Le uova marce

di Francesco Baicchi - 04/12/2010
La visione di studenti e ricercatori che lanciano uova contro i portoni di Camera e Senato, o occupano monumenti simbolo della nostra storia non può lasciare indifferenti

Anche se si condivide la esasperazione di quanti sono direttamente colpiti da scelte politiche indegne, che sottraggono risorse essenziali per garantire il futuro del Paese e le dilapidano in favore di gruppi di potere ben identificati o addirittura di parenti e amici/amiche dei potenti di turno.

Questa mobilitazione e soprattutto il suo rivolgersi non contro le sole forze politiche della maggioranza governativa, ma contro il Parlamento, dovrebbe indurre a una seria riflessione anche le forze di opposizione. In particolare sulla perdita di credibilità delle nostre Istituzioni democratiche, che dipende anche dalla loro incapacità di rappresentare correttamente gli elettori.

Il Parlamento dei non-eletti, inquinato da uomini al soldo delle mafie, signore dalla inspiegabile e fulminea carriera, professionisti della politica pronti a cambiar bandiera alla prima offerta, non rappresenta la realtà del Paese, per quanto disastrada moralmente essa sia. E coinvolge nel suo discredito tutti i suoi componenti.

Non è un caso se, a fronte di una sostanziale perdita di consensi del PDL e del suo padrone, non si registra una proporzionale crescita di consensi verso i partiti di opposizione, fatto salvo il fenomeno Vendola.

Il dominio culturale del berlusconismo, non sufficientemente contrastato, rischia di avere conseguenze irreversibili, causando una grave caduta della fiducia nel nostro sistema rappresentativo.

Segnali in questo senso ne sono emersi parecchi. Forse il più clamoroso è stato l'esito delle primarie comunali di Milano.

In quella consultazione si sono sostanzialmente confrontati due schieramenti, che potevano contare su consensi assai diversi: il PD (33,7% alle ultime politiche) e la sinistra più o meno marxista (5,2% nella stessa occasione).

Con una certa approssimazione la vittoria di Vendola, rappresentante dello schieramento minoritario, ma soprattutto la scarsa partecipazione al voto sembrano dimostrare uno scollamento gravissimo fra la dirigenza del PD e il suo elettorato, a meno che non si voglia pensare a una sconfitta cercata, non si sa perché.

Un altro evento significativo (anche se ha ottenuto a mio avviso una insufficiente attenzione da parte dei media) è stato il voto del Senato che ha garantito l'impunità all'ex-ministro Mastella. Un voto quasi unanime, da cui si sono dissociati solo i Senatori dell'IDV.

Anche in questo caso mi pare difficile trovare in questo momento una scelta più impopolare da parte del PD, meno adatta a restituire prestigio al Parlamento (e quindi all'intero sistema democratico) e a dimostrare la possibilità di una credibile alternativa al berlusconismo.

L'impressione che inevitabilmente ne discende è che una parte essenziale della attuale opposizione non si renda conto della necessità di sconfiggere non solo Berlusconi, ma la sottocultura autoritaria e oligarchica che il suo monopolio televisivo ha contribuito a diffondere, rimettendo in discussione le conquiste di civiltà che sono alla base dell'assetto istituzionale previsto dalla nostra Costituzione e che l'attuale legge elettorale in buona parte cancella, sostituendo alla ricerca del consenso un modello di 'dittatura della maggioranza', che in realtà grazie al 'premio' è di fatto la dittatura di una minoranza.

E' indispensabile invertire questa tendenza e tornare al modello costituzionale prima che sia troppo tardi, abbandonando tentazioni presidneizaliste e forzatamente bipolari.

Anche perché la prospettiva di un ulteriore aggravamento della situazione economica (in gran parte causato da una speculazione internazionale volutamente incontrollata) richiederà inevitabilmente decisioni pesanti, che possono essere accettate solo se incontestabilmente eque e proposte da una classe dirigente credibile; non possono essere imposte da un governo screditato da scandali e nepotismi da basso impero, sospettato di tutelare più interessi pesonali che quelli del Paese.

Sostituire Berlusconi (e consentire alla Magistratura di giudicarlo), anche se indispensabile e urgente, non è sufficiente: occorre ridefinire uno strumento di selezione della classe dirigente che restituisca al 'popolo' la scelta dei propri rappresentanti, una inflessibile tutela della libertà di informazione che escluda posizioni monopolistiche e conflitti di interessi, la definizione di incompatibilità che caccino i mercanti dal tempio della democrazia e rompano i privilegi di famiglie e cordate non possono che costituire il nucleo centrale di una politica di superamento del berlusconismo, dei suoi aspetti autoritari e diseducativi.

Per restituire a tutti, ai giovani soprattutto, fiducia e rispetto per le sedi di un potere realmente democratico.

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