Rischi e speranze

di Francesco Baicchi - 28/12/2012
Ogni giorno che ci avvicina alla scadenza del 24 febbraio 2013 fa apparire meno giustificata la certezza di Pierluigi Bersani di essere il prossimo Presidente del Consiglio.

La 'salita' in politica di Mario Monti, ampiamente prevedibile, rischia di modificare radicalmente il quadro degli schieramenti e porta con sé un rischio forse ancora non totalmente percepito.

Intanto il progetto del 'professore' appare sin dall'inizio esplicitamente assai ambizioso: non prestare il proprio nome ai leader dei partitini vatican-centristi per restituire loro una verginità politica ampiamente compromessa (come forse loro speravano), ma addirittura resuscitare la democristiana 'balena bianca', assorbendo da PD e PDL i nostalgici di quello storico caleidoscopico contenitore. O anche, semplicemente, quanti sotto le attuali bandiere non hanno speranza di rientrare in Parlamento.

Anche se l'operazione per ora sembra aver coinvolto un numero limitato di personaggi 'eccellenti' (Frattini, Cazzola, Ichino, Cacciari, ….), c'è ancora tempo per nuove adesioni e, soprattutto, l'effetto sugli elettori rischia di essere assai più vasto, specialmente dopo che la stessa Santa (?) Sede sembra aver deciso di sostenerla.

Ma in questi primi giorni di campagna elettorale la cosa che più colpisce è l'evidente imbarazzo del PD, che mediaticamente è quasi scomparso.

In effetti l'alluvione delle presenze televisive di Berlusconi, che punta evidentemente ancora una volta con le sue sparate al limite della comicità a colpire la fantasia dei più sprovveduti, propone di fatto una contrapposizione con Monti che mette in secondo piano Bersani, impegnato nel difficile equilibrismo di proporsi come alternativo al governo che sta tuttora sostenendo e nel non meno complesso tentativo di tenere insieme un partito diviso su quasi tutto.

Non sappiamo se la potenza economica e mediatica dell'uomo più ricco e inquisito d'Italia riuscirà a nascondere le sue contraddizioni e se ci saranno ancora elettori pronti a credere alla sua volontà e capacità di ridurre il carico fiscale senza portarci alla bancarotta e di creare posti di lavoro anche al di fuori dei postriboli. Certo il rischio che proprio lui finisca con l'apparire l'anti-Monti, o, più probabilmente, che Monti appaia la vera alternativa 'seria' a Berlusconi esiste innegabilmente. Anche se a livello di contraddizioni lo stesso Monti sta facendo del suo peggio, con un programma che contiene tutti o quasi i provvedimenti che si è impegnato a non realizzare (e talvolta a demonizzare) mentre era al governo.

D'altronde credo anche che sia ingenuo illudersi che Bersani, anche se riuscisse comunque a ottenere la maggioranza (relativa), rinuncerebbe dopo il voto all'accordo con lo stesso Monti e il suo 'centro', già ampiamente annunciato.

Ci troveremo dunque a dover scegliere fra tre immagini diverse della stessa politica neo-liberale o l'adesione ai progetti esclusivamente 'demolitori' della Lega e di Grillo?

In questo quadro la mancanza di una credibile alternativa di sinistra, nuova sia nel programma che nei metodi di partecipazione democratica e esplicitamente intenzionata a realizzare anche a livello europeo quella società equa e solidale disegnata dalla nostra Costituzione, non potrebbe che essere avvertita dolorosamente.

Per questo non possiamo che augurarci il successo del tentativo in corso di presentare una lista (arancione, 'cambiare si può' o come deciderà di chiamarsi) in rappresentanza di quella parte responsabile e pulita della nostra società che ritroviamo nelle associazioni, nel volontariato e fra chi, anche svolgendo funzioni pubbliche come i Magistrati, ha tenuto finora la 'schiena dritta'.

Una lista di facce nuove, impegnate a trovare soluzioni agli innegabili problemi ereditati da decenni di malgoverno che distribuiscano equamente il costo della crisi, cancellino i privilegi e diano ai giovani una speranza di futuro migliore.

Questo progetto sembra aver trovato in Antonio Ingroia l'immagine più efficace (non il 'capo', ma un simbolo di legalità e coraggio) e nel 'nuovo soggetto politico' denominato ALBA il motore propulsivo, e in quanti, al suo stesso interno, non riescono a rinunciare alle vecchie strategie della politica professionistica e 'politichese' i più pericolosi nemici.

Se il 'fuoco amico' di quanti vedono nel progetto di 'quarto polo' solo la possibilità di nascondersi dietro nuove bandiere per non cambiare niente riuscirà a snaturare (e quindi far fallire) il progetto di questa sinistra nuova, si assumerà di fronte agli italiani la responsabilità di una involuzione forse irreversibile e aprirà la strada, oltre che alla prosecuzione di politiche antipopolari, a un probabile stravolgimento della nostra Costituzione repubblicana e antifascista.

Abbiamo pochi giorni per garantire agli elettori italiani la possibilità di scegliere veramente fra concezioni diverse della società e della democrazia, rispondiamo col nostro impegno personale all'invito di Antonio Ingroia, 'partigiano della Costituzione'.

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