L'Italia che non vuole farsi fregare

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 10/06/2011
un ottimo motivo per andare ai seggi il 12 e il 13 è liberarci quanto prima “dell’uomo che ha fregato il suo paese”: la definizione non è dei soliti demonizzatori locali ma dell’ Economist fresco di stampa, la più autorevole rivista liberale del mondo

Non possiamo che augurarci che continuino così, fino all’ultima ora utile per la campagna referendaria.

La performance del duo ministeriale cabarettistico Brunetta-Castelli che dileggia non solo Grillo e Celentano, ma quel che è ancora peggio, gli ospiti di Annozero e le cancelliere del tribunale di Milano testimoni delle condizioni impossibili in cui questo governo ha ridotto la giustizia, è uno spot meraviglioso per indurre anche i più indifferenti ad andare a votare domenica e lunedì

Ministri che continuano ad invitare a disertare le urne, qualcosa di incredibilmente antidemocratico ed anti-istituzionale che però, guarda caso ha fatto indignare solo Beppe Grillo, messo all’indice in modo perfettamente bipartisan come “qualunquista, demagogo, paladino dell’antipolitica”.

Un “autorevole” esponente come l’onnipresente Lupi, già rimpianto come mancato candidato sindaco a Milano e “papabile” per il ministero della giustizia, dependance di palazzo Grazioli dove sembra che ormai nessuno voglia più andare, si è spinto a Ballarò, per convincere il suo elettorato a starsene a casa, nel seguente paragone: “Andare a votare sul nucleare dopo la tragedia di Fukushima, sarebbe come fare un referendum sulla pena di morte all’indomani di un efferato delitto che abbia avuto come vittime dei bambini”. Un esempio veramente illuminante di misura, moderazione, capacità di analisi e rispetto dell’intelligenza dei cittadini oltre che, naturalmente, della democrazia diretta.

Incredibilmente la radio e la Tv del servizio pubblico, dove i TG nazionali se ne parlano indicano di andare a votare nei giorni sbagliati, hanno inaugurato una nuova singolare par condicio che prevede insieme alle ragioni del Sì e del No, quelle dell’astensione: pseudo argomentazioni truffaldine per denunciare contemporaneamente l’inutilità dei referendum e gli interventi ritenuti ovviamente invasivi o di parte della Corte Costituzionale e della Cassazione.

In un colpo solo la maggioranza di governo ai massimi livelli (si fa per dire), aggrappata disperatamente al leader assoluto e bollito, come ha sancito persino l’adunata masochista dei “liberi” servi, invita platealmente a non esercitare un diritto ed attacca ancora una volta i massimi organi istituzionali e giurisdizionali: la Corte Costituzionale rea di aver respinto il ricorso pretestuoso last minute per vanificare il quesito sul nucleare; la Cassazione per aver ammesso il referendum antinuclearista, dopo l’intervento truffaldino del Governo per ingannare i cittadini.

Per quanto riguarda il legittimo impedimento, diventato paradossalmente una specie di “convitato di pietra” di cui si evita quasi di parlare, si sta poi assistendo ad una sceneggiata penosa e pericolosa. La maggioranza si sta concentrando sulla linea del “risarcimento”: se venisse raggiunto il quorum e vincessero i Sì all’abrogazione, allora avanti tutta con la prescrizione breve di cui il fido Quagliariello ha già chiesto l’immediata calendarizzazione al presidente del Senato, con l’obiettivo immediato di annientare il processo Mills e, pazienza, se come ha ampiamente documentato l’ANM si affossano circa 15.000 processi e i diritti di migliaia di parti lese, incluse, per esempio le vittime della strage di Viareggio.

Berlusconi a tre giorni dell’appuntamento referendario ha dichiarato che ovviamente non andrà a votare e con lui una folta schiera ministeriale; Bersani ha risposto, per una volta a tono, “che se lui sta a casa andranno a votare i cittadini”.

Secondo i sondaggisti che pure non sono in grado di pronunciarsi sul raggiungimento del quorum, il 78% degli interpellati si sarebbe espresso nel senso di andare “probabilmente” a votare.

Nell’ultimo giorno di campagna referendaria molto opportunamente i comitati referendari, che hanno fatto un lavoro mirabile per la straordinaria raccolta delle firme e che attraverso internet e la mobilitazione individuale sono riusciti ad abbattere il muro della disinformazione televisiva, hanno deciso opportunamente che sul palco della manifestazione finale a Roma, non salgano i rappresentanti dei partiti. Bersani e Di Pietro, che a differenza del collega è stato un promotore dei referendum, dopo la plateale lezione di Milano e Napoli hanno perfettamente capito e si sono intelligentemente adeguati.

Senza pensare di avere il quorum in tasca dobbiamo continuare fino all’ultimo momento utile a fare una civile opera di informazione e di sensibilizzazione al voto su temi fondamentali che ci coinvolgono in prima persona.

E vorrei aggiungere anche che un ottimo motivo per andare ai seggi il 12 e il 13 è liberarci quanto prima “dell’uomo che ha fregato il suo paese”: la definizione non è dei soliti demonizzatori locali ma dell’ Economist fresco di stampa, la più autorevole rivista liberale del mondo.

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