Miracolo a Milano

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 17/05/2011
Il referendum voluto da Berlusconi su sé stesso a Milano, lo boccia clamorosamente. Premiato invece Pisapia con un imprevedibile 48,7 contro una Moratti ferma al 41,5. La Lega non cresce e si trincera dietro un silenzio pieno di malumori. Sembra che cominci a soffiare un vento fresco di cambiamento

Dopo i festeggiamenti per lo scudetto del Milan, stasera è l’affermazione clamorosa di Pisapia a scatenare i clacson per le vie di Milano. Una città irriconoscibile, in festa, in una atmosfera leggera e frizzante e piena di fiducia nel futuro. Era da tanto che non si sentiva questo respiro di libertà. E’ come se i cittadini di questa grande e meravigliosa città si stessero riappropriando del loro ruolo di padroni di casa.

Ma analizziamo bene questo dato, perché è importante riflettere sul fatto che nessuno, né fra i commentatori, né tanto meno fra i politici aveva previsto questo risultato: Pisapia straccia la Moratti 48,7 a 41,5. Questo la dice lunga sul fatto che ormai la casta, politica e giornalistica, stia proprio da un’altra parte rispetto alla gente e non sia più in grado di capire niente, non solo dei bisogni, ma nemmeno dei segnali di insofferenza che l’elettorato mandava e da tempo.

Ma non stiamo parlando solo di numeri. Dietro a questi numeri c’è il risveglio prepotente di un elettorato che comincia a fare le sue scelte, alla faccia delle alchimie dei partiti. E non mi riferisco solo a Milano, ma anche nelle altre città, dove l’elettorato di sinistra ha votato in modo da mandare precisi messaggi alla sua dirigenza e al PD in particolare. Basti vedere il trionfo di DeMagistris a Napoli e l’incredibile affermazione dei grillini a Bologna.

Questo vuol dire che mentre i partiti, laddove ci sono ballottaggi, faranno accordi su voti e su posti fra di loro, la gente voterà come gli pare. Questo davvero è il dato nuovo: che i cittadini cominciano a votare seguendo i propri ragionamenti e non le indicazioni delle caste. Ciò significa che gli elettori hanno capito che si possono far cadere i potenti, ignorando i loro desiderata e seguendo solo e giustamente i propri. E soprattutto che la sinistra vince solo quando si comporta da sinistra e non quando corre dietro al centro, ma soprattutto quando sceglie dei candidati che piacciono ai cittadini e non alle alte gerarchie dei partiti.

Questo riscatto dei cittadini è il dato più straordinario di queste elezioni.

E sono proprio i cittadini – quel popolo che secondo quello che sbandiera sempre il cavaliere sarebbe convintamente dalla sua parte - che invece lo ha bocciato clamorosamente. Chi è causa del suo mal pianga sé stesso, dice un saggio proverbio e il cavaliere può prendersela solo con sé stesso, visto che è stato proprio lui che ha voluto che l’elezione diventasse una sorta di test sulla sua popolarità.

La boria lo ha fregato, la boria e i suoi sondaggisti compiacenti. E questa è un’altra prova – se mai ce ne fosse bisogno – che è circondato da opportunisti bugiardi, da servi sciocchi che gli hanno fatto sempre credere che tutto andava bene e non lo hanno dissuaso dal mettersi così a rischio. Che non gli hanno sconsigliato di continuare a insultare i giudici, a parlare solo dei suoi problemi, a riempire di insulti tutto e tutti. Così lui ha continuato a ripetere le sue geremiadi come un disco rotto, infarcendole per di più di barzellette sempre più stupide e sconce e la gente ha detto basta. E una volta che si dice basta non si torna indietro.

Non vogliamo dire che la strada sia tutta in discesa e che il ballottaggio a Milano sarà una passeggiata: anzi! Sicuramente dovremo aspettarci qualsiasi colpo basso, non ci stupirebbero nemmeno falsi attentati da attribuire al candidato ex amico di terroristi!

Perché qui c’è in ballo ben altro che un posto di sindaco, sia pure di una città così importante come Milano.

Un cavaliere che perde consensi in modo così clamoroso, costretto al ballottaggio perfino ad Arcore e nel migliore dei casi nelle maggiori città, può diventare pericoloso. Eh sì, perché la maggioranza non vince in nessuna delle 4 città maggiori , tutt’al più finisce allo spareggio finale. E anche questo è un segnale molto preciso e negativo per la compagine berlusconiana.

E la lega non sta meglio. Non si sa nemmeno se ce la farà ad arrivare al ballottaggio a Gallarate, una cittadina in cui correva perfino contro il PdL... ieri le facce livide di Castelli e di Calderoli che continuavano a ripetere ossessivamente e come se spiegasse tutto, che il risultato di Milano era anomalo, dicevano meglio di qualsiasi altra dichiarazione che erano consapevoli che la corsa verso il successo è terminata.

La gente è stufa anche di loro, del loro ottuso razzismo, del loro egoismo provinciale, gretto e ignorante. Finalmente Milano si è ricordata di essere insieme a Napoli - e questo è un dato davvero interessante – l’unica città italiana ad aver conosciuto la splendida stagione del settecento illuminista. Finalmente si è ricordata di aver dato i natali a Cesare Beccaria, in tema di giustizia, e di essere stata governata da sindaci di sinistra, come il socialista e partigiano Aldo Aniasi, prima che l’ondata craxiana si abbattesse su tutto e trascinasse il PSI nel gorgo di “Mani pulite”. Aniasi fu sindaco amatissimo di Milano per un decennio (dal 1967 al 1976) e negli anni di piombo “fu lo stesso Aniasi a dare l'appoggio ai "comitati per una Polizia democratica" (il primo nucleo del sindacalismo in Polizia) che portavano dall'interno del corpo, l'istanza di smilitarizzazione (culminata con la legge 1 aprile 1981, numero 121)”. Si deve ad Aniasi, diventato poi Ministro della Sanità, l'istituzione del servizio sanitario nazionale gratuito ed uguale per tutti. Tanto per rinfrescare qualche memoria.

Ma a Milano la gente certamente si è ricordata di com’era una volta, quando era guidata da sindaci democratici e illuminati e finalmente in Pisapia ne ha individuato un altro e lo ha votato. Ora speriamo solo che non si facciano errori. Ma anche se al ballottaggio dovesse spuntarla la destra, comunque non potrà mai più essere come prima: come nella scena finale del film di DeSica e Zavattini “Miracolo a Milano” la gente sta già volando verso un paese “dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno”.

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