IL MIRAGGIO DELLA PENSIONE

di Claudio Gandolfi - clgand@libero.it - 15/04/2012
Giusta e legittima la protesta degli “esodati” che venerdì sono scesi in strada per chiedere dignità e rispetto ad un governo che li tratta come numeri

Ma ricordiamoci che con questa riforma “imposta al Paese” con il ricatto del baratro, non ci sono solo le migliaia rimaste nella “terra di nessuno”, ma anche centinaia di migliaia di altre persone consumate da lavori pesanti, che allo scoccare della mezzanotte del 31/12/2011 si sono viste allungare di anni i requisiti per la giusta e meritata pensione.

Finalmente il Paese - per ora cittadini e sindacati, presto speriamo anche i Partiti - ha capito che quella scelta da Monti a dicembre è stata la strada più “semplice”, facendo cassa mettendo le “mani in tasca” ai soliti noti; non riesco infatti a considerare in modo diverso la decisione di portare le pensioni di anzianità a 42 anni di lavoro effettivo, considerandole di fatto tra i privilegi da eliminare; una decisione paradossale, iniqua, fastidiosa; tra quelli a cui è stata cancellata ( rubata) “quota 96” non ci sono solo migliaia di insegnanti, vi sono anche e soprattutto decine di migliaia di miei colleghi, gli edili.

Quando parliamo di lavoratori edili, ricordiamoci sempre che non parliamo di persone a cui Monti ha rubato un trattamento di privilegio, parliamo di persone che hanno scelto in gioventù la legalità, che  hanno fatto un investimento sociale sul loro futuro, nell’interesse di tutti (onesti e disonesti), lavorando in regola per “40 anni”, spesso lontano dagli affetti e che ora chiedevano semplicemente di godersi il meritato riposo prima che arrivi anche per loro la “dolce morte”. 

Chi si prende la responsabilità tra questi lungimiranti “tecnici” di andare in un qualsiasi cantiere edile della penisola a spiegare ad un operaio che ha già trascorso 40 anni in cantiere di duro e rischioso lavoro (quasi sempre da nomade e con la valigia sempre pronta) che dovrà lavorare minimo altri 2 anni in più regalando il suo tempo e la sua salute ? 

Senza pensare al potenziale aumento infortuni, perché in un settore già di per se rischioso, andare sulle impalcature a 60 compiuti è cosa diversa che andarci con un carico di anni e di fatica sulle spalle inferiore o trascorso per una o più legislature nelle “tranquille” aule del Parlamento o dietro le remunerate e intoccabili “cattedre” universitarie. Corriamo fortemente il rischio che, per alcuni lavori particolarmente usuranti, si trasformi in una riforma a “vantaggio zero” per le nostre tasche perché i risparmi  di INPS saranno costi aggiuntivi per INAIL (più infortuni, più malattie professionali, più rendite); lo stillicidio quotidiano di infortuni e morti sul lavoro purtroppo sono li a ricordarcelo.

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