Lettera a Monti

di Francesco Baicchi - 28/02/2012

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,

 

Nonostante l'insistenza nel ricordare la temporaneità del Suo incarico, Lei non ignora certamente che la grande popolarità di cui è oggetto Le impone responsabilità che vanno ben al di là del solo 'salvataggio' finanziario del Paese.

Non c'è d'altronde alcun dubbio che nessun Governo può negare di essere 'politico', dato che le decisioni che assume (pur formalmente confermate dal voto parlamentare), incideranno inevitabilmente sull'assetto futuro della nostra collettività.

Al di là delle scelte di merito, che non sempre ho condiviso sul piano della equità, al Suo Governo non si può non riconoscere l'impegno nel dare una immagine totalmente nuova rispetto a quella, indecorosa, normalmente fornita dalla nostra classe politica. Le vengono universalmente attribuiti onestà, sobrietà, precisione, competenza e anche ironia (che non guasta), che spero diverranno il metro di confronto con quanti intenderanno succederLe.

Proprio per questo Suo impegno, e per il successo che sta ottenendo, Lei non può ignorare che dalle vicende del G8 di Genova in poi si è venuta incrinando la fiducia dei cittadini nei confronti delle 'forze dell'ordine'; fenomeno che nei precedenti decenni il superamento degli anni di piombo con metodi democratici aveva reso ampiamente minoritario e circoscritto ad alcune aree dell'estremismo.

Ora le cronache, e in particolare le immagini che i media ci forniscono tempestivamente, mostrano sempre più frequentemente il ricorso a una violenza ingiustificata, mentre si scopre che figure su cui si sono addensati sospetti di incompetenza, se non di aperta deviazione dai compiti costituzionalmente assegnati, sono giunte a incarichi di responsabilità per i quali forse non erano adatte. E nella opinione pubblica si amplia l'area di quanti sospettano la presenza, in corpi importantissimi dello Stato, di gruppi che rispondono a logiche che poco hanno a che vedere con i Principi Fondamentali della nostra Repubblica e che li rendono incompatibili con le funzioni loro assegnate.

La competenza su questi settori dello Stato compete al Suo Governo non meno di quella sui fenomeni economici e finanziari, e il recupero della credibilità delle nostre Istituzioni democratiche, che senza dubbio rimarrà come il Suo maggior merito, passa anche da qui.

Per questo, signor Presidente, come semplice cittadino La prego di voler prendere i provvedimenti che riterrà opportuni affinché in questo Paese sia di nuovo possibile manifestare liberamente (consenso o dissenso poco importa) con tutti i mezzi leciti, da quelli più tradizionali, come i cortei, a quelli più nuovi, come la 'rete', vedendo nei rappresentanti dello Stato solo dei concittadini con la funzione di far rispettare la legge, e non nemici che, in divisa o meno, colpiscono indiscriminatamente 'nel mucchio'.

Anche da quanto farà in questo senso dipenderà, sono convinto, quella concordia sociale cui Lei fa spesso riferimento come strumento di uscita dalla attuale crisi.

Buon lavoro, signor Presidente.

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