposizione tributaria
locale; banche strapiene di soldi che rifiutano però il credito a
imprese e famiglie preferendo speculare con l’acquisto dei titoli
di stato; cartello dei petrolieri che indisturbato ormai imperversa
peggio di una flotta di bucanieri provocando ulteriore inflazione;
scuola e università pubbliche in ginocchio, anzi ‘asfaltate’.
E
adesso l’ineffabile governo, sospinto dall’altrettanto ineffabile
presidente della Repubblica (tutto rigorosamente in minuscolo), punta
alla cancellazione di un ultimo baluardo di civiltà giuridica:
l’art. 18 dello Statuto
dei Lavoratori. Non mi rivolgo a Monti,
che dall’alto del suo reddito annuale di 1,5 milioni di euro
(annuale!) giudico in astratto persona assolutamente incapace di
comprendere, per sua lontananza, i bisogni di un italiano normale con
famiglia e, nel migliore dei casi, ancora con uno stipendio o
pensione. Mi rivolgo invece al presidente della Repubblica Napolitano
che iscrive la sua cultura e azione politica (ma non dovrebbe essere
un arbitro, dunque terzo rispetto al gioco politico?) nel migliore
solco del riformismo
italiano ed europeo (sic!,
per alcuni ‘analisti politici’) per chiedere: caro presidente,
sempre più lontano, non da banchieri
e finanzieri,
ma dai problemi degli italiani normali, cosa c’entra con la crisi
economica e con l’Europa la ricerca ossessiva, pervicace, quasi
autistica, dell’abolizione del divieto di licenziamento senza
giusta causa? Possibile che quando si tratti di introdurre porcate è
sempre l’Europa che le chiede, come nel caso della cancellazione
del reato di concussione? Quello contenuto nell’art. 18 è un
principio giuridico, non si tratta di un’opzione economica, a meno
di intendere anche ciò una ‘liberalizzazione’! Diamine, ma i
suoi consiglieri giuridici che ci stanno a fare?
Se si desse
via libera a quest’ultimo atto, da domani l’Italia piomberebbe
ancora di più in un nuovo medioevo,
in cui il futuro, soprattutto quello delle future generazioni, sarà
ampiamente ipotecato. Io sto con tutti coloro che si opporranno a
quest’ultima barbarie.
Oggi in presidio,
dinanzi Montecitorio, in difesa dell’art. 18 dello Statuto dei
Lavoratori, che in fin dei conti è difesa di un pezzo della nostra
Costituzione!
Hanno detto e ridetto che il governo dei professori, dei tecnici, dei sobri e bla bla bla (in fin dei conti, miliardari e potenti) avrebbero tirato l’Italia fuori dal tunnel della crisi economica e impedito una sorte analoga a quella della povera Grecia, massacrata per assicurare profitti a banche e speculatori. Invece hanno determinato il medesimo scenario greco, proprio qui in Italia.