L'alternativa

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 30/11/2009
Per chi non si vuole arrendere all’alternativa un po’ penosa tra unirsi all’ennesima esortazione alla “sobrietà” per i magistrati rabbiosamente aggrediti dalla politica, o invocare il surreale plebiscito prospettato dai portavoce dell’imputato-eversore tra Berlusconi e Spatuzza, c’è un appuntamento per rivendicare le ragioni della democrazia e dello stato di diritto, sabato prossimo a Roma.

Dunque l’alternativa sarebbe tra il “Boni, state boni” di Napolitano, come ha perfettamente sintetizzato Jena su La Stampa e la chiamata alle urne che invocano o minacciano o buttano là i fedelissimi del capo per vedere l’effetto che fa in casa propria prima che sul fronte della cosiddetta opposizione.

Il ricorso alle urne ovviamente per sottoporre agli italiani “il quesito se hanno fiducia in Berlusconi o Spatuzza, da chi vogliono essere governati, Berlusconi o Spatuzza” come dice con assoluta serietà il vicedirettore del Giornale Sallusti che ha pure aggiunto “in queste ore sembra che Fini stia più con Spatuzza che con Berlusconi.

Il garante della Costituzione, nonché presidente dell’organo che dovrebbe garantire l’autonomia esterna ed interna dei magistrati secondo il dettato costituzionale, comprensibilmente allarmato, dal prevedibile crescendo eversivo del capo dell’esecutivo contro la magistratura che fa il suo lavoro, invece di mettere lo stop all’eversore, fa l’Alberto Sordi della situazione e invoca ancora una volta “la tregua” tra aggressori ed aggrediti.

I magistrati indagano a Firenze, Palermo, Milano e Caltanisetta; i processi, incredibilmente, nonostante le trappole e gli agguati della politica, fanno il loro corso, anche quello che vede imputato in appello Marcello Dell’Utri per associazione mafiosa; il 4 dicembre si avvicina, il pentito Gaspare Spatuzza sta per deporre in aula e in quella sede risponderà alla domande dei PM e degli avvocati. Quel che è peggio è che Gaspare Spatuzza ha dichiarato davanti a molte procure e ha chiarito il ruolo che avrebbero avuto Berlusconi e Dell’Utri nella strategia stragistica del ’92 e del ’93, finora rimasta occultata da inchieste che appaiono sempre più deviate da false dichiarazioni e da regie depistanti.

D’altronde il coinvolgimento di mandanti esterni, o mandanti altri di natura politica, gli autori 1 e 2 corrispondenti a Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, è una vicenda antica archiviata a suo tempo a Caltanisetta con una motivazione che se spiegava sul piano giuridico la insufficiente consistenza degli indizi per la richiesta del rinvio a giudizio, confermava la frequentazione ininterrotta e la sinergia degli inquisiti con soggetti mafiosi di primissimo piano.

Inoltre nelle deposizioni di Spatuzza oltre al ruolo di Berlusconi e di Dell’Utri negli anni delle stragi e delle trattative tra Stato e mafia si parla anche di Schifani e dei suoi incontri e rapporti con i fratelli Graviano, anche se prima della sua discesa in politica, referenti diretti a Milano di Vittorio Mangano e presunti finanziatori occulti della Fininvest.

Berlusconi e Dell’Utri imperversano sul fronte mediatico con un repertorio che va dalle barzellette sulla mafia al richiamo dei fedeli alla contro “la deriva eversiva” orchestrata dalle procure rosse (“undici PM su dieci sono di sinistra”) fino all’annuncio della “guerra civile” dietro l’angolo.

Il presidente del Consiglio tra una denuncia contro “gli attacchi ignobili” e un’offensiva contro il gruppo Repubblica-Espresso che si ostina a riproporre l’antica domanda “Cavaliere dove ha preso i soldi?” rivendica “nessuno ha fatto più di me contro la mafia”.

E Marcello Dell’Utri, evidentemente desideroso di fare ancora di più, pretende di “rivedere” nel senso di cancellare l’associazione esterna, già stigmatizzata come “chiacchiericcio” da Ferrara e garantisti di regime al seguito, reato per il quale è già stato condannato in primo grado a nove anni.

Insieme ai reati bisogna ridimensionare ulteriormente anche i pentiti, che nonostante le assurde limitazioni imposte per le dichiarazioni e la riduzione dei benefici e della protezione, continuano incredibilmente a “resistere”.

Durante l’intervista dell’Annunziata, se tale la si può definire, il senatore Dell’Utri non ha solo inveito contro Spatuzza “che si è inventato tutto” denunciando come sia difficile difendersi da simili assurde accuse che “una volta si chiamavano calunnie e si rinviavano a giudizio i calunniatori”, ma ha anche ribadito che “Mangano è un eroe” per il semplice motivo che non si è prestato a fare quello che sta facendo ora Spatuzza, assecondando gli intenti persecutori dei magistrati che operano in concerto con i poteri forti secondo il noto e collaudato complotto, sempre quello da Tangentopoli ad oggi.

Per chi non si vuole arrendere all’alternativa un po’ penosa tra unirsi all’ennesima esortazione alla “sobrietà” per i magistrati rabbiosamente aggrediti dalla politica, o invocare il surreale plebiscito prospettato dai portavoce dell’imputato-eversore tra Berlusconi e Spatuzza, c’è un appuntamento per rivendicare le ragioni della democrazia e dello stato di diritto, sabato prossimo a Roma.

Una manifestazione di liberi cittadini contro il processo breve, che è un clone della defunta blocca-processi, contro i legittimi impedimenti a prescindere che sono peggiori della soppressa autorizzazione a procedere, contro gli annunciati lodi Alfano bis, ter o quater, contro la pretesa impunità anche per i condannati in via definitiva, per i quali l’esecuzione l’esecuzione della pena, secondo disegni di legge già depositati, sarebbe sottoposta ad una autorizzazione a procedere del Parlamento.

Come pontificano tutti i giorni trasversalmente, improvvisati detentori del verbo democratico, una manifestazione di piazza sarà forse ben poca cosa, da guardarsi con sommo sospetto, ma date le contingenze è l’occasione migliore per fare la cosa giusta.

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