Il nuovo trattato europeo marginalizza ancora di più parlamenti e
popoli. Radicalizzando la logica istituzionale liberista che ha condotto
l'Europa in un vicolo cieco, porterà a una disarticolazione della zona
euro rispetto all'insieme della costruzione europea. Il caos economico e
sociale che ne risulterà avrà conseguenze incalcolabili, confrontabili
solo con la crisi degli anni trenta. Gli effetti politici saranno senza
dubbio una crescita irreversibile dell'estrema destra (...).
Il
Fiscal compact avrà effetti depressivi così massicci che non potranno
essere compensati da semplici misure correttive a scala europea. Tali
misure saranno per forza insufficienti, viste le ridottissime dimensioni
del bilancio europeo, fermo all'1,2% del Pil dell'Unione (...). Non c'è
alternativa alla ricerca di una vera alternativa.
L'eurozona non
uscirà dalla crisi attraverso una successione di piani di austerità che
puntino a rassicurare i mercati finanziari. Una strategia di uscita
dalla crisi, per essere efficace e sostenibile, richiede politiche
diverse. Gli interventi che proponiamo qui non pretendono di essere una
panacea; vogliono mostrare che alternative sono possibili e possono
concretizzarsi in misure concrete.
1. Disarmare i mercati finanziari
vietando le transazioni speculative (in particolare sui prodotti
derivati detenuti senza contropartite reali, in modo che non sia più
possibile scommettere sul fallimento degli stati).
2. Far garantire
il debito pubblico dalla Banca centrale europea (Bce), in modo che tutti
i paesi euro possano finanziarsi con titoli a dieci anni al 2%, il
tasso senza rischi. Se necessario, far intervenire la Bce per l'acquisto
di titoli di stato in modo da mantenere bassi i tassi d'interesse, come
fanno ora le banche centrali di Usa e Regno Unito.
3. Rinegoziare i
tassi eccessivi a cui alcuni paesi hanno dovuto indebitarsi a partire
dal 2009 e ristrutturare il debito pubblico manifestamente
insostenibile. Rimettere in discussione l'assunzione dei debiti delle
banche da parte degli stati; in questa logica, non rimborsare i crediti
accumulati attraverso l'evasione fiscale.
4. Mettere fine alla
concorrenza fiscale tra paesi e avviare una vasta riforma fiscale per
far pagare il costo della crisi tassando la finanza, le transazioni
finanziarie, i redditi più alti, le imprese multinazionali e i patrimoni
gonfiati dalle bolle finanziarie e immobiliari.
5. Vietare alle banche e alle imprese europee di avere attività e filiali nei paradisi fiscali.
6.
Riformare profondamente il sistema bancario, concentrando le banche
sulla distribuzione del credito, vietando loro le attività speculative,
separando le banche di deposito dalle banche d'affari e costituendo un
forte polo finanziario pubblico europeo, con un controllo sociale e
democratico.
7. Creare banche pubbliche per lo sviluppo sostenibile che raccolgano il risparmio delle famiglie.
8.
Mettere fine alle politiche di austerità, rilanciare l'attività
economica e avviare la transizione ecologica anche attraverso fondi
raccolti dalle Banche pubbliche per lo sviluppo sostenibile.
9.
Costruire un vero bilancio europeo, finanziato in particolare dalla
tassazione delle transazioni finanziarie e da una fiscalità ecologica,
in modo da assicurare i trasferimenti di risorse necessari alla
convergenza delle economie reali.
10. Avviare una strategia di
crescita sociale ed ecologica in quattro direzioni: una rivalorizzazione
della Politica agricola comune, una forte regolamentazione della
finanza, una politica industriale che organizzi l'indispensabile
transizione ecologica, la costruzione di un'Europa sociale solida e
condivisa.
11. Assicurare un vero coordinamento delle politiche
macroeconomiche e una riduzione concertata degli squilibri commerciali
tra i paesi europei. In questo quadro, i paesi con forti surplus
commerciali dovranno finanziare i paesi in deficit con investimenti
diretti o prestiti a lungo termine.
12. Elaborare in modo democratico
un vero trattato per il coordinamento delle politiche economiche dei
paesi Ue. Questo richiederà obiettivi in termini di convergenza reale
delle economie, occupazione, sostenibilità ecologica. Dovrà avviare una
strategia economica che utilizzi le politiche monetarie, fiscali, di
bilancio, sociali e salariali, oltre alla politica del cambio della zona
euro, per avvicinare i paesi alla piena occupazione.
Va da sé che
queste dodici proposte non sono l'ultima parola e dovranno essere
integrate. Sono però sufficientemente chiare e coerenti per aprire un
indispensabile dibattito pubblico sul futuro dell'Europa e della zona
euro. Noi, Economisti sgomenti, non possiamo che constatare la ripetuta,
esasperante cecità delle élite europee, chiuse nell'autismo
neoliberista, che concepiscono la politica economica solo come continua
soppressione dei compromessi sociali e delle scelte democratiche. La
nostra speranza è in un sussulto collettivo dei popoli europei. L'euro,
nonostante la sua architettura distorta e insostenibile nel lungo
termine, dà oggi ai popoli europei un interesse comune ad agire: un
interesse comune a riappropriarsi delle istituzioni - in particolare
della Banca centrale europea - che hanno in mano il loro destino. Il
crollo - assai possibile - dell'euro negli anni a venire rischia di
portare a un caos economico e politico dalle conseguenze incalcolabili.
È
in un percorso comune di rifondazione dell'euro su basi di solidarietà e
democrazia che sarà possibile evitare il peggio in Europa. Questo
percorso dovrà fondarsi sulle mobilitazioni sociali europee, in quanto i
responsabili che sono oggi ai vertici delle istituzioni europee
appaiono immobili nei loro dogmi, lontanissimi dalle esigenze attuali.
Con questo libro, mettendo queste analisi a disposizione dei cittadini,
in collegamento con i nostri colleghi economisti critici di altri paesi
europei, vogliamo contribuire, da parte nostra, a illuminare le strade
possibili per l'urgente e indispensabile rifondazione di cui l'Europa ha
oggi bisogno.
* Dopo il Manifesto degli economisti sgomenti che in Francia ha venduto 80 mila copie - in Italia l'ha tradotto Sbilanciamoci! come e-book col titolo "Finanza da legare" e Miminum fax l'ha pubblicato per le librerie - il gruppo di economisti francesi ha pubblicato un nuovo libretto, "L'Europe mal-traité" (a cura di Benjamin Coriat, Thomas Coutrot, Dany Lang e Henri Sterdyniak, Les liens qui libèrent, 2012). Il testo analizza i cambiamenti nelle regole europee e gli effetti del Fiscal compact in via di introduzione in questi mesi. Presentiamo qui le conclusioni del volume, che chiede di rifiutare il Fiscal compact - che sarà votato nelle prossime settimane dal parlamento francese - e propone alternative. È in preparazione l'edizione italiana del volume a cura di Sbilanciamoci! Per informazioni economistes-atterres.blogspot.fr.