La propaganda antigrillo di un sistema alla fine

di Daniela Gaudenzi - Il Fatto Quotidiano - 19/05/2012
Mentre non si trova il giorno giusto per dimezzare almeno i rimborsi elettorali e la legge ”anticorruzione” di cui il Governo aveva predisposto le bozze delle modifiche oltre un mese fa è ostaggio del maggior partito ”governativo”, tutto il teatrino politicante è concentrato nella scomunica ad perpetuum di Beppe Grillo.

Dato che la paura aguzza l’ingegno (autodistruttivo), i partiti paralizzati in vista dei ballottaggi hanno imboccato la duplice sdrucciolevole via del già praticato allarme sul comico antisistema in combinato disposto con la politica della “porta aperta” ai grillini “buoni” e lo sbarramento totale al Grillo “cattivo” ed irredimibile.

L’argomento principe, che proverebbe lo spirito pervicacemente antidemocratico ed autoritario del comico, sarebbe il “rifiuto” al confronto e la tattica di far parlare di sé unita alla indisponibilità ad affrontare il dibattito.

Il bello e anche il comico della questione è che l’accusa gli viene ovviamente rivolta dai rappresentati della pseudoinformazione che per 5 anni ed in particolare all’inizio del movimento, quando, come ha ricordato Marco Travaglio, la battaglia di Grillo per la  legalità e la trasparenza era incentrata sulla presentazione di leggi di iniziativa popolare, lo hanno oscurato e criminalizzato.

Adesso, naturalmente, con i risultati ottenuti e la popolarità in continua crescita che garantirebbe a molti sopravvissuti in Rai  di incrementare percentuali di ascolti scese sotto i limiti di guardia, anche il gestore della “terza camera” ambirebbe ad avere il suo Grillino da incastrare tra Sallusti e Ferrara.

Ma non si vede perché Grillo o magari il candidato 5 stelle al ballottaggio a Parma dovrebbe infliggersi la pena di sorbirsi gli strali di Giuliano Ferrara contro “l’eresia” della politica intesa come servizio per i cittadini e gli elogi della politica politicante con i suoi pregi ed “errori” da parte di una Ritanna Armeni sempre accucciata, anche a distanza, al suo ex partner “molto intelligente”.

Oppure perché dovrebbe, come è toccato al povero Ignazio Marino ad 8 e 1/2 ,  soccombere agli strepiti di uno come Osvaldo Napoli, vice presidente dei deputati del Pdl,  che quando sic et sempliciter ha dovuto rispondere a proposito della guerriglia del Pdl contro il  falso in bilancio si è attaccato al cellulare, presumibilmente, per consultare i giureconsulti di Arcore.

Grillo non ha bisogno di rincorrere  talk show più o meno fasulli perché si è obiettivamente creato uno spazio reale alternativo, quello che hanno a disposizione tutti coloro che pur avendo qualcosa da comunicare, e forse proprio per questo, sono stati da sempre esclusi dai circuiti mediatici “ufficiali”. Ma è difficile, in buona fede, vedere in questo una scorciatoia antidemocratica, demagogica e populista.

Personalmente, per quello che può contare, ho più di una perplessità su singoli cavalli di battagia di Grillo e del suo movimento, soprattutto in tema di Europa e di economia: non credo, per esempio che l’uscita dall’Euro per l’Italia sarebbe una soluzione conveniente né tantomeno indolore.

Ma penso che Grillo dica una assoluta veritità quando sostiene che, al contrario di quanto viene accusato, la sua presenza nell’offerta politica italiana è una garanzia di partecipazione democratica e una barriera contro derive estremiste e tendenze eversive.

Per questo mi auguro che anche a Parma, al ballottaggio con un rappresentante della nomenclatura del Pd che peraltro non ha rinunciato alla sua carica attuale di presidente della provincia, e che è un garante poco esaltante della continuità, il movimento 5  Stelle porti al voto una parte consistente di quel 36%, e cioè circa 50mila elettori,  che non si è recato a votare al primo turno. 

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