Ofelia ha sempre torto

di Barbara Fois - Liberacittadinanza - 25/08/2011
Archiviato oggi il processo contro Strauss-Kahn. Nella vicenda restano troppe ombre e ambiguità. Adesso vien fuori che la vittima, una cameriera di colore, è inattendibile, puttana, bugiarda e ricattatrice. Ma resta pur sempre una vittima, o no?

La cameriera violentata da Strauss Kahn si chiama Ofelia, come l’innamorata di Amleto, nella tragedia di Shakespeare. Veramente il suo nome effettivo è Nafissatou Diallo ed è una immigrata clandestina, ma sui giornali è stato usato Ofelia, anzi Ophelia, come nome di copertura.

Nell’Amleto Ofelia perde il senno per il dolore e muore annegata in un fiume, schiacciata dall’odio, dal desiderio di vendetta, dalla sete di potere, dalle scelte politiche ciniche e crudeli del mondo degli uomini. Così l’ha dipinta Millais in un celebre quadro, conservato alla vecchia Tate Gallery di Londra, con ancora quello stupore doloroso nel viso, che nemmeno la morte ha saputo cancellare. Ogni volta che vado a Londra passo a salutarla e ogni volta mi commuovo a guardarla e mi stupisco che sia stato un uomo a intuire un dramma così profondamente femminile, a dipingere così bene la sua innocenza calpestata e profanata da uomini che avrebbero dovuto amarla e proteggerla e invece l’hanno offesa, ferita e portata alla morte.

E’ un nome che non porta bene, il suo. Nemmeno alla cameriera di colore stuprata dal ricco e potente Strauss Kahn ha portato fortuna. Ora dicono che lei è una prostituta, che ha mentito e che voleva spennare il ricco pollo. Altro che pollo! E’ un condor, un avvoltoio freddo e arrogante, che vuole uscirne immacolato e vuole la sua vendetta.

Ci siamo sbagliati: abbiamo creduto – quando abbiamo visto l’uomo potente trascinato in manette e passibile di pene pesantissime, tanto da finire la sua vita in galera – di trovarci davanti all’America coraggiosa e nuova che elegge un giovane uomo di colore alla presidenza, un’America che punisce severamentre chi sbaglia, che tutela le donne e colpisce con condanne durissime chi fa loro violenza. Noi pensavamo a questa America e ci scordavamo l’altra faccia di quel paese, quella in cui i ricchi con buoni avvocati non finiscono mai in galera: vedi per tutti O.J.Simpson.

Dopo il primo momento di riprovazione generale, infatti, ci siamo accorti che il vento cambiava verso “il vecchio porco”, improvvisamente diventato vittima di un complotto internazionale, di cui la cameriera è solo una pedina. Purtroppo lo hanno testimoniato in modo inequivocabile e volgare i commenti sulle cameriere di New York che manifestavano davanti all’Hotel dove si sarebbe consumata la violenza: mentre le cose si mettevano meglio per Strauss Kahn, volavano commenti beffardi da parte di qualche giornalista, che le ha definite brutte, vecchie e grasse. Noi invece abbiamo visto solo delle donne stanche e discriminate, esasperate e stufe di venire trattate come oggetti, come carne da macello, come persone che si possono anche usare e buttare e da cui si possono pretendere anche delle prestazioni diverse dalle pulizie e dal cambio degli asciugamani e delle lenzuola.

Ophelia, si dice adesso, non faceva solo la cameriera, aveva un “secondo lavoro”, molto antico, anzi il più antico del mondo... ma sarà vero? E come mai viene fuori solo ora? Ci sono troppe cose che non quadrano, in questa storia, da qualsiasi parte la si guardi.

Dunque, vediamo di ricapitolare i fatti: intorno all’ora di pranzo dell’11 maggio il signor Strauss Kahn esce dalla doccia e tutto nudo entra nella propria camera, in un albergo a conduzione francese, il Sofitel, a New York, nel cuore della Grande Mela. Nella stanza c’è una cameriera di colore che sta rifacendo la stanza. Lui colto da un raptus cerca di violentarla e la costringe a un rapporto orale. Poi fa la valigia, va in aeroporto e sale sull’aereo. Ma qui lo raggiunge la polizia che lo trascina giù in manette, davanti a decine di telecamere.

John Eligon, un giornalista del New York Times, ha fatto alcune ipotesi e ricostruito i fatti salienti con precisione, annotandone anche gli orari:

- tra le 10.30 e le 11.30 del mattino la cameriera entrò nella stanza 2820 tre volte, utilizzando la propria chiave elettronica che registrò gli ingressi nella camera;
- alle 12.06 la cameriera utilizzò la propria chiave per entrare nella stanza 2806, la suite occupata da Dominique Strauss-Kahn;
- alle 12.26 la cameriera tornò nella 2820 e poco dopo nuovamente nella 2806;
- alle 12.28 Dominique Struss-Kahn lasciò la stanza per raggiungere la reception e fare il check-out.

Poi, come niente fosse, va a pranzo con sua figlia al McCormick & Schmick’s Seafood Restaurant, da cui telefona al Sofitel per dire che ha dimenticato il proprio cellulare in albergo e che glielo recapitino in aeroporto. Invece in aeroporto arriva la polizia che lo arresta alle 16.40, a bordo del volo Air France 23, che aveva lasciato il gate ed era in procinto di decollare.

Quanto tempo è passato dal momento dello stupro? Meno di quattro ore? Caspita che efficienza questa polizia newyorkese! Perché pare che la cameriera dopo il rapporto abbia anche avuto il tempo di rimettere in ordine pure un’altra stanza. Quindi si dice che abbia denunciato la cosa alla direzione dell’albergo. Questa ovviamente ne avrà informato la polizia, sporgendo denuncia. Quest’ultima sarà prima andata a cercare il violentatore in albergo, o già sapevano che lui era andato all’aeroporto? E chi glielo aveva detto, la stessa direzione dell’albergo? E poi che sollecitudine, per una cameriera non certamente né ricca né importante, e per giunta nemmeno americana, ma della Nuova Guinea ( ma alcuni giornali la danno proveniente dal Gahna) e per giunta di colore... sì, sì lo so: anche il presidente lo è, lo abbiamo appena detto, ma ho qualche difficoltà a credere che la mentalità nei confronti dei neri poveri e stranieri sia molto cambiata fra i bianchi americani. E invece, questi poliziotti, appena sentono la versione della cameriera, senza altre informazioni, senza verifiche, senza prendere tempo per capire cosa è realmente successo, si infilano in una volante e corrono a sirene spiegate verso l’aeroporto, raggiungono l’aereo su cui si trova la persona denunciata e la trascinano in catene al commissariato. Se lo vedessi in un film mi farei rimborsare il prezzo del biglietto, perché la cosa non si regge in piedi. A meno che i tempi siano diversi da quelli che ci hanno raccontato. E poi una violenza perpetrata con un rapporto orale è davvero poco credibile: un uomo è così in balia completa della donna, che potrebbe anche ferirlo o mutilarlo seriamente.

Ci sono cose poco chiare, ripetiamo e che hanno lasciato la porta aperta a troppi dubbi. E poi ci si è messa anche Ophelia, a raccontar bugie su di sé, su quello che è avvenuto, telefonando poi ad un amico in carcere ( sapendo che le telefonate vengono ascoltate e maggiormente le sue, vista la situazione) e raccontandogli di voler ricattare il vecchio satiro. Ma si può essere così cretini???no, non è possibile crederlo. Evidentemente DSK, come lo chiamano sui giornali francesi e americani, non è il solo che può sentirsi incastrato.

A noi, a questo punto, non interessa sapere se lo stupro c’è stato o è stato un rapporto consensuale, non è questo il fatto saliente. Non ci piace del resto nessuno dei due personaggi: né il vecchio bavoso assetato di sesso e notoriamente incline a questo genere di storie, in cui altre volte è stato coinvolto (dev’essere un tratto distintivo di certi vecchiacci con troppo potere e poca etica), e nemmeno la giovane cameriera bugiarda e forse anche un po’ truffaldina, ma certamente lei ha mille giustificazioni in più che lui non ha. E’ povera, è clandestina, è sfruttata e trattata come un essere umano di serie b. Cercare di ribellarsi a un ennesimo atto di disprezzo e di violenza, prendersi una vendetta o anche soltanto cercare di ricavarci qualcosa è dolorosamente comprensibile. E poi lei avrà tutto da perdere in questa storia: sarà rimandata al suo paese e sarà punita per aver detto il falso su una serie di cose che con questo caso non c’entrano, ma che le peseranno addosso come macigni e forse la porteranno anche in carcere e questo non poteva non immaginarselo! Dunque perché si sarebbe imbarcata in una simile storia?

Lei ne uscirà con le ossa rotte, additata come la bugiarda e la puttana. Già su di lei circolano voci offensive e denigratorie: dicono perfino che nell’esercizio della propria professione abbia contratto l’AIDS... insomma, questo Davide in gonnella non solo non ha atterrato il potente Golia, ma ne è stata schiacciata. Il processo non si farà: la causa è insabbiata, gli stessi accusatori del potente ora si rimangiano le accuse. Perché?

E’ questo l’aspetto che più ci indigna: l’evidente parzialità di questo caso, la sfrontatezza del potere che calpesta tutto e tutti e si sottrae alla giustizia, la forza del denaro che zittisce voci e coscienze. C’è del marcio in Danimarca, principe Amleto? Non solo lì, mi creda....

Ofelia

L’Ophelia di Millais

29 aprile 2013

Costruiamo l'alternativa al governo Berlusconi

Giorgio Cremaschi-www.micromega.net
13 marzo 2014

Quello che non c'è

Francesco Baicchi
30 aprile 2013

La coerenza

Francesco Baicchi