Il pasticciaccio brutto e il garante ad personam

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 09/03/2010
L’autorizzazione immediata del decreto-legge firmato dal Capo dello stato, non solo ha avallato quel “graduale svuotamento delle istituzioni, ma ha finito con l’aggravare il pasticciaccio brutto di una maggioranza eversiva, con esiti drammatici per quel che resta dell’assetto democratico.

Purtroppo l’avallo da parte del Capo del Capo dello Stato del decreto salva-liste non è stato solo il placet a quello che l’ex inquilino del Quirinale Carlo Azeglio Ciampi ha definito senza giri di parole “un aberrante episodio di torsione del sistema democratico” ma anche l’aggravarsi di un “pasticcio” che può trasformarsi in una Caporetto delle istituzioni con esiti tanto devastanti quanto prevedibili.

Sì perché la sentenza del Tar del Lazio che ha respinto il ricorso per la riammissione della lista del PDL nel Lazio come ha sottolineato Ciampi nell’intervista a Massimo Giannini “è la conferma che con quel decreto il Governo fa ciò che la Costituzione gli vieta, cioè interviene su una materia di competenza delle regioni. Speriamo che a questo punto non accadano ulteriori complicazioni….”.

Già ma le “complicazioni”, e che complicazioni, come hanno previsto tutti i più autorevoli costituzionalisti, da Zagrebelsky alla Carlassere ad Onida, sono “in re ipsa”, nella ratio di un provvedimento definito “un abuso, una corruzione della forza della legge per violare uguaglianza e imparzialità”, “insanabile”, “ad personam” e dunque ad alto rischio di legittimità costituzionale. Ora dopo il ricorso già avanzato da diverse giunte regionali, potrebbe accadere che la Corte Costituzionale giudichi con sentenza definitiva e finalmente inappellabile quel decreto illegittimo, con la conseguenza inevitabile di invalidare il risultato elettorale, un’ipotesi tutt’altro che remota e imprevedibile che Carlo Azeglio Ciampi si augura non accada perché “ a quel punto il paese precipiterebbe in un caos che non so immaginare…”.

Intanto dopo la sentenza del Tar del Lazio che ha confermato l’esclusione sancita dalla Corte d’Appello, la cui presidente è già stata messa alla gogna dai giornali di famiglia perché colpevole di avere in ufficio tra molte altre un’immagine del Che invece di quella dell’eroe Mangano, la maggioranza pretende, come se tutto lo sfascio già attuato non bastasse, di far slittare le elezioni nel Lazio.

D’altronde la progressione della violenza e dell’arroganza di un governo che non ha trovato mai argine nel più alto organo di garanzia sta prevedibilmente esondando e travolgendo ogni principio di legalità, buon senso e civiltà.

Come già aveva detto Scalfaro e come ha ripetuto Ciampi, la soluzione migliore, meno pasticciata e più rispettosa delle regole sarebbe stata quella di rinviare la data delle elezioni. Ma a condizione, ovviamente, che ci fosse “una volontà politica che nella maggioranza è mancata… e che il Governo riconoscesse, pubblicamente, davanti al paese e al parlamento, di aver commesso un grave errore. Sarebbe stato necessario che se ne assumesse la responsabilità, chiedendo scusa agli elettori e agli eletti. Bisognava battersi a tutti questi costi per questa soluzione della crisi e inchiodare a questo percorso chi l’aveva causata..”

Perché non si è seguito questo percorso? Perché il garante della Costituzione non ha seguito questa strada maestra e lineare? Perché ancora una volta abbiamo dovuto assistere dietro alle quinte ai contatti riservati tra il solito D’Alema e il tessitore di tutte le trame Gianni Letta prima per concordare slittamenti del voto in Lombardia e poi per fare pressione nei confronti del Colle affinché firmasse il “decretino” dopo tutte le note leggine?

Perché ancora una volta in nome del male minore le più alte cariche dello Stato si sono avventurate nel terreno infido e paludoso della condiscendenza alla legge del più forte, al “massacro” di quelle istituzioni che a parole difendono ogni giorno?

Dopo le firme ad nutum di tutte le leggi ad personam che Berlusconi con crescente arroganza gli ha sbattuto sulla scrivania, dopo la lettera “personale” alla vedova Craxi in cui la ricostruzione di parte della vicenda giudiziaria è stata funzionale alla riabilitazione politico-istituzionale di uno statista-latitante, c’erano pochi motivi di pur cauto ottimismo circa le garanzie di pieno rispetto dello spirito della Costituzione da parte dell’ attuale presidente della Repubblica.

L’autorizzazione immediata di un simile decreto-legge che cambia di fatto una norma in campagna elettorale e mentre l’inera materia è sub sudice, non solo ha avallato quel “graduale svuotamento delle istituzioni, integrale oblio dei valori, totale svilimento delle regole” denunciato da ultimo da Ciampi, ma ha finito con l’aggravare, anche sotto l’aspetto “pragmatico” il pasticciaccio brutto di una maggioranza eversiva, con esiti drammatici per quel che resta dell’assetto democratico.

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