L´uomo
che aveva sempre accusato gli avversari di indietreggiare di fronte
alla prova democratica delle elezioni, l´uomo che aveva sempre
dileggiato il Parlamento per la tortuosità dei suoi percorsi,
improvvisamente cerca di costruirsi una strada.
Una via che lo ponga
al riparo dalle incognite di un voto, mettendo così a nudo il suo vero
modo d´intendere democrazia e sovranità popolare. Ma ogni sorpresa è
fuori luogo. Berlusconi dovrebbe averci abituati ad ogni genere di
forzatura. Messo ormai alle corde dalla scomparsa della sua maggioranza
politica, dall´incapacità di governare, dal discredito personale,
intravvede uno spiraglio nella possibilità di andare alle elezioni
rinnovando solo la Camera dei deputati. Una strategia per la
sopravvivenza personale, che rischia di aggravare ancora di più la
crisi che stiamo attraversando. Una conferma dell´irresistibile sua
propensione ad un uso congiunturale delle istituzioni, piegate al
soddisfacimento dei suoi immediati interessi.
Analizziamo fatti e
regole. Nell´articolo 88 della Costituzione è scritto che «il
presidente della Repubblica può, sentiti i loro Presidenti, sciogliere
le Camera o anche una sola di esse». Non vi sono precedenti
significativi in materia. Anzi, gli scioglimenti anticipati del solo
Senato ebbero la semplice funzione «tecnica» di far coincidere la
durata delle due Camere, tanto che alcuni conclusero che, parificata la
durata nel 1963, veniva meno la ragione che aveva indotto i costituenti
a prevedere lo scioglimento di uno soltanto dei rami del Parlamento.
Ma, essendo comunque evidente che nel nostro sistema la decisione sullo
scioglimento non può in nessun caso essere ricondotta alla volontà del
presidente del Consiglio, bisogna chiedersi quali finalità ed effetti
avrebbe oggi lo scioglimento della sola Camera.
Berlusconi vuole far
sopravvivere il governo anche dopo la fine della sua maggioranza
politica e non vuol correre il rischio di trovarsi, all´indomani di
eventuali elezioni anticipate, vincitore alla Camera e minoritario in
Senato. Questa è una possibilità concreta, come hanno ripetutamente
messo in evidenza gli studiosi della materia elettorale, ed è una
conseguenza diretta della legge elettorale da lui voluta nel 2006
proprio per azzoppare al Senato Prodi, del quale si dava per certa la
vittoria. Si confezionò così il «porcellum» calderoniano, una vera
trappola, nella quale ora può cadere lo stesso Berlusconi. Se, infatti,
dopo le elezioni anticipate, la sua coalizione non avesse la
maggioranza al Senato, il presidente della Repubblica, non potendo
certo procedere ad un altro immediato scioglimento, dovrebbe affidare
l´incarico di trovare una maggioranza e di formare il governo ad una
personalità diversa da Berlusconi. Esattamente ciò che il presidente
del Consiglio non vuole. Pretende, allora, di blindare il Senato,
congelarlo nella composizione attuale e votare solo per la Camera,
sperando di avere anche qui una maggioranza sicura. E se avvenisse il
contrario? Questa inedita modalità di voto renderebbe più acuta la
crisi. L´inammissibilità della scioglimento della sola Camera discende
proprio dal fatto che esso non garantisce il superamento delle
difficoltà attuali, anzi può accrescerle, e comunque si configura come
uno strumento per sfuggire alle conseguenze della legge elettorale in
vigore e per sanzionare i comportamenti politici dei finiani. Finalità
costituzionalmente inammissibile.
Inoltre, per arrivare al risultato
desiderato, Berlusconi ha bisogno di un´altra forzatura: la discussione
sulla fiducia prima al Senato e solo dopo alla Camera. Se, infatti, si
votasse prima alla Camera, con un prevedibile voto di sfiducia,
Berlusconi dovrebbe subito dimettersi senza avere la possibilità di
giocare la carta, sia pure impropria, di una maggioranza al Senato a
lui favorevole, derubricando il successivo voto della Camera come
semplice «incidente di percorso»: conclusione politicamente e
istituzionalmente inammissibile.
Lo scioglimento della sola Camera,
dunque, accrescerebbe pericolosamente la deriva personalistica del
sistema istituzionale, ne aumenterebbe l´instabilità, e soprattutto
confermerebbe nell´opinione pubblica la distruttiva versione di
istituzioni che hanno la sola funzione di cucire un vestito sulla
misura dei potenti. In tutto questo vi è un elemento di violenza che va
denunciato e impedito. Con le sue ripetute dichiarazioni, Berlusconi
usurpa le funzioni del presidente della Repubblica. Lo minaccia, anzi,
qualora si discosti dalla linea da lui enunciata, parlando di “guerra
civile” (dichiarazione ai limiti del codice penale) e pretendendo di
dettare tempi e modi di gestione della crisi.
È una grande fortuna
per questo sfortunato paese che la difesa della Costituzione sia oggi
affidata ad una persona come Giorgio Napolitano. Ma questa fiduciosa
consapevolezza deve essere accompagnata da altrettanta consapevolezza
di tutte le forze politiche di opposizione della forza distruttiva
dell´attuale legge elettorale, ben al di là dell´espropriazione dei
cittadini della possibilità di scegliere i loro rappresentanti. Qui
deve soccorrere la politica. O eliminando prima del voto il
«porcellum». O realizzando un sistema di alleanze che risponda
all´emergenza democratica che stiamo vivendo, con una intesa comune che
ci liberi non da un uomo, ma da un modo d´intendere e esercitare il
potere che sembra non esitare di fronte al rischio di trascinare tutti
nella sua caduta.
Berlusconi ci ha abituato ad ogni genere di forzatura