Stiamo voltando pagina

di Vito Salvatore Pucci - 15/07/2012
La classe politica e i cittadini sono su due pianeti diversi. Oggi ciò che si vede è un rivolo. Fuoriesce dalle crepe della diga. Ben presto ci sarà il crollo della diga, che spazzerà via tutto questo vecchiume che ha ridotto al lastrico il nostro amato Paese.

Mentre tutti si ostinano a dare una propria lettura del voto, le urne hanno prodotto un messaggio netto, facilmente decifrabile, al quale i partiti cercano invano di sottrarvisi. Chi parlando di test elettorale non rappresentativo in quanto il voto interessava solo nove milioni di elettori e, di questi, solo uno su due si è recato alle urne. Chi dichiarando di aver vinto ovunque. Anche dove il proprio candidato è stato sconfitto (vedi Palermo).

Chi attribuendo il flop di consensi ai recenti scandali (Lusi da una parte e Belsito-Bossi dall'altra). Insomma nessuno sembra aver realmente perso. E invece non è così. Il messaggio uscito dalle urne è chiaro, forte e schietto.Tra consensi ed astensionismo, è un voto che volta definitivamente le spalle a  politici e partiti tradizionali, rei di aver  tolto a questa repubblica ogni speranza, rendendola ostaggio di oligarchie e gruppi corroti.

Ha ragione Peter Gomez quando parla di ciò che i partiti in una democrazia dovrebbero essere: strumento attraverso il quale gli elettori riescono a far valere le proprie istanze nelle istituzioni. Ma questo non avviene ormai da decenni nel nostro Paese. Logica conseguenza il bassissimo indice di gradimento ( rasenta il 6%) degli elettori  verso i politici. Un evento catastrofico avviene sempre quando è alimentato, per lungo tempo, da cause e situazioni negative.

Il crollo della fiducia ed il fallimento dei partiti lo ha ampiamente dimostrato. I tempi stanno cambiando. Si apre una nuova fase ove ci sarà sempre meno spazio per i partiti tradizionali. La Lega non esiste più. Il PDL è letteralmente evaporato. Il PD resiste per mancanza di avversari. Situazione  sicuramente non sufficiente a garantire una guida certa per il Paese. Ci vorrebbe ben altro. Tanto altro. A partire dagli apparati di sistema che dovrebbero cambiare.

La gente non vuole più figure scelte nelle segreterie di Roma. Candidati sonosciuti. I cittadini vogliono gente nuova sulla quale credere. Che siano espressioni del territorio. Figure non ricattabili e conscie delle problematiche locali. Che vengano proposte ai cittadini solo per  merito. E' un problema essenzialmente culturale, che questa classe politica miope non ha avvertito e continua a non considerare trincerandosi, sempre con maggior forza, dietro le rispettive poltrone. a strenua difesa delle proprie rendite di posizione.

Oggi è scaduto il tempo. Stiamo voltando decisamente pagina. Si sta aprendo una fase nuova bisognosa  di idee giovani, e di movimenti freschi. Che rappresentino programmi che sappiano parlare alla gente. Che vertano sul maggior problema del momento: il lavoro. Argomento sul quale la classe politica preferisce sorvolare. Anzi, continua a discutere su temi al  momento insignificanti,  e si ostina a rinunciare  al benchè minimo taglio ai finanziamenti di cui gode. In un momento nel quale, dagli ultimi dati Istat, emerge un livello di impoverimento della società mai raggiunto prima.

A questo punto un dato è lampante: classe politica e cittadini sono su due pianeti diversi. Oggi ciò che si vede è un rivolo. Fuoriesce dalle crepe della diga. Ben presto ci sarà il crollo della diga, che spazzerà via tutto questo vecchiume che ha ridotto al lastrico il nostro amato Paese.

29 aprile 2013

Costruiamo l'alternativa al governo Berlusconi

Giorgio Cremaschi-www.micromega.net
13 marzo 2014

Quello che non c'è

Francesco Baicchi
30 aprile 2013

La coerenza

Francesco Baicchi