La Francia e noi

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 07/05/2012
Senza voler fare comparazioni non pertinenti la domenica elettorale che ha visto le urne aperte per consultazioni tra loro diversissime in molti importanti paesi europei, Francia, Italia, Grecia, Germania suggerisce qualche elemento per valutare il rapporto tra cittadini ed istituzioni, tra società civile e politica da noi e altrove.

Tanto per limitarci alla Francia che ci è vicina non solo geograficamente, governata negli ultimi anni da quello che i buontemponi consiglieri e fan di Berlusconi facevano finta di considerare un suo epigono, il primo dato che risulta evidente è che non si è verificata la disaffezione al voto temuta e troppo insistentemente pronosticata.

Secondo i dati dell’affluenza ai seggi, alle 17 risultava che si era recato a votare il 71,96% degli elettori  e che dunque più ancora che per il primo turno, i francesi hanno voluto far sentire la loro voce e scegliere il loro presidente.

Il fatto poi clamoroso che il presidente in carica fosse uscito così nettamente battuto al primo turno e sia infine stato sconfitto, anche se di misura, dal socialista François Hollande che ha ottenuto il 51,9%, dopo il primo mandato conferma come in Francia il sistema dell’alternanza continui a funzionare. 

E soprattutto dimostra come i capi di governo e le massime cariche dello stato siano valutate in termini politici e non in funzione della propaganda mediatica a colpi di glamour. I francesi, oltre che la politica economica e le riforme mancate o sbagliate hanno dimostrato di non apprezzare nemmeno le frequentazioni dorate o le furbizie per estorcere fondi a sostenitrici non propriamente lucide, come avrebbe fatto Sarkò nei confronti della plurimiliardaria Liliane Betancourt. 

Insomma se i Francesi si erano infatuati dell’outsider benestante che si era fatto da sé, che non aveva frequentato le migliori scuole di amministrazione, che lasciato dalla seconda moglie l’aveva prontamente rimpiazzata con la più sofisticata bellezza italo-francese del bel mondo parigino (sempre a beneficio di telecamera)  nell’arco di pochi anni l’hanno valutato per quello che ha saputo e non ha saputo fare per la Francia e l’hanno abbandonato al suo destino di “francese tra i francesi”, come ha detto lo sconfitto subito dopo lo scrutinio.

Insomma il fenomeno Sarkò non ha nemmeno lontanamente nulla a che fare con il quasi ventennale e mortifero incantamento del berlusconismo che ha avvolto l’Italia e che l’ha lasciata nelle condizioni note. 
Nonostante gli allarmi sull’economia  francese, in particolare sulla sua situazione creditizia e sui recenti declassamenti, sono situazioni difficilmente accostabili.

E soprattutto non sono paragonabili il tasso di corruzione, di evasione fiscale, di sommerso, di penetrazione della criminalità organizzata, di collusione tra politica ed affari. E come si è visto in questa piovosa domenica elettorale di inizio maggio non è paragonabile il livello di sfiducia nei confronti delle politica e di disaffezione dei cittadini al voto.

Anche se naturalmente non son dati omologabili e in Italia si vota per una consultazione amministrativa che coinvolge “solo” 9 milioni e mezzo di elettori, alle 22 la percentuale dei votanti era del 49,66% con un calo del 6,20% rispetto alle precedenti amministrativi.
Al voto siamo arrivati con il tamtam di scandali quotidiani che hanno coinvolto partiti fino a ieri di governo ai massimi livelli e con un ex presidente del Consiglio di cui siamo costretti a ricordarci quasi ogni giorno per i processi in corso tra cui quello per concussione e prostituzione minorile da cui esce l’immagine penosa di uomo-bancomat per decine e decine di signorine bramose di “cene eleganti”. 

E quello che è più paradossale e autodistruttivo per la politica ed i partiti (tutti, nessuno escluso) che con questa tornata elettorale vengono richiamati per l’ultima volta alla realtà, prima delle prossime imminenti politiche, è che hanno continuato fino all’apertura delle urne a concentrare la loro attenzione ed i loro strali contro quello che considerano il loro unico ed esclusivo nemico: Beppe Grillo, un ex-comico che a modo suo ha deciso di fare politica.

29 aprile 2013

Costruiamo l'alternativa al governo Berlusconi

Giorgio Cremaschi-www.micromega.net
13 marzo 2014

Quello che non c'è

Francesco Baicchi
30 aprile 2013

La coerenza

Francesco Baicchi