Concretamente modelli realizzabili attraverso: la diminuzione dei consumi improduttivi del territorio, dell’acqua, dell’energia; l’azzeramento di sprechi e consumi dissennati; il miglioramento delle condizioni socio-economiche e culturali che incidono sulla qualità della vita; la diminuzione del carico sulla mobilità urbana, mediante una distribuzione delle merci che azzeri i km di percorsi inutili e dannosi; il ritorno all’economia locale, traendo effetti benefici dalla globalizzazione, utilizzando gli strumenti di comunicazione a disposizione e lo scambio in tempo reale d’informazioni, esperienze e buone pratiche, immediatamente fruibili e disseminabili, senza perdite di tempo, sprechi e consumi aggiuntivi per raggiungerle.
Sono una ventina in Italia gli esperimenti di "towns transition": comunità che riprogettano il modo di vivere secondo criteri ambientalisti e di risparmio energetico. Cristiano Bottone, tra i fondatori del movimento, racconta l'esperienza di Monteveglio
"La
dipendenza dal petrolio è qualcosa da risolvere. Punto. Si tratta di
un problema pratico, non c’è niente di ideologico".
Cristiano
Bottone
è tra i fondatori di Transition
Italia,
associazione nata sulla scia del movimento irlandese delle Transition
Towns, creato dall'ambientalista
Rob Hopkins per
preparare le comunità ad affrontare le sfide del riscaldamento
globale e del picco del petrolio
Le
parole di Bottone suonano quanto mai attuali alla luce della crisi
che investe in queste ore il Nord Africa
con il prezzo degli idrocarburi alle stelle. Lo erano meno quando, a
metà del 2008, nel borgo dell’appennino bolognese di Monteveglio,
poco prima che scoppiasse la crisi dei mercati finanziari, ha
cominciato con altri "pionieri" a parlare di "città
di transizione".
Ma
che cos’è una "città di transizione"?
"Si
tratta - spiega
a Sky.it
- di un luogo fisico che può essere una città, ma anche un
quartiere, una valle, un condominio, in cui un gruppo di persone che
condividono questo spazio decidono di riprogettare il modo di vivere
insieme. La prima parte del lavoro consiste nel far capire alla
comunità come funziona il mondo, fornendo dei dati scientifici per
la comprensione. Superata questa fase, si decide come riprogettarlo,
ma non esistono diktat o obiettivi prefissati: ognuno agisce secondo
la propria sensibilità, divertendosi". "Molti movimenti
ambientalisti - continua - si sono basati sul senso di colpa per un
grave problema e sugli obblighi da adempiere per cercare di
rimediarvi: la transizione invece si basa sull’entusiasmo e sulla
felicità del fare, ognuno secondo le proprie inclinazioni".
Un
"fare" che riguarda gli aspetti più disparati della vita
quotidiana e che a Monteveglio, racconta Bottone, grazie anche al
fatto che, alle elezioni comunali, sono state elette persone vicine
al movimento, è cominciato dal riprogettare gli edifici pubblici
secondo criteri di efficienza energetica. In linea col progetto "Ogni
tetto un pannello", si è decisa, ad esempio, la copertura con
impianti fotovoltaici di tutti i tetti di proprietà del Comune come
la scuola, ma anche il centro sociale, la casa della salute, o
l'impianto sportivo.
Poi
sono partite tante altre esperienze, come i gruppi di acquisto
solidale dei pannelli fotovoltaici, e un grande lavoro sul fronte
dell'agricoltura con percorsi formativi ai coltivatori
sull'agricoltura
sinergica
o la
permacultura
(tecniche di coltivazione che cercano di rimediare allo sfruttamento
del suolo) e la realizzazione di orti nelle scuole o nelle case.
Tra
le attività del Comune di Monteveglio, anche il corso per una
alimentazione sostenibile: che ha tra le sue regole quello di
privilegiare i prodotti biologici a chilometri zero, un consumo
moderato di carne, la cucina casalinga rispetto ai prodotti già
pronti e naturalmente il consumo dell'acqua del rubinetto.
A
livello nazionale, sono una ventina gli esperimenti di transizione
coordinati da Transition
Italia,
che fornisce loro formazione e supporto, oltre a occuparsi di curare
i rapporti col network
internazionale."
Rispetto al nostro Paese in Inghilterra il governo centrale dialoga
con il movimento, è costretto a farlo - racconta Bottone - da noi,
per quello che abbiamo potuto vedere finora, le amministrazioni
locali possono essere molto disponibili al dialogo: è successo a
Monteveglio, giunta guidata dalla sinistra, come a Carimate (Como),
dove l’amministrazione è di centro destra".
Il
movimento sembra nutrire grande fiducia nella capacità delle persone
di cambiare radicalmente il loro stile di vita, ma, secondo Bottone,
non corre per questo il rischio di essere velleitario o utopico: "Non
c'è un movimento più realista del nostro - afferma con decisione -
ogni cosa che diciamo è sostenuta da tonnellate di ricerche. Noi
diamo alle persone gli strumenti, poi è la loro testa che cambia:
avviene una vera transizione interiore. Non diciamo a nessuno cosa
fare, ma quando uno capisce certe cose, agisce di conseguenza. Certo
può anche essere che dopo che spieghiamo il problema della
dipendenza dal petrolio e dell’esaurimento delle risorse uno dica:
‘tanto vale che vada a divertirmi col mio Suv, con l’ultimo
pieno’, ma è più difficile…".
Per ora l'unica realtà
italiana riconosciuta dalla rete internazionale è Monteveglio, ma
gruppi guida sono nati a Granarolo, L'Aquila, Lucca e, ultimo in
ordine di fondazione, Carimate in provincia di Bolzano. Altri si
stanno organizzando in decine di comuni italiani tra cui Ferrara,
Firenze, Mantova, Perugia, Reggio Emilia, Bologna, Bari e anche
Palermo, Torino e Roma perché la "Transition town" non è
una filosofia adatta solo a piccoli centri. Un esempio? Il quartiere
di Brixton a Londra e l'intera città di Bristol.
Perché cambiare? Una indagine portata avanti dall'Espresso nel maggio del 2007 descrive uno scenario e' abbastanza triste: in Italia c'e' un aumento vertiginoso di tumori.
Si parla di livelli da epidemia. Questa indagine spicca per precisione, per numeri e perche' si fanno nomi e cognomi, o meglio, sigle. Dall'inchiesta viene fuori che dagli anni ottanta ad oggi, i tumori in Italia sono aumentati.
Del
20%
per linfomi e leucemie
del
27%
per il seno
del
10%
per il cervello
del
15%
circa per il fegato.
L'articolo parla di vari fattori che portano alla comparsa di tumori - il fumo, la genetica, la vita sedentaria. Per alcune di queste cose non ci possiamo fare quasi niente - come appunto i geni. Per altre cause sono le persone che decidono di ammazzarsi da sole, con il fumo e decidendo di non far attivita' fisica. La Philip Morris per anni ha sperimentato sui topi per capire come rendere le sigarette le piu' assuefanti possibili. Perche' uno vorrebbe consegnare la propria salute (oltre che i propri quattrini) ai commercianti di sigarette? Volere e' potere per chi pensa che e' impossibile smettere.
Ma
poi c'e' la regina delle cause: l'avvelenamento delle nostre acque,
dei nostri mari, della nostra aria a causa di inquinanti di vario
tipo. Riferisce l'Espresso:
Così,
se il rapporto tra fumo di sigaretta e tumori del polmone e
dell'uretra è un fatto indiscutibile, così come quello tra fumo
passivo e cancro del seno, è anche vero che se si cercano le ragioni
dell'EMERGENZA
fotografata in queste pagine, l'attenzione si punta tutta sui VELENI
che ci circondano.
Aree siderurgiche e chimiche, porti e raffinerie: qui si concentrano gli eccessi di mortalità per malattie respiratorie, per tumori alla laringe e ai polmoni, al fegato, alla vescica, leucemia e linfomi. Lo raccontano gli studi sempre più numerosi sulle acciaierie di Genova, Piombino e Taranto, sui petrolchimici siciliani di Gela, Priolo e Augusta, così come sulle raffinerie di Sarroch, Porto Torres e Portoscuso in Sardegna.
Perche' in Italia la percentuale di bambini che si ammalano di tumore e' del doppio che nel resto d'Europa e degli USA?
In Germania, i tumori dal 1990 sono iniziati a calare, come riporta the German Cancer Research Center, idem nel Regno Unito dove per esempio il tumore al seno e' calato del 7% dal 1986 ad oggi secondo The Independent, e negli USA dove i tumori sono calati del 20% negli scorsi 20 anni
in Inghilterra i tumori al seno calano, in Italia un gruppo di ricercatori di Siena assieme a loro colleghi della Pennsylvania, stimano che le cifre che fornisce il governo italiano sono sottostimate del 70%!
Cioe' i tumori aumentano, ma il nostro governo per ogni 100 casi, ne riporta solo 30. Malafede, onesto errore?
Il Vc. Presidente T.A.T.
Arch. Salvatore Crisafulli