Mentre tutti si ostinano a dare una propria lettura del voto, le urne hanno prodotto un messaggio netto, facilmente decifrabile, al quale i partiti cercano invano di sottrarvisi. Chi parlando di test elettorale non rappresentativo in quanto il voto interessava solo nove milioni di elettori e, di questi, solo uno su due si è recato alle urne. Chi dichiarando di aver vinto ovunque. Anche dove il proprio candidato è stato sconfitto (vedi Palermo).
Chi attribuendo il flop di consensi ai recenti scandali (Lusi da una parte e Belsito-Bossi dall'altra). Insomma nessuno sembra aver realmente perso. E invece non è così. Il messaggio uscito dalle urne è chiaro, forte e schietto.Tra consensi ed astensionismo, è un voto che volta definitivamente le spalle a politici e partiti tradizionali, rei di aver tolto a questa repubblica ogni speranza, rendendola ostaggio di oligarchie e gruppi corroti.
Ha ragione Peter Gomez quando parla di ciò che i partiti in una democrazia dovrebbero essere: strumento attraverso il quale gli elettori riescono a far valere le proprie istanze nelle istituzioni. Ma questo non avviene ormai da decenni nel nostro Paese. Logica conseguenza il bassissimo indice di gradimento ( rasenta il 6%) degli elettori verso i politici. Un evento catastrofico avviene sempre quando è alimentato, per lungo tempo, da cause e situazioni negative.
Il crollo della fiducia ed il fallimento dei partiti lo ha ampiamente dimostrato. I tempi stanno cambiando. Si apre una nuova fase ove ci sarà sempre meno spazio per i partiti tradizionali. La Lega non esiste più. Il PDL è letteralmente evaporato. Il PD resiste per mancanza di avversari. Situazione sicuramente non sufficiente a garantire una guida certa per il Paese. Ci vorrebbe ben altro. Tanto altro. A partire dagli apparati di sistema che dovrebbero cambiare.
La gente non vuole più figure scelte nelle segreterie di Roma. Candidati sonosciuti. I cittadini vogliono gente nuova sulla quale credere. Che siano espressioni del territorio. Figure non ricattabili e conscie delle problematiche locali. Che vengano proposte ai cittadini solo per merito. E' un problema essenzialmente culturale, che questa classe politica miope non ha avvertito e continua a non considerare trincerandosi, sempre con maggior forza, dietro le rispettive poltrone. a strenua difesa delle proprie rendite di posizione.
Oggi è scaduto il tempo. Stiamo voltando decisamente pagina. Si sta aprendo una fase nuova bisognosa di idee giovani, e di movimenti freschi. Che rappresentino programmi che sappiano parlare alla gente. Che vertano sul maggior problema del momento: il lavoro. Argomento sul quale la classe politica preferisce sorvolare. Anzi, continua a discutere su temi al momento insignificanti, e si ostina a rinunciare al benchè minimo taglio ai finanziamenti di cui gode. In un momento nel quale, dagli ultimi dati Istat, emerge un livello di impoverimento della società mai raggiunto prima.
A questo punto un dato è lampante: classe politica e cittadini sono su due pianeti diversi. Oggi ciò che si vede è un rivolo. Fuoriesce dalle crepe della diga. Ben presto ci sarà il crollo della diga, che spazzerà via tutto questo vecchiume che ha ridotto al lastrico il nostro amato Paese.