L'ITALIANO CON LA VALIGIA

di CARLO VALENTINI - 05/03/2009
Gli italiani che possono si riprendono, varcando i confini che non ci sono più, i propri diritti individuali

"L'italiano è con la valigia in mano, se vuole usufruire degli stessi diritti dei suoi colleghi europei. Non c'è Schengen, cioè la possibilità di spostarsi senza problemi all'interno dell'unione europea? E allora, contro i divieti, si mette lo spazzolino in valigia, e via. Con tanti ringraziamenti da parte di chi accoglie, poiché questi flussi migratori sono un business. Ha confidato il filosofo Gianni Vattimo ad Aldo Cazzullo (Corriere della Sera, 4 febbraio 2009): "Sergio, il mio compagno da 11 anni, aveva scoperto di avere un tumore al polmone sinistro. Inoperabile. Incurabile. Mi disse che aveva già perso una sorella in quel modo. L'aveva vista che smagriva, si spegneva ogni giorno, era ridotta a una larva, eppure non moriva mai. Piuttosto che finire così, disse, meglio l'eutanasia" Presi contatto con un medico olandese, di origine italiana. Ci propose: venite qui. Non si trattava ovviamente di uccidere Sergio in un secondo, ma di non farlo soffrire, di affrettarne la fine in una situazione meno tesa che in Italia.

Quanti sono gli italiani che per esercitare il diritto alla buona morte fanno la valigia e partono? Un'amica, Ester, mi ha invitato alle sue seconde nozze. In Inghilterra. Ha fatto un po' di viavai con Londra e ottenuto la "residenza abituale" nella capitale inglese. L'auspicio è ovviamente l'amore eterno ma se i coniugi decideranno in futuro di divorziare il giudice londinese scioglierà il contratto in sei mesi e la sentenza potrà essere registrata anche in Italia. Perché Ester è andata in Inghilterra a sposarsi? Perché per ottenere il divorzio dal primo marito in Italia ha dovuto attendere, anche se non c'erano problemi particolari, quasi quattro anni.
 
Un'altra emigrazione è quella dei ricercatori farmaceutici. Il futuro della salute è legato alle cellule staminali. Limitarne l'utilizzo (la legge sulla procreazione assistita vieta, di fatto, la ricerca embrionale) mette fuori mercato l'industria farmaceutica nazionale, che si difende trasferendo in Francia, Germania e Inghilterra (per limitarci all'Europa) i loro laboratori, con annessi ricercatori. Risultato: non ci saranno più brevetti importanti per il made in Italy farmaceutico e i medicinali del futuro saranno d'importazione, facendo finta di non sapere che essi saranno realizzati nei Paesi vicini (e magari da ricercatori italiani) attraverso quella ricerca embrionale che in Italia non è ammessa.

Sulla stesso treno, accanto ai ricercatori che lavorano sulle staminali, vi potrebbero essere le coppie alla ricerca di una gravidanza. I rigidi divieti introdotti in Italia contro le diagnosi pre-impianto e la selezione degli embrioni fecondati (il medico è obbligato a impiantare tutti gli embrioni, anche quelli deboli o "malati") oltre ad altre limitazioni fa andare le coppie alla ricerca di una gravidanza assistita in una delle tante cliniche all'estero che non debbono sottostare alla legge 40 del 2004. Per comprendere l'ampiezza del fenomeno è sufficiente navigare in Internet: i siti di molte cliniche hanno anche la versione in lingua italiana. La controprova è un articolo (Il far west della bioetica) del cattolico Avvenire (2 giugno 2005) sulla Bridge Clinic di Lontra: "uno dei maggiori centri privati inglesi per il trattamento dell'infertilità- scrive il quotidiano- un posto dove si può fare tutto, o quasi, ciò che è possibile fare in Occidente per avere un bambino". Sul sito Internet ogni ipotesi è accuratamente descritta, listino prezzi compreso.

Ancora. Solo le cliniche estere possono ricevere, e conservare, il sangue del cordone ombelicale delle puerpere italiane che desiderano "metterlo in banca" per la salute futura del loro figlio. In Italia non si può ed Elena Dusi scrive (Repubblica del 2 marzo 2009) che "a colpi di brochure e marketing vola il business, prosperano nel nostro Paese le società di intermediazione che si occupano di affittare un posto per il sangue in una struttura straniera".

In questo caso non c'è neppure bisogno di emigrare, basta spedire un pacchetto, e pagare. Valigia invece per le coppie non eterosessuali. Si discute da anni, in Italia, sul modo di certificare queste unioni mentre all'estero già sono in vigore registri, contratti, attestazioni. La coppia gay vola a Barcellona e si fa registrare, poi dovrà lottare per il riconoscimento del contratto in Italia, ma intanto ha coronato l'ufficializzazione dell' unione. Valigie, valigie, valigie.
Gli italiani che possono si riprendono, varcando i confini che non ci sono più, i propri diritti individuali.

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