Nessuna
notizia
Ciò
che aspetta i respinti è cosa nota (tranne ai governanti
italiani...): rinchiusi in carcere in Libia. Ma adesso - rimarca Del
Grande - il problema è capire che fine faranno. All'alba del 30
giugno Fortress Europe ha perso le loro tracce. Due container sono
partiti carichi di 300 persone - uomini, donne, bambini - lasciandosi
alle spalle i cancelli del campo di detenzione di Misratah. Un
reparto dell'esercito ha fatto irruzione nelle celle in piena notte.
Le ultime telefonate d'allarme sono giunte alle cinque del mattino.
Poi il silenzio: tutti i telefonini sono stati sequestrati. I
detenuti portati via sono tutti eritrei, uomini e donne, compresi una
cinquantina di minorenni e diversi bambini. Tutti arrestati sulla
rotta per Lampedusa, chi respinto in mare nell'ultimo anno e chi
fermato nelle retate della polizia libica a Tripoli. «La diaspora
eritrea, da Roma e da Tripoli, ci ha chiesto - afferma Del Grande -
di dare la massima diffusione alla notizia, perché il rischio di
un'espulsione di massa a questo punto è molto alto». Che a Misratah
tirasse una brutta aria lo si era capito da un pezzo. Da quando, tre
settimane fa, il governo libico aveva espulso l'Alto Commissariato
dei Rifugiati delle Nazioni Unite, che proprio a Misratah aveva
regolare accesso da ormai tre anni. Ma i guai sono arrivati nella
giornata dell’altro ieri.
I militari libici - è sempre Del
Grande a denunciarlo - hanno consegnato ai detenuti i moduli
dell'ambasciata eritrea per l'identificazione. Tutti si sono
rifiutati categoricamente di fornire la propria identità
all'ambasciata, temendo che fosse il primo passo per un'espulsione
collettiva. Al loro rifiuto la tensione è salita, fino a sfociare in
una rivolta, con un durissimo scontro con le forze di sicurezza.
Qualcuno ha tentato di scavalcare il muro di cinta e fuggire, ma
l'evasione è stata presto sventata e la protesta duramente repressa
a colpi di manganellate.
Appello
accorato
Secondo
Mussie Zerai, responsabile dell’agenzia Habesha(Ong che si occupa
dell’accoglienza dei migranti africani) che da Roma ha potuto
raggiungere telefonicamente alcuni detenuti di Misratah, ci sarebbero
una trentina di feriti gravi, che sarebbero stati portati via nei
container insieme a tutti gli altri. Habesha riferisce anche di
tentati suicidi per evitare la compilazione dei moduli di
identificazione: «La situazione è drammatica», conferma a l’Unità
Zerai. La comunità degli eritrei di Tripoli ha lanciato ieri
pomeriggio un allarme per lo stato in cui versano i loro connazionali
trasferiti ieri dal Centro di Detenzione di Misurata al carcere di
Brak, nella valle dello Shaty, nel Sud della Libia, a circa 75
chilometri da Seba. Dopo una intera di giornata di viaggio
all'interno di tre camion-container,gli eritrei sono arrivati al
centro di Brak nella serata di ieri. «Li stanno picchiando -
riferisce un eritreo in contatto con alcuni di loro - temono di non
sopravvivere». Secondo alcune testimonianze sempre di fonte eritrea,
fra loro ci sarebbero anche diversi feriti, che però non avrebbero
ancora ricevuto alcuna cura. Intanto le Ong di Tripoli che si
occupano di rifugiati, Cir e Iopcr, riferisce una fonte vicina alle
associazioni, riceveranno nella giornata di domenica una visita da
parte del direttore del Centro di Brak e nei prossimi giorni hanno
programmato una visita a Misurata, dove sono rimaste 80 donne eritree
e alcuni bambini e poi, almeno questo è nelle loro speranze, una
visita a Brak per constatare le condizioni degli eritrei. La diaspora
eritrea da anni passa attraverso Lampedusa per chiedere asilo
politico in Europa. La situazione ad Asmara si fa di giorno in giorno
sempre più grave.
Violenze
quotidiane
Non
è da oggi che Fortress Europe documento le violenze che segnano la
quotidianità di migliaia di disperati nei «campi di accoglienza»
libici. Grazie a Fortress Europe sappiamo, ad esempio, del massacro
di Benghazi. Attraverso foto scattate con un cellulare, e sfuggite
alla censura, Del Grande ha svelato come la polizia libica ha ucciso
sei rifugiati somali a Ganfuda. E sempre grazie a Fortress Europe si
è saputo che erano eritrei i passeggeri dell’imbarcazione respinta
al largo di Lampedusa il primo luglio di un anno fa. Rifugiati
eritrei. Respinti nell’inferno libico dall’Italia di Berlusconi e
Maroni.
La rivolta dei senza diritti si consuma nel silenzio. Il silenzio complice della Comunità internazionale. Il silenzio di un Governo, quello italiano, che ha aperto un credito illimitato al Colonnello di Tripoli.Il silenzio che copre la vergogna dei « desaparecidos» voluti dall’Italia. Un silenzio rotto dalla coraggiosa e documentata denuncia di Fortress Europe e del suo giovane e instancabile animatore, Gabriele Del Grande.