Statista dedito ad uso inquietante dello stato

di Daniela Gaudenzi - Liberacittadinanza - 24/03/2010
Berlusconi dice come sempre quello che più gli urge e pratica quello che sa fare e che è strumentale alla sua impunità e alla sua prosperità politica ed economica, di conseguenza, per rimanere in tema, concentra tutte le sue energie ad annientare la giurisdizione penale e lo strumento, imprescindibile per le inchieste, delle intercettazioni legali

Ultimi fuochi di una campagna elettorale senza precedenti, nonostante l’assuefazione all’inimmaginabile, dominata dal delirio, dai proclami eversivi quotidiani, dal crescendo delle scorribande mediatiche del presidente del Consiglio in regime di soppressione dell’informazione e del pluralismo nel servizio pubblico.

Il presidente della Repubblica si vede costretto ad una celebrazione quanto mai simbolica quale quella dei caduti delle fosse Ardeatine a sottolineare che chi attacca un potere dello Stato “non onora la Costituzione”; l’ ANM ad ammonire sacrosantamente che la delegittimazione sistematica e strumentale della magistratura “non è un problema dei magistrati ma del paese”.

A seguito delle dichiarazioni di persone indagate dalla procura di Milano comparse in questi giorni, l’ex segretario del PD Piero Fassino ritiene di dover denunciare “l’agguato” di cui sarebbe stato regista e beneficiario il presidente del Consiglio grazie ad “informazioni riservate” pubblicate illegittimamente dal suo giornale di famiglia sulla scalata Unipol e cioè la sua “imbarazzante” conversazione con Consorte.

Sì perché chi esulta per il fantastico “regalo di Natale” che gli fa Roberto Raffaelli, ex amministratore dell’azienda di intercettazioni telefoniche Rcs, quando gli mette sotto l’albero nel 2005 la famosa e penosa domanda di un esultante Fassino a Consorte nell’ingloriosa estate dei furbetti “Allora abbiamo una banca?!” è lo stesso che tutti i giorni ripete : “Esiste al mondo un altro paese, che non siano stati di polizia o dittature, in cui un cittadino non possa parlare liberamente senza vedere intercettate o sbattute sui giornali le sue parole, distorcendole e utilizzandole, per screditarlo?”

Fassino è sicuramente nel giusto quando denuncia che “siamo alle prese ancora una volta con comportamenti sconcertanti e un inquietante uso privato dello Stato”; Napolitano fa la sua parte quando constata che onorare la Costituzione vuol dire in primo luogo rispettare i poteri dello Stato; l’organo rappresentativo della magistratura associata fa benissimo a corresponsabilizzare i cittadini e le istituzioni riguardo agli attacchi eversivi alla magistratura che sono rivolti in primo luogo contro la civile convivenza e la vita democratica del paese.

Berlusconi dice come sempre quello che più gli urge e pratica quello che sa fare e che è strumentale alla sua impunità e alla sua prosperità politica ed economica, di conseguenza, per rimanere in tema, concentra tutte le sue energie ad annientare la giurisdizione penale e lo strumento, imprescindibile per le inchieste, delle intercettazioni legali disposte dall’autorità giudiziaria con tutte le garanzie previste dalla Costituzione e dalla legislazione vigente. Ne è una sufficiente riprova la campagna scatenata sempre con il valido appoggio di una informazione connivente e/o sprovveduta contro l’inchiesta di Trani dove le intercettazioni tracciano perfettamente quei “comportamenti sconcertanti” e “quell’inquietante uso privato dello Stato” denunciato da Fassino, nella metodica pressione intimidatoria nei confronti di dirigenti del servizio pubblico e di componenti di organi di garanzia. Ma una conferma di come palazzo Grazioli e adiacenze fossero un crocevia e un centro di smistamento molto oculato di notizie “riservate” aventi ad oggetto avversari politici lo avevano pienamente dimostrato anche i retroscena della vicenda Marrazzo, con le telefonate “premurose” e i passaggi intermedi tra il direttore di Chi e la presidente del gruppo Mondadori, figlia del presidente del Consiglio, proprietario del giornale di gossip e della casa editrice. Quanto poi le intercettazioni illegali, o illegalmente acquisite, o illegalmente commissionate siano sempre state gradite ai più accaniti demonizzatori delle intercettazioni legali era già molto chiaro dai trattamenti di favore concessi con l’estensione del segreto di stato ai protagonisti dello scandalo della Security di Telecom. Si può dire che su un dato sensibile e strategico come le intercettazioni Berlusconi ha dimostrato con i fatti oltre che con i proclami in modo coerente e continuativo la sua innata propensione ad avversare la legalità e la ricerca della verità processuale e a favorire e praticare comportamenti illegali, opachi e moralmente riprovevoli. Lo ha detto e lo ha fatto e lo sta dicendo e facendo ogni giorno di questa penosa campagna elettorale in cui si sdoppia per aggredire i magistrati e per additare al linciaggio pubblico i rari giornalisti indipendenti e uno in particolare, Marco Travaglio.

Chissà se ad urne chiuse, indipendentemente dall’esito del voto, Fassino & co., quando come già formalmente annunciato dai Cicchitto, Quagliarello, Straquadanio e statisti al seguito verranno “stanati” sulla reale disponibilità a confrontarsi sulla giustizia (e cioè sul suo totale annientamento) ripartendo dalle insuperabili bozze Boato della bicamerale dalemiana, avranno presente che l’interlocutore è tuttora dedito a “comportamenti sconcertanti” e ad “un inquietante uso privato dello Stato”?

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