La strategia di Silvio

di Francesco Baicchi - 16/10/2009
Il palazzinaro di Arcore è ormai solo (forse con un amico a Mosca) di fronte alla disapprovazione internazionale

Nei sempre più frequenti (e ripetitivi) scontri televisivi fra le truppe berlusconiane e ‘gli altri’ emerge con sempre maggiore evidenza una diversità di fondo: da un lato una squadra con una precisa strategia e ben allenata a svolgere il suo compito, dall’altra una somma di individualità talvolta interessanti, ma dotate in genere di minore ‘mestiere’.

Non si spiegherebbe altrimenti la costante applicazione della tecnica di interrompere l’interlocutore e impedire la comprensione di quello che dice, sistematicamente impiegata da tutti i dipendenti di Silvio, o il ricorso alla ripetizione ossessiva di parole d’ordine studiate a tavolino anche quando la loro falsità appare evidente (tipo i risultati di fantasiosi sondaggi o l’accusa di ‘comunismo’ a chiunque non sia a libro paga del cavaliere).

 

A questi atteggiamenti sguaiati e senza vergogna pochi fra gli esponenti dell’opposizione sembrano saper rispondere con la necessaria freddezza, mentre i ‘moderatori’, forse per motivi di audience, fanno ben poco per ottenere il rispetto almeno della buona educazione (sarebbe sufficiente ritornare a microfoni individuali che escludono chi non ha la parola).


La strategia militaresca dei Silvio-boys però un vantaggio almeno ce l’ha: appare immediatamente leggibile.


In questo momento, ad esempio, i furibondi attacchi a Repubblica e, soprattutto, al suo editore DeBenedetti evidenziano il tentativo di recuperare il consenso in netto calo rompendo l’accerchiamento sul piano interno e su quello internazionale intorno alla figura di Berlusconi, ormai ampiamente … sgradita (lui avrebbe usato un altro termine).

Per questo i suoi consigliori devono avere suggerito di crearsi un avversario che, almeno per alcune caratteristiche, gli potesse essere paragonato.

De Benedetti è uno dei più importanti imprenditori italiani, molto stimato anche in ambienti internazionali, è stato protagonista di vicende non sempre fortunate (da cui è sempre uscito senza addebiti) e, soprattutto, non ha mai rinunciato a svolgere un ruolo nella società civile, anche sostenendo movimenti d’opinione come, attualmente, Libertà e Giustizia, presieduto dal presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky.

E’, insomma, allo stesso tempo, quello che Berlusconi pretenderebbe di essere (un imprenditore, ma gli imprenditori veri non costruiscono e difendono monopoli cambiando le leggi) e il suo opposto: una persona, non infallibile, che però rispetta le regole e gli avversari.

 

Quello che si tenta di fare è spostare, grazie al controllo dei media e a tecniche di marketing, l’opinione pubblica italiana su un preteso dualismo Berlusconi-DeBenedetti, invece di dover ammettere che il palazzinaro di Arcore è ormai solo (forse con un amico a Mosca) di fronte alla disapprovazione internazionale.


A questo ennesimo giochetto non si può non reagire smascherandolo, superando personalismi e divisioni. Il confronto non è più fra destra e sinistra, ma fra democrazia parlamentare e ‘qualcos’altro’. Un ‘qualcos’altro’ che l’Italia ha già vissuto e fa ancora paura.

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