Un colpo di sole

di Francesco Baicchi - 28/06/2012
Il caldo afoso di questi giorni miete evidentemente illustri vittime anche ai massimi livelli dello Stato

Non si spiega altrimenti il comunicato in data 27 giugno col quale i senatori Stefano Ceccanti e Vannino Chiti informano di aver presentato un disegno di legge costituzionale per lo svolgimento di un 'referendum di indirizzo', peraltro non previsto dal nostro ordinamento.

Oggetto del referendum nientemeno che la trasformazione della nostra Repubblica da parlamentare a presidenziale. E scusate se è poco.

Il referendum propone agli elettori nel primo quesito, con una formula quantomeno discutibile, di dichiarare se si ritiene che si debba buttare la nostra Costituzione; nel secondo impone invece di scegliere fra due formule preconfezionate, di ispirazione, rispettivamente, tedesca o francese.

Naturalmente la proposta di referendum non parla di quorum, quindi, di fronte a un possibile massiccio astensionismo, una decisione di questa portata potrebbe essere assunta da una minoranza opportunamente catechizzata dai pochi detentori dei mezzi di informazione di massa.

Sembra sfuggire agli illustri autori della proposta che il ricorso alla consultazione popolare su questi temi esautora di fatto il Parlamento delle proprie competenze, ed è di natura assolutamente diversa dal referendum 'confermativo' previsto all'articolo 138.

Nell'ultimo caso gli elettori sono chiamati, come ultima istanza, a esprimersi su un testo approvato dal Parlamento a maggioranza semplice.

Nella proposta Ceccanti-Chiti invece si chiede di esprimersi su idee vaghe, espresse in poche righe senza che ne vengano compiutamente presentate le conseguenze, ma con l'effetto di impedire di fatto l'esame parlamentare di eventuali alternative.

Manca inoltre, naturalmente, qualunque argomentazione che giustifichi la, necessità del cambiamento, rifacendosi semplicemente agli accordi sciagurati con i berlusconiani e la Lega, patrocinati da Violante in varie occasioni.

Si dà semplicemente per scontato che le 'riforme' siano indispensabili e, comunque, benefiche per il Paese; ignorando totalmente che gli Italiani si sono già espressi nel 2006 su questo argomento con un altro referendum (questa volta legale), bocciando a larga maggioranza le invenzioni di ingegneria istituzionale che, anche allora, puntavano a concentrare nelle mani di un solo uomo tutti i poteri.

La marcia di confluenza fra PDL e Pd-menoelle è dunque a un punto più avanzato di quanto si sospettasse. Grillo ringrazia.

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