UN PAESE IN MASCHERA

di Francesco Baicchi - 22/07/2009
Le nuove norme sulla ‘sicurezza’, con la loro visione reazionaria e violenta dei rapporti sociali, sono ormai legge dello Stato

Gli esponenti della Lega potranno percorrere le valli alpine vantandosi di aver raggiunto uno dei loro obiettivi, e noi avremo un motivo di più di vergognarci quando entreremo in contatto con i cittadini degli altri Paesi occidentali.

Come lo stesso Presidente Napolitano ha sottolineato (prima di firmare comunque la legge) il testo crea molti motivi di preoccupazione e, come invece hanno affermato molti altri, è in più parti contrario alla Costituzione.

Non vale la pena di entrare nel merito dei singoli provvedimenti, già ampiamente analizzati dai giuristi nelle scorse settimane; credo invece necessaria una riflessione sulla progressiva assuefazione della nostra società a una cultura che qualche anno fa una ampia maggioranza di cittadini avrebbe considerato aberrante e che invece ormai pochissimi contestano.

Un esempio mi sembra particolarmente significativo: le funzioni riconosciute dalla legge alle cosiddette '‘ronde' (scopiazzate da esperienze di volontariato assistenziale di altri Paesi e di ben altra natura). I loro componenti dovrebbero limitarsi a segnalare alle forze di polizia reati o situazioni di pericolo.

Ma questo, oltre che facoltà prevista dall’art. 333 c.p.p. e obbligo per tutti i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio, non è dovere civico di tutti i cittadini?

Se vediamo un tale spaccare il cristallo di un’auto in sosta non dovremmo chiamare il 113, anche senza la necessità di indossare una rutilante divisa piena di adesivi e folkloristici gadget? E se vediamo importunare una donna non dovremmo (specialmente gli uomini) intervenire in suo soccorso?

La nostra società si è ormai assuefatta all’idea che ognuno deve farsi i fatti suoi e non vedere cosa succede intorno a lui, o al massimo approfittare a sua volta dell’occasione?

Il non voler vedere si chiama omertà, in Italia intere aree del territorio nazionale vivono in questa condizione, sotto il potere mafioso; in Europa invece è ancora vivo il ricordo di chi non volle vedere l’inizio (e non solo quello) delle persecuzioni razziali e delle deportazioni degli ebrei.

Se non siamo ancora a quel punto e esistono ancora cittadini/e degni di questa qualfiica, le ronde non ci servono, e chi ha proprio necessità di mascherarsi da ‘vendicatore’ dovrà rassegnarsi a farlo nei giorni di carnevale.

A meno che le ‘ronde’ non abbiano lo scopo non di difendere, ma di intimidire i cittadini onesti (indipendentemente dal loro colore). In fondo nel Paese in maschera si può sempre sostenere che l’olio di ricino non è un’arma, e quindi non è proibito.

Tutto, come al solito, dipende da noi.

 

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