OCCHI SEMPRE APERTI SULLA SCUOLA!

di Federica Spinozzi - 18/09/2011
Mentre l’Italia attraversa un periodo decisamente arduo per l’enorme difficoltà di far quadrare i conti pubblici, mentre le famiglie italiane vivono la fatica della disoccupazione o della precarietà, quindi di arrivare alla fine del mese, sotto i nostri occhi accadono cose inaudite, di fronte alle quali non si può tacere

La scuola pubblica, costantemente bersagliata da sforbiciate sempre più profonde, si ritrova al suo interno insegnanti pensionati che, dopo qualche anno, possono essere riassunti con contratti a tempo determinato; tale scelta è dettata da un forte risparmio da parte dello stato che evita nuove assunzioni, da un arrotondamento della pensione da parte dell’insegnante che accetta l’incarico. Questi due guadagni “economici” rappresentano una grave perdita sia per la scuola pubblica, sempre più “anziana” e priva di giovani energie, sia per i giovani laureati che vedono allontanarsi sempre più la possibilità di entrare, seppur precari, nella scuola italiana.
A ciò si aggiunga il fatto che, se il territorio non offre posti liberi per la materia di insegnamento del pensionato, costui viene ad occupare un altro posto, ad esempio quello del sostegno. E così, più ci si addentra nella questione, più la situazione si aggrava a discapito prima di tutto dei nostri ragazzi. Questa è purtroppo la triste realtà: da un lato lo Stato a parole combatte la disoccupazione e studia norme a tutela dei giovani lavoratori, dall’altro lato chiude loro in faccia porte e finestre statali, preferendo alla freschezza dei loro studi, all’entusiasmo e alla carica della loro età, anziani docenti in pensione.
Purtroppo il mondo della scuola statale potrebbe essere “purificato” dal suo stesso datore di lavoro, lo Stato. Non è l’unica assurdità questa: basti pensare a quanti liberi professionisti svolgono il secondo lavoro di insegnanti. Oppure quanti parlamentari, pur seguendo la carriera politica da decenni e prendendo lauti stipendi e cospicue pensioni, occupano una cattedra nella scuola statale.
Perché lo Stato non avvia un serio controllo dei propri dipendenti e, in caso di doppia attività, non li mette nella condizione di dover compiere una scelta creando così opportunità di lavoro a nuovi giovani insegnanti? Se decenni fa, negli anni del boom demografico, nel periodo dell’ampliamento della scolarizzazione, scarseggiavano insegnanti in Italia, oggi è assai lunga e contorta la carriera di un insegnante, in un contesto sociale dove la disoccupazione dei laureati è in costante aumento.
Perché lo Stato non prende atto di tutto ciò e non inizia a combattere la disoccupazione compiendo scelte oculate nel suo interno? E’ proprio certo lo Stato di risparmiare in termini economici assumendo pensionati, offrendo un doppio lavoro? Ad esempio un pensionato, data la sua età, avrà probabilmente una salute più precaria, sarà più esposto alle forme virali che annualmente si diffondono tra gli alunni; e chi pagherà il suo supplente? E’ proprio sicuro lo Stato di fare la scelta migliore per i suoi giovani studenti assumendo pensionati ultrasessantenni?
Un docente uscito dalla scuola dopo quaranta anni di insegnamento, disposto alla riassunzione per arrotondare la sua pensione, con che spirito ritorna in aula, tra i ragazzi? Che desiderio avrà di aggiornarsi, di adeguare il proprio metodo di insegnamento alle nuove esigenze della scuola?
Questo la dice molto lunga sulla considerazione che lo Stato ha della scuola pubblica e soprattutto della cura che dimostra verso le nuove generazioni! Con ciò non si intende sminuire la figura degli anziani, la preziosità della loro presenza tra i giovani, della ricchezza della loro esperienza professionale. Spesso hanno offerto nelle scuole lezioni di vita, di cultura, di saggezza importantissime nella formazione dei ragazzi; tanti sono i modi per valorizzarli e renderli attivi e presenti nel mondo dell’educazione, non certo offrendogli qualche centinaio di euro in cambio di un nuovo anno scolastico pieno di impegni e di responsabilità!

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