Miseria e infamità

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 23/06/2009
Forse potrebbe cominciare a delinearsi quella fine annunciata e miserevole dell’impero di cartapesta fatto di leggi personali e censura, corte dei miracoli e mercimonio della democrazia, barzellette e minacce, pacche sulle spalle ed editti bulgari

Forse potrebbe cominciare a delinearsi quella fine annunciata e miserevole dell’impero di cartapesta fatto di leggi personali e censura, corte dei miracoli e mercimonio della democrazia, barzellette e minacce, pacche sulle spalle ed editti bulgari che tiene in ostaggio il paese senza apprezzabili soluzioni di continuità, anche quando a “governare” era la cosiddetta sinistra, dal ’94 ad oggi.

Oggi a seguito del noemigate, che sta già sbiadendo a causa del sequel, se possibile persino più volgare e miserevole, con una serialità fatta di squillo molto poco esclusive, di voli di stato adibiti al trasporto “di quantità” non meglio definite di vario materiale umano per dilettare “l’utilizzatore finale”, di factotum un po’ lenoni e un po’ spacciatori provenienti dalla periferia dell’impero, il discredito internazionale per il nostro Governo ed il nostro paese non è più sotto traccia ma è giustamente esibito ed ostentato, anche con comprensibili finalità difensive e di nettissimo marcamento da parte dell’ opinione pubblica di tutte le democrazie occidentali.

All’epopea miserevole di un uomo tragicamente ridicolo, un clown, come l’ ha definito puntualmente il Times, che “ sta perdendo la maschera” si sono aggiunte le difese cosiddette “tecniche” o passionali dei difensori, dei portavoce, dei volonterosi scudi umani che avrebbero reso un servigio migliore al loro signore se avessero fatto parlare direttamente i bodygard che tra non molto saranno chiamati all’immane compito di difenderlo dalla sua gente, dai suoi elettori- clienti a cui sta facendo il pacco da quindici anni.

I magistrati di Bari che stavano indagando, grazie anche alle intercettazioni che non potranno più fare, su un giro di tangenti nel settore della sanità con al centro l’imprenditore factotum Giampaolo Tarantino, si sono trovati davanti, rebus sic stantibus, cinque episodi di induzione alla prostituzione con “destinatario finale” il dominus di palazzo Grazioli e una trentina di ragazze più o meno ansiose di raccontare qualche dettaglio dei loro rendez-vous nelle residenze cittadine o balneari del capo di Governo che si accinge ad ospitare di qui ad un mese, oltre a loro, anche i grandi della terra.

Il cosiddetto servizio pubblico di cui siamo i finanziatori non si occupa di simili bazzecole: ce l’ha spiegato con arroganza e supponenza il neo direttore del TG1 Augusto Minzolini, argomentando che non si tratterebbe di notizie bensì di gossip, dunque lui ha cose ben più importanti di cui occuparsi e non si adegua certamente all’agenda dell’informazione planetaria, notoriamente insufflata dai propositi eversivi dei vari Franceschini, Scalfari, De Benedetti e cospiratori di supporto al seguito. Lontani anni luce i tempi in cui Agusto Minzolini proclamava a proposito di Craxi, quando ovviamente era già caduto in disgrazia: “La distinzione tra pubblico e privato è manichea; ripeto, un politico deve sapere che ogni aspetto della sua vita è pubblico. Se non accetta questa regola rinunci a fare il politico”.

D’altronde la nomina del suddetto proviene dallo stesso teatro delle vicende sotto la lente degli investigatori, il supposto “locus criminis”, i cui interni dalla camera da letto, con tanto di ritratto della signora Lario, ai sontuosi bagni sono stati immortalati dai cellulari delle ragazze mentre si ripassano le acconciature e il trucco prima di presentarsi al cospetto del signore, non meno truccato di loro.

Il notista della Stampa, famoso e celebrato per i suoi “retroscena” e già apprezzatissimo da Massimo D’Alema quando era a palazzo Chigi, un Vespa della carta stampata, che da direttore del TG1 si rivolge direttamente ai telespettatori per esecrare quello che lui definisce volgare gossip quando riguarda il suo nominante, ha fatto del “dietro le quinte” uno stile ed un metodo di pseudo- giornalismo ossequiente con il potere di turno in un crescendo rossiniano che l’ha portato negli ultimi tempi, in vista della nomina, a descrivere Berlusconi come una sorta di suggeritore e di anticipatore delle mosse di Obama. Solo di Pietro ha ricordato quello che effettivamente è attualmente ed è sempre stato, un abile centellinatore di mezze verità e di molte bugie, attento a non disturbare mai il manovratore e a non crearsi inimicizie dove non è consigliabile averne, debole con i forti e forte con i deboli, non alieno a diffamare chi non è ben inserito nel teatrino, come dimostrano la condanna e la rimessione della querela negli altri casi, per avvenuto risarcimento, nei confronti del leader dell’IDV.

Adesso sembra almeno che da qualche giorno anche il PD si stia accorgendo a quali estremi ridicoli e miserevoli è approdato il servizio pubblico ed ha reagito nei confronti di un direttore che non pago di far scomparire i fatti sgraditi, si rivolge anche ai telespettatori privati del diritto garantito costituzionalmente di essere informati, per rivendicare il suo operato che vìola i principi più elementari e basilari del giornalismo.

Da circa un mese a questa parte il maggior partito dell’opposizione e la testata che rappresenta maggiormente l’opinione pubblica antiberlusconiana, Repubblica ci ricordano ogni giorno, e fanno benissimo, che il capo del Governo è inaffidabile perché non risponde alle domande sul casoriagate che gli pone tutta la stampa internazionale, che è ricattabile da uno stuolo imprecisato di escort più o meno maggiorenni, che la democrazia non è in ottima forma in un paese dove l’informazione, in primis quella del servizio pubblico, è dominata dalla regola ferrea che i fatti sgraditi a chi comanda devono scomparire.

Sarebbe interessante (e rassicurante) sapere se hanno intenzione di proseguire in tal senso e se magari sono mai stati sfiorati dal dubbio che le cose vanno esattamente così da circa quindici anni. Chissà se si ricordano che tutti quelli che hanno da sempre hanno denunciato come il presidente del Consiglio fosse ricattabile e non solo da giovani squillo e come dalle copertine dei TG comparissero le prescrizioni o le condanne dei suoi più stretti collaboratori per reati ben più pesanti dell’induzione o dello sfruttamento della prostituzione, erano trasversalmente bollati come odiosi “demonizzatori” che facevano il gioco di Berlusconi e conseguentemente a loro volta silenziati ed emarginati.

Non resta che augurarsi con (molto) cauto ottimismo che tale ravvedimento operoso non duri lo spazio di una coda di campagna elettorale.

 

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