L'editto bulgaro trasversale contro i non dialoganti

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 06/01/2010
Sembra che finalmente il cosiddetto maggiore partito dell’opposizione abbia le idee chiare sulle priorità politiche, almeno stando alle dichiarazioni di Enzo Carra che non ha parlato solo a titolo personale: “La prima riforma deve essere liberarsi di Di Pietro. E’ lui, De Magistris, è l’IDV che sono per noi un problema, perché il PD ha sempre difeso la Costituzione anche a costo di scontrarsi con la maggioranza”

Sembrerebbe incredibile ma è tristemente vero; un partito senza identità che, solo per citare la situazione più tragicomica e paradossale e cioè la farsa in atto in Puglia sta per regalare la regione “laboratorio” di Vendola al centrodestra di Fitto, ha identificato senza ombra di dubbio in Antonio Di Pietro e nelle posizioni nette dell’IDV sulle cosiddette riforme il pericolo numero uno, il nemico da cui guardarsi.

A sottolineare la portata micidiale del pericolo rappresentato dall’alleato “giustizialista” ha provveduto come è ormai consuetudine il vicesegretario Enrico Letta che ha accusato i dipietristi di “portare il centrosinistra nell’abisso e di essere i migliori alleati di Berlusconi”.

Ma che cosa ha detto di così eversivo ed antidemocratico Antonio Di Pietro per suscitare un ostracismo così generalizzato ed esibito? Ha osato dire che le riforme soprattutto in materia di economia ed occupazione sono anche auspicabili, purché “discusse in Parlamento e in nessun altro luogo, con i tempi che queste richiedono per essere approvate, tempi sicuramente diversi dalle scadenze processuali di Silvio Berlusconi”. E per chiarire la differenza tra riforme e patacche incostituzionali ad uso personale e di casta ha messo in guardia contro “il solito manipolo golpista che vuole stravolgere la Costituzione cavalcando le dichiarazioni del Capo dello Stato, forse incaute visti gli interlocutori”.

“Partito eversivo”, “ostacolo oggettivo da marginalizzare”, “nucleo d’odio sempre in azione”, sono solo alcune delle pacate analisi politiche dei più fulgidi rappresentanti del partito dell’amore che ha tacciato Napolitano, di volta in volta, di faziosità, comunismo, complottismo, “collusione” con le toghe rosse della Consulta, tradimento e via dicendo.

Ma il glorioso PD del nuovo bersaniano sembra molto più bramoso di dialogare amabilmente e di stringere sedicenti patti democratici con i pacati e civili Bondi, Cicchitto, Gasparri, Capezzone che di confrontarsi ed accordarsi, per fare finalmente qualcosa che possa almeno assomigliare a quella che in tutti i paesi democratici si chiama opposizione, con il populista, demagogo, arruffapopoli leader dell’IDV.

Quale sia l’aria e quanto sia pesante la cappa di opportunismo, ipocrisia e pensiero unico dominante lo spiegano molto bene oltre le scontate paginate dei giornali direttamente di famiglia che schiumano odio contro l’unico partito che non aderisce entusiasta al sacco della Costituzione, i titoli, i commenti e le analisi del Corriere della Sera che da quando ha affidato agli spot pubblicitari la sua immagine di testata indipendente non si è più posto limiti di decenza. E così nella pagine dedicata eufemisticamente a “regole e dialogo” di lunedì 4 gennaio Paolo Franchi definisce “scena grottesca” la presunta sfida tra Di Pietro e De Magistris sul fronte del giustizialismo più scatenato, esorta l’opposizione raziocinante e con “senso istituzionale” a “rifiutarsi di fare il gioco del PM e bolla come “scelta di repertorio” l’ennesimo attacco al Capo dello Stato.

Ma essendo un giornale serio ed indipendente il giornale di Ferruccio De Bortoli scomoda anche il sociologo esperto di leadership Luciano Cavalli che “a questo tema ha dedicato tutta la sua vita di studioso” come tiene a precisare l’autore dell’illuminante intervista Lorenzo Salvia, per avvertirci che l’IDV è dominata al suo interno “dalla gelosia e dall’invidia” che divora i suoi leader, Di Pietro e De Magistris, rei in primis di essere ex magistrati e non pregiudicati. E dato che questa lotta per il potere si gioca tutta sul giustizialismo e sull’antiberlusconismo ecco come si spiega la proposta dell’esilio per Berlusconi da parte di De Magistris e il giorno dopo l’affondo sul Quirinale di Di Pietro, destinato a vincere sul suo terreno. Dunque come da titolo: “Nell’IDV invidia e rincorsa a colpi di giustizialismo. Che è il terreno di Di Pietro.”

Quello che sembra più strabiliante è come possa sfuggire ai promotori di questa campagna di linciaggio contro una forza politica accusata di eversione perché non è ansiosa di stravolgere la Costituzione secondo i desiderata di Berlusconi e di sedersi a tavoli non meglio identificati ma di cui si conoscono bene i precedenti, che questo è il modo migliore per accreditarla come un baluardo di democrazia per numero sempre crescente di cittadini.

Ed è anche il modo migliore per far passare in secondo piano i limiti personali del suo leader e i deficit di metodo democratico e purtroppo, non di rado, di trasparenza e di merito all’interno del partito.

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