The Times: L'abisso tra Berlusconi e la realtà

di James Walston (traduzione dall’inglese di José F. Padova) - 02/09/2009
Un momento è un comico, un altro un megalomane. Ma questo non aiuterà l'economia italiana in difficoltà

Questa volta Silvio Berlusconi sembra essere andato troppo lontano; la scorsa settimana ha scatenato i suoi cortigiani/pitbull in un tentativo di imbavagliare i pochi media di opposizione che ancora rimangono. Ma l'offensiva d'autunno ha avuto un cattivo inizio, in quanto i cani e il loro padrone hanno azzannato più carne di quella che possono masticare. La Chiesa cattolica romana e una coalizione di giornali italiani e stranieri sono troppo anche per l’ipertrofico ego di Berlusconi.

Ora ci viene presentata una panoramica sulla debolezza personale e politica del Presidente del Consiglio italiano. L'attacco è iniziato quando la Commissione parlamentare per la vigilanza ha cercato di cambiare alcuni degli alti dirigenti della televisione pubblica. Risulta che tutti lavorino per programmi di critica nei confronti di Berlusconi. Ciò è avvenuto un mese dopo che il Primo Ministro aveva messo sotto accusa un giornalista RAI, dicendo che era "intollerabile che un servizio pubblico, pagato dal contribuente, possa criticare il governo". Il tutto pronunciato a denti stretti e mascella tesa. La rabbia, visibile e concreta,  tradiva la sua mancanza di controllo.

La seconda salva è arrivata quando Niccolò Ghedini, avvocato di Berlusconi e suo principale mastino, ha detto che si sarebbe fatta causa per diffamazione contro La Repubblica. Fin dal mese di giugno il giornale aveva elencato dieci domande per il Presidente Berlusconi. Ghedini sostiene che porre simili domande è calunnioso e reclama un milione di euro di danni. Ha anche detto che farà causa ai giornali stranieri. Questo ha portato una pioggia di critiche da tutte le parti. All'estero, la reazione è stata tra le risate e l'indignazione: non sono forse i giornali che dovrebbero fare le domande?

La confezione di altre polpette avvelenate è guidata da Vittorio Feltri, direttore di uno dei giornali della famiglia Berlusconi, Il Giornale. La sua strategia è di puntare sull’uomo, non sulla palla. Feltri si è infilato in un nido di vespe quando è andato contro Dino Boffo, direttore di Avvenire, il giornale della Conferenza episcopale italiana. Per alcune settimane Avvenire ha criticato lo stile di vita di Berlusconi. Feltri ha sostenuto che Boffo aveva patteggiato una sua via d'uscita da un’accusa di molestie e aveva avuto un rapporto gay,  e così non può andare predicando sulla vita sessuale di Berlusconi.

Gli effetti non sono stati ciò che il Primo Ministro voleva: dopo più di un mese di paziente diplomazia, il suo staff aveva negoziato una cena con il cardinale Bertone, segretario di Stato vaticano, che si sarebbe tenuta dopo la cerimonia della Perdonanza. Berlusconi sarebbe stato perdonato dalla Chiesa, ma il cardinale ha cancellato la cena e la spaccatura tra il governo e la Chiesa è diventata un abisso.

Il messaggio è semplice: Berlusconi ha bisogno della Chiesa più di quanto questa ha bisogno di lui. Il suo attacco contro l'onorevole Boffo ha dimostrato che la sua rabbia prevale sul suo discernimento politico.

Queste mosse vengono dopo mesi di rivelazioni di indecenze e di ogni possibile crimine, come pure da una dichiarazione della moglie che egli "non sta bene". In un Paese aperto e onesto egli si sarebbe dimesso da tempo. Ma l'Italia di Silvio Berlusconi non è né semplice né lineare - salvo nella sua opinione che la maggioranza degli italiani ha votato per lui, così lui ha il mandato di fare ciò che vuole.

Dopo la sua prima vittoria nel 1994, proclamò se stesso "unto dal popolo", il che implica che aveva gli stessi poteri di un monarca di diritto divino, unto da Dio. Quindici anni più tardi è ancora più convinto del proprio destino. Egli è la risposta europea a Hugo Chávez in Venezuela, un populista che alternativamente prevarica e affascina col suo modo di stare al potere mentre smantella ogni opposizione.

Ma come fa a restare popolare? Il sostegno elettorale e i punti percentuali di gradimento sono genuini, ma stanno scivolando verso il basso. Il controllo dei media, ovviamente, gli dà un enorme vantaggio e la sua immagine e il suo programma sono stati apprezzati mentre l'opposizione si è divisa in modo disastroso, senza guida e senza un programma.

Da quando è tornato al potere l'anno scorso, l'onorevole Berlusconi ha dato a sé stesso l'immunità dai procedimenti penali e ha contrastato i poteri del Presidente Napolitano di verificare la costituzionalità dei disegni di legge. L'opposizione istituzionale, come i giudici e il presidente, sono stati confezionati come capponi pronti per il forno e la maggior parte dei media è direttamente o indirettamente controllate dal Primo Ministro. Se qualcuno osa squittire, la minaccia è diretta.

In politica estera le sue mosse stanno tra il comico e il megalomane. La sua impazienza e il senso di onnipotenza sul mondo degli affari sono riportati nella sua vita politica, ciò che gli consente ora di ignorare la realtà e di crearsene una propria.

Oggi, però, si comporta come un uomo fuori controllo. Anche se lui è uno degli uomini più ricchi e si trova tra i leader politici del mondo, sembra deluso e frustrato. Nessuna quantità di ricchezze può fare di lui uno giovane o bello, forzare il Vaticano ad accettarlo, dargli l'influenza del signor Brown, di Sarkozy o della Merkel, o anche soltanto un posto nell’establishment come quello degli Agnelli. Così egli eccede nelle reazioni verso qualsiasi critica.

Ma il divario tra la sua realtà e quella di tutti gli altri si sta allargando. Diversi farmaci possono pretendere il loro pedaggio e il suo sorriso felice non può più nascondere la rabbia, che bolle in superficie quando gli scoppia dentro.

Le minorenni e le prostitute ne hanno infranto l'immagine, ma, se cade, sarà perché nessuna quantità di frottole può nascondere la sua cattiva gestione economica. La disoccupazione e le difficoltà che gli italiani probabilmente affronteranno questo autunno, delle quali è lui in gran parte responsabile, sarà la verifica della realtà che conta.

James Walston è professore di Relazioni Internazionali presso l'Università americana di Roma

Articolo originale

 

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