“Sono stato a Caorso e che cosa ho scoperto? Che lo Stato italiano, il governo Berlusconi, ha affidato lo smantellamento delle centrali nucleari alla ‘ndrangheta,
ad una delle più potenti e pericolose "'ndrine", tramite una società
che si chiama Ecoge e ha sede a Genova. (…) ho fotografato i camion
della ‘ndrangheta, della società Ecoge, che caricavano i rifiuti
nucleari all'interno dei container, container trasportati a Genova. E
li ho seguiti … e poi a La Spezia …in attesa di navi da affondare! E
questo adesso! Ora! Non 20 anni fa!”
Fa rabbrividire la denuncia,
urlata lo scorso 12 dicembre a Palermo dal palco di “Verso l’alba di
una nuova resistenza” (happening dell’attivismo anti-mafia) da Gianni Lannes,
giornalista d’inchiesta specializzato in ecomafie (e per questo già
vittima di intimidazioni e attentati), già collaboratore de La Stampa e
Repubblica e direttore di Italia Terra Nostra. Una denuncia caduta nel
silenzio: “il mio giornale, 'La Stampa', mi ha impedito di scriverne –
accusa Lannes nel suo intervento - e nessun giornale italiano ha preso
in considerazione questa situazione: mi hanno sbattuto la porta in
faccia tutti, da 'La Repubblica' dove ho lavorato per anni al 'Corriere
della Sera' a 'L'Epresso' ".
Nel suo discorso (qui il video) Lannes descrive un sistema di smaltimento illegale basato sulle “navi dei veleni” che va avanti da decenni con connivenze e responsabilità ai massimi piani
della politica e dell’industria: “alla fine di gennaio (ndr, 2010) vi
dimostreremo - documenti e prove alla mano - che nei mari italiani dal
1974 sono state affondate tantissime navi. Industriali europei hanno
questa responsabilità, e anche quelli italiani: la Montedison, l'ENI,
l'ENEL, soltanto per restare in Italia. E poi i rifiuti nucleari: hanno
utilizzato le mafie, hanno utilizzato le 'ndrine per affondare le navi,
lo Stato ha fatto questo! I governi - vero Andreotti? altro che
organico alla mafia - hanno dato le direttive”.
Storie complicate e ancora oscure su cui non è facile fare luce. Ad esempio, Ecoge
- la società della famiglia calabrese dei Mamione - che secondo la
denuncia sarebbe legata alla’ndrangheta e starebbe smaltendo
illegalmente le scorie di Caorso, è da tempo al centro delle
attenzioni di investigatori e associazioni per la difesa della legalità
(si veda il dossier della Casa della legalità e la cultura e questo articolo
da La Repubblica di Genova). Tuttavia, nonostante varie denunce per
reati ambientali, ancora mancano sentenze che individuino eventuali
responsabilità penali. Al telefono con Qualenergia.it l’azienda non
commenta.
Sogin, la società che gestisce il decomissioning dell’impianto di Caorso, interpellata, invece esclude che il giornalista sia entrato
nell’impianto come sostiene. Quanto ai rapporti con Ecoge si sarebbero
conclusi da febbraio 2009: la società aveva vinto una gara per
l’acquisto di rottami metallici (“principalmente da tondini di armatura
derivanti dalla demolizione delle torri di raffreddamento”) ma il
contratto è stato poi scisso per mancato rispetto delle condizioni da
parte della ditta dei Mamione.
Quello che sta veramente succedendo a Caorso lo si saprà con certezza solo quando sarà già accaduto? Se non le sentenze di tribunale si attende con ansia di leggere l’inchiesta di Lannes. Intanto l’unica cosa sicura è che, in un paese come il nostro in cui le mafie hanno dimostrato di gestire una quota rilevante del settore dei rifiuti pericolosi, lo smaltimento delle scorie nucleari e il decommissioning delle centrali, già problematico in sé, potrebbe essere ancora più rischioso.
Di seguito riportiamo il video della denuncia di Gianni Lannes