Il pagliaccio italiano

di Thomas Schmid, caporedattore di Die Welt - (traduzione dal tedesco di José F. Padova) - 13/04/2009
Articolo originale<br> http://www.welt.de/wams_print/article3504924/Der-italienische-Clown.html

Nei secoli passati, quando i sovrani si incontravano, il sommo evento veniva eternato in dipinti, che mostravano le persone in disposizioni elaborate – anche i fiori nel vaso e il cane sullo sfondo per l’osservatore perspicace contenevano sofisticati messaggi di carattere dinastico o religioso. Tutto questo è finito da tempo, i corpi dei regnanti sono liberi da simboli. Fotografie di grandi atti di Stato degli anni di Adenauer, Brandt e Schmidt mostrano figure sobriamente allineate, perfino messe in posa, furberie di stile in quei giorni non erano richieste, innanzitutto per noncuranza, e poi per spirito di semplicità.

Tuttavia da molto tempo questo è cambiato. Di ogni vertice politico fa parte ormai l’arte della messa in scena dei partecipanti, che con sempre maggiore frequenza devono riunirsi su gradinate e pedane, sulle quali devono apparire in atteggiamento grave quanto necessario e gioioso-rilassato quanto più possibile. Può darsi che in tutto questo svolga un suo ruolo l’interesse dei singoli Stati di fare apparire nelle immagini i propri rappresentanti nella forma più favorevole ed eminente. Ma unisce tutti il desiderio di mettere in scena il complesso dei VIP in modo vantaggioso, armonioso e piacevole – come se soltanto dalla disposizione dei ragguardevoli corpi scaturisse il messaggio tranquillizzante che il buon governo mondiale e la pace perpetua sono già in arrivo.

Un vertice dopo l’altro quest’arte fa progressi. Eppure un tale la silura con energia mai esausta: il presidente del Consiglio italiano, Berlusconi. Che ieri, a causa di una dettagliata telefonata, si sia negato alla foto di gruppo sul Reno è soltanto il punto culminante di una lunga evoluzione. Infatti in passato ha fatto da dietro a chi lo ospitava il segno delle corna, un’altra volta ha ricevuto i suoi invitati di Stato in costume da pirata. E, con stampato sulla faccia il suo larghissimo ghigno, sempre ha cercato di recitare una parte speciale. Stando di un gradino più alto degli altri si mette in scena, con un gesto ad ogni costo irridente, come fosse il più eminente e scaltro di tutti i salvatori del mondo. Sempre esce con impeto dal protocollo, fa il presentatore di varietà o il giovane impertinente. Come un pagliaccio della politica internazionale.

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