Le bugie sulla Giustizia

di Francesco Baicchi - 18/03/2011
Possiamo lasciare che l'attuale Parlamento di 'non-eletti', la cui composizione distorce pesantemente la volontà espressa dagli elettori italiani e che vede un indecente 'mercato' dei voti e delle poltrone ancora in corso, realizzi uno stravolgimento costituzionale?

Con la presentazione delle nuove proposte di riforma dell'ordinamento giudiziario Berlusconi lancia un nuovo attacco frontale alla nostra Costituzione repubblicana, dopo aver dato per molti mesi l'impressione di preferire la strategia del superamento di fatto, resa purtroppo efficace dalle incertezze della opposizione.

O almeno così sembra, perché la (contro)riforma presentata da Alfano per la sua realizzazione ha bisogno di molte leggi ordinarie, la cui approvazione potrebbe addirittura essere anticipata; nonostante la certezza dell'annullamento da parte della Corte Costituzionale, queste 'leggi pirata' (che l'attuale Parlamento asservito non avrebbe certo difficoltà ad approvare) finirebbero con l'incidere sullo svolgimento di molti processi in corso; compresi, casualmente, quelli a carico di Berlusconi.

Tutto sembra partire dal presupposto che le sentenze dei nostri Tribunali non sono eque a causa dello strapotere dei PM. E non a caso Berlusconi ha dichiarato che se le nuove regole fossero state in vigore agli inizi degli anni '90, l'inchiesta 'mani pulite' non ci sarebbe stata. I reati sarebbero rimasti però, e i loro autori impuniti, ma questo è evidentemente l'obiettivo (confessato) della riforma.

Certo anche nei Tribunali si possono annidare 'mele marce', come dimostra la sentenza in favore di Berlusconi contro DeBenedetti nel caso Mondadori, frutto di corruzione giudiziaria. Ma le norme contro i corrotti esistono già e non c'entra nulla la proclamata 'vicinanza corporativa' fra Giudici e PM.

E' dunque indispensabile che il pericolo venga denunciato e compreso, smascherando l'ennesima bugia berlusconiana, che cioé la 'riforma' è nell'interese di tutti.

Invece l'unico vero obiettivo è sottoporre la Magistratura alla maggioranza parlamentare, che potrebbe limitare l'autonomia dei magistrati in più modi: decidendo quali reati devono perseguire, controllando la nuova Corte di Disciplina e le loro carriere, condizionando i trasferimenti, limitando il rapporto con la Polizia Giudiziaria.

Se questo ennesimo attentato alla Costituzione andasse a buon fine la maggioranza del Parlamento, che l'attuale legge elettorale garantisce anche a chi ottiene assai meno del 50% dei voti, controllerebbe anche il potere giurisdizionale, cancellando definitivamente la tripartizione che è alla base della democrazia occidentale. Non ci sarebbe più quel 'giudice a Berlino' che difende i deboli dalla prepotenza dei forti proprio perché indipendente.

E' questo il problema più urgente del nostro Paese in questo momento? Così urgente da resuscitare per affrontarlo un Parlamento praticamente immobile da mesi?

Possiamo lasciare che l'attuale Parlamento di 'non-eletti', la cui composizione distorce pesantemente la volontà espressa dagli elettori italiani e che vede un indecente 'mercato' dei voti e delle poltrone ancora in corso, realizzi uno stravolgimento costituzionale di questa portata?

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