Il proclama nel silenzio

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 11/02/2010
“La decisione di fermare quelli che sono ormai pollai TV non è scandalosa né preoccupante” ha detto tranquillamente Berlusconi, mentre si toglieva dalla prima serata in un colpo solo Santoro e Floris al prezzo del sacrificio del fido Vespa.

Si potrebbe pensare che il monologo non stop di Berlusconi ospite scontato ma ovviamente sempre di eccezione del Bruno Vespa autore, non sia altro che l’ennesima, ripetitiva replica di tutti quelli, innumerevoli, che lo hanno preceduto e che non aggiunga niente di nuovo al copione. Invece non è proprio così: c’è questa volta più del solito l’orgogliosa rivendicazione di una tabella di marcia, effettiva e già in corso verso la mutazione concreta dell’attuale pur sgangherato sistema ancora formalmente fondato sulla Costituzione in qualcosa di incompatibile con la democrazia e lo stato di diritto. Sembra sempre di ascoltare le stesse cose, le stesse invettive contro la magistratura, lo stesso vittimismo pre- elettorale, la stessa allergia all’informazione; ma oggi le minacce o le intenzioni, che dir si voglia, sono diventate realtà, l’ iter legislativo dei salvacondotti giudiziari marcia spedito in Parlamento, le candidature di inquisiti o rinviati a giudizio per gravi reati contro la pubblica amministrazione sono state “sdoganate” da tutti i partiti in Parlamento, l’oscuramento delle ultime riserve indiane di giornalismo in quel che resta del servizio pubblico non sembra trovare troppi ostacoli.

Nel giorno in cui il dio della protezione civile quasi s. p. a. in predicato di diventare ministro, “l’eroe dell’Aquila” dopo aver rischiato un caso diplomatico con gli USA, si trova al centro di una megainchiesta sugli appalti per il G8 in Sardegna che coinvolge quaranta persone tra cui il procuratore aggiunto Achille Toro, il presidente del Consiglio tuona contro “i processi infondati, un male italiano”, contro “ lo sport nazionale di colpire chi fa bene”, contro “l’uso politico della giustizia a cui deve rispondere il voto popolare”.

Ma non basta il legittimo voto popolare come “doverosa reazione” dei cittadini contro un uso deviato della giustizia (un’accusa infamante di eversione) perché c’è anche la rivendicazione che il Parlamento “faccia leggi in risposta a vere e proprie aggressioni giudiziarie”. Se si tiene conto del fatto non marginale che con il ricorso abusivo alla decretazione d’urgenza, il Governo si è appropriato del 90% della funzione legislativa, si può apprezzare pienamente come “ le vere e proprie aggressioni giudiziarie” saranno vendicate in modo adeguato per l’appunto da chi “non ha problemi con la giustizia ma subisce aggressioni giudiziarie”.

Poi il premier guarda non solo all’oggi processuale suo e degli amici che non può dimenticare ma anche ad un futuro molto prossimo dominato dai fantasmi vivi e parlanti di Spatuzza e Massimo Ciancimino.

Il figlio di don Vito, accusato curiosamente da più parti di fare accuse troppo mediatiche, già definito “un ciarlatano” è adesso additato ironicamente dal presidente del consiglio come esempio della “giustizia spiritica con qualcuno che riferisce parole di qualcuno che è morto da diversi”. Peccato che nessuno dei suoi giureconsulti al seguito gli abbia spiegato che si tratta semplicemente di una testimonianza “de relato” che peraltro nel caso che tanto angustia il premier sembrerebbe suffragata da un significativo supporto cartaceo fatto di documenti, lettere, pizzini.

Ma “la giustizia spiritica” è servita semplicemente per annunciare una nuova legislazione sull’utilizzo dei pentiti che vanifichi in sostanza le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dopo tutte le misure per lo più bipartisan già adottate per scoraggiare ed ostacolare nuove collaborazioni, in perfetta sintonia con la “riforma” Valentino che Berlusconi ha pienamente rivendicato come un progetto del Governo “inserita nell’ambito della completa riforma della giustizia”.

Dunque una piena sconfessione del teatrino inscenato dal ministro Alfano, dichiaratosi all’oscuro e contrario al disegno Valentino, a cui l’opposizione ha fatto finta di credere; in altre parole le dichiarazioni circostanziate e concordanti di un numero imprecisato di collaboratori devono comunque cadere nel nulla se non hanno riscontro in una non meglio definita “realtà dei fatti”.

Per completare quanto prima questo quadro articolato di riforme che dovrà degnamente approdare ad un ritorno all’immunità parlamentare in versione integrale e magari più estesa di quella prevista fino al ’93, al di là degli artificiosi paletti di qualche sedicente moderato, è più prudente cancellare anche qualsiasi residua traccia di informazione e di approfondimento giornalistico.

Così con il paravento della “tregua elettorale” e di quella par condicio che Berlusconi denuncia da sempre come un bavaglio, l’annuncio di sospendere tutti i talk show politici a meno che si trasformino in vere e proprie tribune elettorali, ovviamente quelli del servizio pubblico per sbarazzarsi in primis di AnnoZero, che ha il più elevato indice di ascolti, a tutto vantaggio ovviamente di Mediaset.

“La decisione di fermare quelli che sono ormai pollai TV non è scandalosa né preoccupante” ha detto tranquillamente il padrone dell’unica concorrente del servizio pubblico, mentre si toglieva dalla prima serata in un colpo solo Santoro e Floris al prezzo del sacrificio del fido Vespa che per un momento nel corso di tutto il proclama, si è visibilmente turbato.

Ma davanti a questa ulteriore spavalda difesa di un sistema di corruzione e di scambi di favori politico affaristici, di cui l’inchiesta di Firenze sulla protezione civile è solo un ulteriore tassello, all’attacco sempre più eversivo contro la magistratura che fa il suo dovere e all’informazione che ancora resiste, sul fronte della cosiddetta opposizione si sono registrati flebili lai e rumorosi silenzi.

A riprova, per quanto riguarda “il terremoto Bertolaso” ma non solo, che questo “scandalo annunciato” come ha scritto puntualmente Peter Gomez sul Fatto “è una fotografia perfetta dello stato del paese, perfettamente bipartisan”.

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