La politica: un potere per gli uomini o sugli uomini?

di Ennio Lo Chiatto - urbanpost.it - 10/01/2013
L’ISTAT comunica i dati, record negativo per la disoccupazione in Italia. La percentuale dei giovani senza lavoro, nella fascia 15-24 anni, sale al 37,1%. La notizia allarma e non poco

A nulla giova il detto mal comune mezzo gaudio, per cui la maggioranza dei paesi europei affronta le stesse difficoltà nel settore occupazionale.  La situazione non migliorerà nel 2013.

Il dato è allarmante, ma nel girotondo della politica, in attesa delle prossime elezioni, la priorità è quella delle alleanze partitiche, degli accordi e dei tatticismi, nonchè del perseguimento dei fini egoistici, che tanto male hanno fatto all’Italia in questi anni.

Eppure, la parola d’ordine è una sola, tornare a fare politica, dopo la parentesi tecnica del governo Monti.

Ma di quale politica parliamo? A decidere sono sempre i più forti. Quei politici che, incapaci di determinare da soli una seria agenda di governo, si sono  genuflessi  ai tecnici  in virtù di quel “ ce lo chiede l’Europa” che ha finito per dissanguare gli italiani.

Il risultato, in termini di sofferenza per la popolazione è altissimo. L’Istat ha suonato l’allarme per i giovani, ma il problema oggi è anche un altro la precarietà,  ”vulnus”,  punto debole del mercato di oggi. Da un lato le platee storiche dei precari nella scuola e nella sanità. Dall’altro i tanti giovani inoccupati, vittime senza colpa di una politica che per anni si è presa cura solo dei propri interessi, senza curarsi di pensare al futuro delle nuove generazioni.

Una politica assente e incapace di cogliere il cambiamento epocale, quel passaggio dal capitalismo industriale  al capitalismo finanziario, che ha mostrato il volto mostruoso della speculazione e della corruzione. L’amara riflessione è che la finanza, completamente scollata dalle realtà lavorative, ha schiavizzato la politica. Il modello imposto è quello della produzione di soldi con soldi. Anni di studio ci hanno insegnato che la moneta, il denaro, nascono per misurare gli scambi di beni e servizi e da ciò il concetto di ricchezza. La ricchezza  in assenza di produzione genera, al contrario, speculazione. Spread.

Eppure i dati parlano chiaro. A decidere sono sempre i più forti, quelli che la crisi l’hanno prodotta e che ora la usano contro i più deboli.

Le recenti riforme pensionistiche e del mercato del lavoro , con la possibilità di monetizzare il licenziamento, piuttosto che disporne il reintegro, hanno colpito al cuore i lavoratori e i diritti frutto di decenni di lotte.  Il lavoro, sancito come diritto nell’ambito dei principi fondamentali della nostra Carta costituzionale, viene ripudiato, o nei casi ancora più drammatici, barattato con un altro diritto fondamentale, la salute. Come si può chiedere ad un lavoratore di scegliere tra il diritto alla vita e il diritto al lavoro?. Come si può pensare ad una contrapposizione  salute-lavoro?

Al presidente Napolitano un cittadino si è raccomandato affinchè vigilasse sul futuro delle nuove generazioni. La risposta è stata “Stiamo lavorando per questo”, quasi a dire che non c’è da preoccuparsi.

Intanto ciò che emerge è che, nonostante la lotta all’evasione, il lavoro nero continua ad aumentare. Non c’è da stupirsi. In una società in cui il lavoro è povero, sporco, privo di tutela, i lavoratori sono soli e spaventati. In una società spaventata la corruzione, le mafie, diventano il parastato, quel soggetto a cui rivolgersi nel momento del bisogno.

Come se non bastasse continuano a dirci che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, ma questi signori sanno che nella maggior parte delle famiglie italiane è diventato difficile mandare i figli all’università? Sanno che lo studio diventa, giorno dopo giorno, sempre più un lusso che non tutti possono permettersi? Questi signori sanno che di questo passo la mobilità sociale resterà stratificata, con una sempre maggiore differenza tra ricchi e poveri? Purtroppo temo che la nostra classe dirigente, che di tanto in tanto si premura di mandare alla gogna mediatica qualche sacrificabile, non cambierà realmente atteggiamento fino a quando il battito d’ali di una farfalla non provocherà un uragano di dimensioni spaventose tale da produrre una “primavera italiana”.

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